Dalle riforme processuali agli aspetti organizzativi: come analizzare la durata irragionevole dei processi civili?

Il problema della lunghezza dei procedimenti civili italiani è una questione antica, da tempo oggetto di discussione nel dibattito pubblico, nelle arene decisionali e all’interno delle diverse categorie professionali della giustizia. L’aspetto certamente poco noto, soprattutto ai non “addetti ai lavori” è che per tentare di risolvere questa situazione, i sei Governi che si sono susseguiti nell’arco temporale 2005-2013, hanno emanato dodici principali riforme del Codice, con risultati tutt’altro che positivi. Senza considerare gli ultimi interventi dell’attuale Governo – i cui risultati potranno essere valutati solo nei prossimi anni – analizzando i dati sulla durata dei procedimenti di cognizione ordinaria nei tribunali di primo grado – che rappresentano la stragrande maggioranza dei processi civili – si può constatare che nel periodo 2005-2013 la durata è aumentata di 424 giorni, pari a 14 mesi, con un andamento in continua crescita