Come ben noto, le liste contenute nel III libro della Naturalis Historia (3, 130, 139 e 140) - più specificatamente la prima nella sezione riguardante la regio X d’Italia e le altre due nella sezione riguardante il conventus Scardonitanus della Dalmazia - sono tra i loci più dibattuti dell’opera pliniana, in quanto sollevano due annose questioni: 1) la presenza, nella prima lista e quindi comprese nella regio X, delle comunità liburniche degli Alutrenses, Asseriates, Nedinates e Varvari accanto ad altre popolazioni, Foroiulienses cognomine Transpadani, Quarqueni, Tarvisiani, Togienses, senza dubbio situabili nelle Venezie e quindi nella regio X augustea . 2) l’attribuzione dello ius Italicum alle comunità liburniche citate in 3, 139, che non hanno le caratteristiche delle città che normalmente sappiamo godessero di questo diritto, per cui la dottrina ha cercato nelle maniere più disparate di motivare l’eccezione . L’obiettivo dell’articolo presente è concentrarmi sulla prima questione, rispondendo alla seguente domanda: perché Plinio inserisce queste comunità ‘non italiche’ in Italia che termina per sua stessa ammissione all’Arsa? In particolare queste riflessioni hanno valore, da quando, nel 2001, presso Bevke a 13 km circa a Sud-Ovest di Lubiana, è stato trovato un cippo confinario tra Aquileienses ed Emonenses non posteriore alla prima metà del I sec. d.C., dal momento che la scoperta ha condotto all’accettata ascrizione di Emona all’Italia e quindi alla regio X entro l’età augustea, della quale, però, non c’è traccia in Plinio. In conseguenza di questo, è pressoché accertato che sono tutti errori pliniani, dovuti alla antichità della sua fonte, ma è anche d’uopo formulare qualche considerazione sul momento di fondazione della colonia e della sua annessione, in quanto quest’ultima non può essere avvenuta che dopo la redazione della discriptio Italiae totius, dove Emona non sarà stata indicata.

Vitelli Casella, M. (2012). Il confine nord-orientale d’Italia nella Naturalis historia (3, 130 – 147) alla luce del cippo di Bevke. Marina di Patti.

Il confine nord-orientale d’Italia nella Naturalis historia (3, 130 – 147) alla luce del cippo di Bevke

VITELLI CASELLA, MATTIA
2012

Abstract

Come ben noto, le liste contenute nel III libro della Naturalis Historia (3, 130, 139 e 140) - più specificatamente la prima nella sezione riguardante la regio X d’Italia e le altre due nella sezione riguardante il conventus Scardonitanus della Dalmazia - sono tra i loci più dibattuti dell’opera pliniana, in quanto sollevano due annose questioni: 1) la presenza, nella prima lista e quindi comprese nella regio X, delle comunità liburniche degli Alutrenses, Asseriates, Nedinates e Varvari accanto ad altre popolazioni, Foroiulienses cognomine Transpadani, Quarqueni, Tarvisiani, Togienses, senza dubbio situabili nelle Venezie e quindi nella regio X augustea . 2) l’attribuzione dello ius Italicum alle comunità liburniche citate in 3, 139, che non hanno le caratteristiche delle città che normalmente sappiamo godessero di questo diritto, per cui la dottrina ha cercato nelle maniere più disparate di motivare l’eccezione . L’obiettivo dell’articolo presente è concentrarmi sulla prima questione, rispondendo alla seguente domanda: perché Plinio inserisce queste comunità ‘non italiche’ in Italia che termina per sua stessa ammissione all’Arsa? In particolare queste riflessioni hanno valore, da quando, nel 2001, presso Bevke a 13 km circa a Sud-Ovest di Lubiana, è stato trovato un cippo confinario tra Aquileienses ed Emonenses non posteriore alla prima metà del I sec. d.C., dal momento che la scoperta ha condotto all’accettata ascrizione di Emona all’Italia e quindi alla regio X entro l’età augustea, della quale, però, non c’è traccia in Plinio. In conseguenza di questo, è pressoché accertato che sono tutti errori pliniani, dovuti alla antichità della sua fonte, ma è anche d’uopo formulare qualche considerazione sul momento di fondazione della colonia e della sua annessione, in quanto quest’ultima non può essere avvenuta che dopo la redazione della discriptio Italiae totius, dove Emona non sarà stata indicata.
2012
Uno sguardo extra moenia. Riflessioni su identità culturale e circolazione di idee tra Oriente e Occidente
265
274
Vitelli Casella, M. (2012). Il confine nord-orientale d’Italia nella Naturalis historia (3, 130 – 147) alla luce del cippo di Bevke. Marina di Patti.
Vitelli Casella, Mattia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/578917
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