Poiché la geografia descrive il rapporto tra uomo e ambiente, naturale e costruito, la voce “danza” costituisce la sintesi di questa triangolazione, ma anche dei rapporti terra-uomo; uomo-società che nessun linguaggio potrebbe esprimere adeguatamente, data la loro complessa interazione. La danza raffigura per di più l’evoluzione dei costumi e dei sistemi di comunicazione delle società nel loro supporto territoriale. La danza è l’espressione figurata dei comportamenti, delle credenze, dei miti e insieme delle realtà dei luoghi, come anche della filosofia delle culture. E’ pure comunicazione storica, poiché si evolve sotto le spinte comportamentali e artistiche delle comunità. Costituisce manifestazione etnografica che si esprime attraverso i colori e gli addobbi dei costumi, in quanto gli abiti e i gioielli sono accessori indispensabili delle cerimonie danzanti. E’ come se il linguaggio del corpo che diviene artistico, si arricchisse di tutte le celebrazioni artistiche delle culture che rappresenta. Chi di noi non ricorda gli spettacoli artistici legati ai nostri viaggi e dimentica, per converso, altri aspetti? Alcune società comunicano prettamente per via iconica, e quale icona migliore di quella del corpo, in particolare per noi Italiani, rinomati per la gestualità e forse criticati per questo? Fortunatamente esistono Europei e pure Americani che apprezzano il nostro gesticolare e anzi ci trovano simpatici quando parliamo con le mani, come se il calore umano trasparisse dalle membra del corpo; infatti molti ci ritengono più calorosamente affettuosi di altre popolazioni. C’è un popolo, in particolare, che vive e comunica prevalentemente attraverso le danze, è il popolo dell’isola di Bali, che ha fatto del suo patrimonio artistico un elemento di attrazione indiscussa del turismo internazionale. La danza è per i Balinesi il libro vivente delle tradizioni che erano state minacciate da parte dei conquistatori Olandesi nel sedicesimo secolo. Il popolo si era ribellato ai navigatori occidentali che volevano imporre i loro re e le loro religioni; la repressione che ne era seguita, era stata una delle più crudeli della storia delle conquiste, tanto che per sopravvivere, si era sublimata nella danza ogni manifestazione rivoluzionaria e ogni richiamo religioso attinente la sottomissione alle divinità locali, come rifiuto dei nuovi dei in carne ed ossa. Le danze, ritenute espressioni pacifiche da parte dei conquistatori, sono potute sopravvivere fino ad oggi nella loro integrità. Tuttavia, per mantenere l’originalità non sono mai state mostrate agli estranei, ma mantenute nel segreto dei templi. Per i visitatori sono state celebrate solo copie profane, studiate da coreografi di mestiere. Tuttavia le copie hanno avuto tanto successo che nessuno si accorge della velata autenticità ed anzi le nuove forme scenografiche attraggono i turisti come fenomeno prettamente locale ed originale, con il vantaggio che la rielaborazione risulta più comprensibile, quindi più esplicita nei riferimenti alla cultura locale e più onnicomprensiva nella comunicazione di significati.
GALVANI A. (2007). Geografia della Danza. LA NOSTRA GEOGRAFIA, VII/2, 61-63.
Geografia della Danza
GALVANI, ADRIANA
2007
Abstract
Poiché la geografia descrive il rapporto tra uomo e ambiente, naturale e costruito, la voce “danza” costituisce la sintesi di questa triangolazione, ma anche dei rapporti terra-uomo; uomo-società che nessun linguaggio potrebbe esprimere adeguatamente, data la loro complessa interazione. La danza raffigura per di più l’evoluzione dei costumi e dei sistemi di comunicazione delle società nel loro supporto territoriale. La danza è l’espressione figurata dei comportamenti, delle credenze, dei miti e insieme delle realtà dei luoghi, come anche della filosofia delle culture. E’ pure comunicazione storica, poiché si evolve sotto le spinte comportamentali e artistiche delle comunità. Costituisce manifestazione etnografica che si esprime attraverso i colori e gli addobbi dei costumi, in quanto gli abiti e i gioielli sono accessori indispensabili delle cerimonie danzanti. E’ come se il linguaggio del corpo che diviene artistico, si arricchisse di tutte le celebrazioni artistiche delle culture che rappresenta. Chi di noi non ricorda gli spettacoli artistici legati ai nostri viaggi e dimentica, per converso, altri aspetti? Alcune società comunicano prettamente per via iconica, e quale icona migliore di quella del corpo, in particolare per noi Italiani, rinomati per la gestualità e forse criticati per questo? Fortunatamente esistono Europei e pure Americani che apprezzano il nostro gesticolare e anzi ci trovano simpatici quando parliamo con le mani, come se il calore umano trasparisse dalle membra del corpo; infatti molti ci ritengono più calorosamente affettuosi di altre popolazioni. C’è un popolo, in particolare, che vive e comunica prevalentemente attraverso le danze, è il popolo dell’isola di Bali, che ha fatto del suo patrimonio artistico un elemento di attrazione indiscussa del turismo internazionale. La danza è per i Balinesi il libro vivente delle tradizioni che erano state minacciate da parte dei conquistatori Olandesi nel sedicesimo secolo. Il popolo si era ribellato ai navigatori occidentali che volevano imporre i loro re e le loro religioni; la repressione che ne era seguita, era stata una delle più crudeli della storia delle conquiste, tanto che per sopravvivere, si era sublimata nella danza ogni manifestazione rivoluzionaria e ogni richiamo religioso attinente la sottomissione alle divinità locali, come rifiuto dei nuovi dei in carne ed ossa. Le danze, ritenute espressioni pacifiche da parte dei conquistatori, sono potute sopravvivere fino ad oggi nella loro integrità. Tuttavia, per mantenere l’originalità non sono mai state mostrate agli estranei, ma mantenute nel segreto dei templi. Per i visitatori sono state celebrate solo copie profane, studiate da coreografi di mestiere. Tuttavia le copie hanno avuto tanto successo che nessuno si accorge della velata autenticità ed anzi le nuove forme scenografiche attraggono i turisti come fenomeno prettamente locale ed originale, con il vantaggio che la rielaborazione risulta più comprensibile, quindi più esplicita nei riferimenti alla cultura locale e più onnicomprensiva nella comunicazione di significati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.