Per superare la crisi che sta strangolando la nostra società dobbiamo cambiare direzione, trasformare il negativo in positivo. Lo spreco – di cibo, di acqua, di energia, di suolo, di danaro, di tempo, di vite – rappresenta, paradossalmente, una straordinaria opportunità. Bisogna però fare presto, prima che le profonde e crescenti disuguaglianze economiche, sociali e ambientali di questo mondo diventino irreversibili. La formula è semplice, parte da una doppia rivoluzione: grammaticale e culturale. Dobbiamo scomporre la parola e aggiungere dei segni: lo spr è la parte negativa, l’eco quella positiva. Dobbiamo da un parte ridurre l’eccesso, il surplus, il troppo, dall’altra far crescere l’eco facendolo risuonare armonicamente come vuole la definizione di sostenibilità. Che significa durare nel tempo, ma anche recuperare, rinnovare, riqualificare, rigenerare, mantenere: non consumare – distruggere – inutilmente le risorse umane e naturali. La casa piccola (eco-nomia) deve rispettare i limiti della casa grande (eco-logia). L’Uomo deve stare dentro il perimetro della Natura. Natura che viene prima dell’uomo. Uomo che deve applicare la prevenzione come metodo e non la cura a posteriori. Invece, quando una società a un tempo bulimica e anoressica come la nostra supera tutti i limiti e gli eccessi permettendosi di sprecare il cibo – lo rottama ancora buono pensando di poterlo sostituire all’infinito – vuol dire che è arrivata letteralmente alla frutta. Ecco perché dobbiamo ridare valore al cibo, garantendo un bisogno essenziale che è anche un diritto universale, promuovendo un’economia equa e solidale, e rispettosa dei confini ecologici. Perché dobbiamo mangiare tutti e tutto, dobbiamo mangiare il meglio e il giusto.
Segrè, A. (2014). Spreco. Torino : Rosenberg & Sellier.
Spreco
SEGRE', ANDREA
2014
Abstract
Per superare la crisi che sta strangolando la nostra società dobbiamo cambiare direzione, trasformare il negativo in positivo. Lo spreco – di cibo, di acqua, di energia, di suolo, di danaro, di tempo, di vite – rappresenta, paradossalmente, una straordinaria opportunità. Bisogna però fare presto, prima che le profonde e crescenti disuguaglianze economiche, sociali e ambientali di questo mondo diventino irreversibili. La formula è semplice, parte da una doppia rivoluzione: grammaticale e culturale. Dobbiamo scomporre la parola e aggiungere dei segni: lo spr è la parte negativa, l’eco quella positiva. Dobbiamo da un parte ridurre l’eccesso, il surplus, il troppo, dall’altra far crescere l’eco facendolo risuonare armonicamente come vuole la definizione di sostenibilità. Che significa durare nel tempo, ma anche recuperare, rinnovare, riqualificare, rigenerare, mantenere: non consumare – distruggere – inutilmente le risorse umane e naturali. La casa piccola (eco-nomia) deve rispettare i limiti della casa grande (eco-logia). L’Uomo deve stare dentro il perimetro della Natura. Natura che viene prima dell’uomo. Uomo che deve applicare la prevenzione come metodo e non la cura a posteriori. Invece, quando una società a un tempo bulimica e anoressica come la nostra supera tutti i limiti e gli eccessi permettendosi di sprecare il cibo – lo rottama ancora buono pensando di poterlo sostituire all’infinito – vuol dire che è arrivata letteralmente alla frutta. Ecco perché dobbiamo ridare valore al cibo, garantendo un bisogno essenziale che è anche un diritto universale, promuovendo un’economia equa e solidale, e rispettosa dei confini ecologici. Perché dobbiamo mangiare tutti e tutto, dobbiamo mangiare il meglio e il giusto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.