Il suffisso -tor, -tōris accomuna una serie di derivati alquanto disomogenea, soprattutto a livello semantico-funzionale. Dal punto di vista diacronico, l’interpretazione benvenistiana riconduce la complessità della categoria al fatto che, nel morfema latino, si rifletterebbe il sincretismo tra due diversi suffissi indoeuropei: *-tér per l’agent e *-tor per l’auteur (Benveniste 1948: 62). Dal punto di vista sincronico, l’indagine sul piano morfologico mette in luce altre specificità del suffisso che: 1) deriva nomi appendendosi a basi non solo verbali, ma anche nominali (Serbat [1995] 2001b); 2) si sdoppia nella serie di femminili in -trīx, che funzionano prevalentemente come aggettivi (Serbat [1993] 2001a). Anche l’indagine sul piano semantico e sintattico permette di distinguere due tipi di forme: 1) quelle pienamente lessicalizzate, che indicano professioni e funzioni sociali; 2) quelle quasi-participiali, che rivelano la vicinanza alla flessione verbale (Fruyt 1990). Considerata nel suo complesso e osservata per tutto l’arco della latinità, la categoria appare dunque caratterizzata da un’ambivalenza che coinvolge il livello della forma e quello del contenuto. In questo lavoro discuteremo la polifunzionalità e la polisemia dei nomi in -tor facendo riferimento al concetto di nominalizzazione, inteso non solo come transcategorizzazione, cioè passaggio dal verbo al nome, ma soprattutto come processo di riduzione, o desententialization (Lehmann 1988). Nel caso delle nominalizzazioni agentive, il fenomeno corrisponde alla ‘compressione’ di una frase relativa e si manifesta: 1) nella perdita delle componenti che contestualizzano l’evento o l’azione: argomenti, tempo, modo, persona, aspetto, etc.; 2) nell’acquisizione di caratteristiche e tratti nominali (morfemi derivazionali produttivi, time stability, etc.). Come vedremo, l’analisi delle proprietà semantiche e del comportamento sintattico delle formazioni in -tor consente di cogliere differenti livelli di ‘defrasalizzazione’ e di sviluppo di caratteri e proprietà nominali. In questa prospettiva, i derivati del latino si presentano quindi come una categoria organizzata in base ai diversi parametri su cui si articola il doppio gradiente di frasalità/ nominalità.

Le nominalizzazioni agentive in -tor

MAGNI, ELISABETTA
2016

Abstract

Il suffisso -tor, -tōris accomuna una serie di derivati alquanto disomogenea, soprattutto a livello semantico-funzionale. Dal punto di vista diacronico, l’interpretazione benvenistiana riconduce la complessità della categoria al fatto che, nel morfema latino, si rifletterebbe il sincretismo tra due diversi suffissi indoeuropei: *-tér per l’agent e *-tor per l’auteur (Benveniste 1948: 62). Dal punto di vista sincronico, l’indagine sul piano morfologico mette in luce altre specificità del suffisso che: 1) deriva nomi appendendosi a basi non solo verbali, ma anche nominali (Serbat [1995] 2001b); 2) si sdoppia nella serie di femminili in -trīx, che funzionano prevalentemente come aggettivi (Serbat [1993] 2001a). Anche l’indagine sul piano semantico e sintattico permette di distinguere due tipi di forme: 1) quelle pienamente lessicalizzate, che indicano professioni e funzioni sociali; 2) quelle quasi-participiali, che rivelano la vicinanza alla flessione verbale (Fruyt 1990). Considerata nel suo complesso e osservata per tutto l’arco della latinità, la categoria appare dunque caratterizzata da un’ambivalenza che coinvolge il livello della forma e quello del contenuto. In questo lavoro discuteremo la polifunzionalità e la polisemia dei nomi in -tor facendo riferimento al concetto di nominalizzazione, inteso non solo come transcategorizzazione, cioè passaggio dal verbo al nome, ma soprattutto come processo di riduzione, o desententialization (Lehmann 1988). Nel caso delle nominalizzazioni agentive, il fenomeno corrisponde alla ‘compressione’ di una frase relativa e si manifesta: 1) nella perdita delle componenti che contestualizzano l’evento o l’azione: argomenti, tempo, modo, persona, aspetto, etc.; 2) nell’acquisizione di caratteristiche e tratti nominali (morfemi derivazionali produttivi, time stability, etc.). Come vedremo, l’analisi delle proprietà semantiche e del comportamento sintattico delle formazioni in -tor consente di cogliere differenti livelli di ‘defrasalizzazione’ e di sviluppo di caratteri e proprietà nominali. In questa prospettiva, i derivati del latino si presentano quindi come una categoria organizzata in base ai diversi parametri su cui si articola il doppio gradiente di frasalità/ nominalità.
2016
Latinitatis Rationes - Descriptive and Historical Accounts for the Latin Language
101
117
Magni, Elisabetta
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/578484
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