Attraverso le istruzioni date al fattore da parte dell'anonimo autore del manoscritto si possono cogliere i rapporti tra la parte padronale e la parte contadina, all'interno per lo meno dell'azienda agraria bolognese in questione. Se il tema in generale è abbastanza noto alla storiografia, la prospettiva che fornisce questa fonte è piuttosto inconsueta, dal momento che si tratta di un manuale dal chiaro carattere pratico rivolto non al padrone delle terre (come d'abitudine per i manuali di agricoltura), ma al fattore stesso. Ne emerge dunque un ritratto vivo di una figura altrimenti piuttosto sfuggente, il fattore, che doveva intessere rapporti giornalieri con i lavoratori agricoli. Suo compito era infatti osservarne attentamente l'operato affinché tutto venisse fatto secondo il volere del padrone, in ogni aspetto della vita agricola. Doveva spronarli quando si dimostravano pigri e redarguirli quando sbagliavano; doveva infine controllare che non defraudassero il padrone in qualsiasi modo, rubando o imbrogliandolo. Fin qui niente di nuovo: una lunga e diversificata tradizione letteraria si era occupata sin dal Medioevo a denigrare le "malizie" contadine, ammonendo il cittadino proprietario a guardarsi in particolare dalla furfanteria dei rustici. Il nostro fattore, tuttavia, aveva anche il compito di insegnare amorevolmente ai contadini come fare per eseguire i loro compiti a regola d'arte. Da quello che emerge da questo testo, dunque, vi era anche una componente educativa nel ruolo del fattore (rappresentante del padrone) nei confronti dei contadini, declinata per di più in senso quasi affettuoso: una cosa piuttosto insolita nella manualistica agraria.
“Con modestia il tutto insegnarli, e dove mancano correggerli": il ruolo del fattore e il suo rapporto con i contadini
RIBANI, FILIPPO
2016
Abstract
Attraverso le istruzioni date al fattore da parte dell'anonimo autore del manoscritto si possono cogliere i rapporti tra la parte padronale e la parte contadina, all'interno per lo meno dell'azienda agraria bolognese in questione. Se il tema in generale è abbastanza noto alla storiografia, la prospettiva che fornisce questa fonte è piuttosto inconsueta, dal momento che si tratta di un manuale dal chiaro carattere pratico rivolto non al padrone delle terre (come d'abitudine per i manuali di agricoltura), ma al fattore stesso. Ne emerge dunque un ritratto vivo di una figura altrimenti piuttosto sfuggente, il fattore, che doveva intessere rapporti giornalieri con i lavoratori agricoli. Suo compito era infatti osservarne attentamente l'operato affinché tutto venisse fatto secondo il volere del padrone, in ogni aspetto della vita agricola. Doveva spronarli quando si dimostravano pigri e redarguirli quando sbagliavano; doveva infine controllare che non defraudassero il padrone in qualsiasi modo, rubando o imbrogliandolo. Fin qui niente di nuovo: una lunga e diversificata tradizione letteraria si era occupata sin dal Medioevo a denigrare le "malizie" contadine, ammonendo il cittadino proprietario a guardarsi in particolare dalla furfanteria dei rustici. Il nostro fattore, tuttavia, aveva anche il compito di insegnare amorevolmente ai contadini come fare per eseguire i loro compiti a regola d'arte. Da quello che emerge da questo testo, dunque, vi era anche una componente educativa nel ruolo del fattore (rappresentante del padrone) nei confronti dei contadini, declinata per di più in senso quasi affettuoso: una cosa piuttosto insolita nella manualistica agraria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.