L’incredibile sviluppo edilizio che si è manifestato in poche decine di anni sulle propaggini meridionali del Delta del Po ha creato un paesaggio monoculturale di abitazioni per vacanze che, per la loro stessa destinazione, sono destinate ad un precoce deterioramento e probabilmente all’abbandono, per avere toccato un eccesso dell’offerta. La monotonia del contenuto delle proposte ha attratto un settore di clientela piuttosto uniforme e, in genere, dalle potenzialità economiche alquanto limitate, legate ad un’offerta semplicistica e di prezzo abbordabile. Certamente il modello del villaggio di seconde case che impronta il paesaggio deltizio costiero, costituito sull’impianto di villette uni o bi-familiari o a schiera, in cui si cerca di trovare un compromesso tra il prezzo, la dimensione e il gusto estetico, ha avuto successo grazie anche all’alto battage pubblicitario che cerca di estendere, tramite propaganda televisiva, il mercato di attrazione. Tale successo, anche se ormai è in via di declino, ha stimolato l’appetito degli investitori e degli intermediari che traggono guadagni dagli affitti e dalle vendite plurime, ossia ripetute a distanza di pochi anni, a causa del breve periodo di appetibilità della proprietà. A costoro non può che apparire inevitabile cercare di trarre profitto dalle ampie aree libere che si allargano tra un insediamento e l’altro e che persistono grazie alla tutela regionale dell’Emilia Romagna che nel 1988 ha istituito il Parco Regionale del Delta del Po. Molte di tali aree sono occupate da campeggi o da campeggiatori liberi, nonostante i divieti, e ciò probabilmente ha indotto a pensare che il mercato di seconde case abbia ancora aperti ampi settori da soddisfare. Indubbiamente le forze di mercato hanno spinto molto avanti la richiesta di alloggi, anzi troppo avanti, tanto che i litorali ne hanno sofferto sia dal punto di vista estetico che strutturale e certamente gli uomini d'affari non vedono un limite all’ampliamento continuo. Tuttavia ciò che è andato cambiando con il tempo è la progressiva presa di coscienza del rispetto delle aree verdi e delle condizioni naturali che si è estesa a tutti gli strati sociali, avvicinando il cittadino ai poteri politici nelle scelte di sviluppo locale. Ciò induce una maggiore trasparenza degli interventi ed ha portato, nel caso specifico, a bloccare l’ultima operazione di mercato in ordine di tempo, che avrebbe danneggiato spazi protetti ed avrebbe deturpato il profilo paesaggistico, per non parlare del danno economico, paventato da alcuni, che hanno prefigurato l’inadeguatezza di operazioni di ampia portata che non avrebbero trovato in loco opportunità di redditi adeguati. Anche nel caso oggetto di questo studio era stato previsto un ampio centro commerciale, uguale a quelli di tante città, anonimi e ripetitivi, scontati e noiosi; una proliferazione di sale cinematografiche, sale conferenze, allorquando la concorrenza nel campo è agguerritissima, specialmente da parte di aree che godono di climi favorevoli e miti per la maggior parte dell’anno, mentre sull’Adriatico settentrionale l’estate è piuttosto corta. Con periodi ristretti è altrettanto difficile rendere economicamente vantaggiosa la redditività di investimenti consistenti, soprattutto se diventano faraonici. La loro grandiosità rischia di trasformarsi in uno scheletro nei periodi di morta stagione e di venire più facilmente erosa dalle crisi economiche. Soprattutto l’imponenza non si addice alla teoria e alla prassi dello sviluppo sostenibile che sembra ormai l’unica via di uscita dagli errori del recente passato.
GALVANI A. (2007). Un progetto turistico mancato. MILANO : FRANCO ANGELI.
Un progetto turistico mancato
GALVANI, ADRIANA
2007
Abstract
L’incredibile sviluppo edilizio che si è manifestato in poche decine di anni sulle propaggini meridionali del Delta del Po ha creato un paesaggio monoculturale di abitazioni per vacanze che, per la loro stessa destinazione, sono destinate ad un precoce deterioramento e probabilmente all’abbandono, per avere toccato un eccesso dell’offerta. La monotonia del contenuto delle proposte ha attratto un settore di clientela piuttosto uniforme e, in genere, dalle potenzialità economiche alquanto limitate, legate ad un’offerta semplicistica e di prezzo abbordabile. Certamente il modello del villaggio di seconde case che impronta il paesaggio deltizio costiero, costituito sull’impianto di villette uni o bi-familiari o a schiera, in cui si cerca di trovare un compromesso tra il prezzo, la dimensione e il gusto estetico, ha avuto successo grazie anche all’alto battage pubblicitario che cerca di estendere, tramite propaganda televisiva, il mercato di attrazione. Tale successo, anche se ormai è in via di declino, ha stimolato l’appetito degli investitori e degli intermediari che traggono guadagni dagli affitti e dalle vendite plurime, ossia ripetute a distanza di pochi anni, a causa del breve periodo di appetibilità della proprietà. A costoro non può che apparire inevitabile cercare di trarre profitto dalle ampie aree libere che si allargano tra un insediamento e l’altro e che persistono grazie alla tutela regionale dell’Emilia Romagna che nel 1988 ha istituito il Parco Regionale del Delta del Po. Molte di tali aree sono occupate da campeggi o da campeggiatori liberi, nonostante i divieti, e ciò probabilmente ha indotto a pensare che il mercato di seconde case abbia ancora aperti ampi settori da soddisfare. Indubbiamente le forze di mercato hanno spinto molto avanti la richiesta di alloggi, anzi troppo avanti, tanto che i litorali ne hanno sofferto sia dal punto di vista estetico che strutturale e certamente gli uomini d'affari non vedono un limite all’ampliamento continuo. Tuttavia ciò che è andato cambiando con il tempo è la progressiva presa di coscienza del rispetto delle aree verdi e delle condizioni naturali che si è estesa a tutti gli strati sociali, avvicinando il cittadino ai poteri politici nelle scelte di sviluppo locale. Ciò induce una maggiore trasparenza degli interventi ed ha portato, nel caso specifico, a bloccare l’ultima operazione di mercato in ordine di tempo, che avrebbe danneggiato spazi protetti ed avrebbe deturpato il profilo paesaggistico, per non parlare del danno economico, paventato da alcuni, che hanno prefigurato l’inadeguatezza di operazioni di ampia portata che non avrebbero trovato in loco opportunità di redditi adeguati. Anche nel caso oggetto di questo studio era stato previsto un ampio centro commerciale, uguale a quelli di tante città, anonimi e ripetitivi, scontati e noiosi; una proliferazione di sale cinematografiche, sale conferenze, allorquando la concorrenza nel campo è agguerritissima, specialmente da parte di aree che godono di climi favorevoli e miti per la maggior parte dell’anno, mentre sull’Adriatico settentrionale l’estate è piuttosto corta. Con periodi ristretti è altrettanto difficile rendere economicamente vantaggiosa la redditività di investimenti consistenti, soprattutto se diventano faraonici. La loro grandiosità rischia di trasformarsi in uno scheletro nei periodi di morta stagione e di venire più facilmente erosa dalle crisi economiche. Soprattutto l’imponenza non si addice alla teoria e alla prassi dello sviluppo sostenibile che sembra ormai l’unica via di uscita dagli errori del recente passato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.