Mai come oggi i nostri occhi risultano così impegnati. La nostra società multimediale, infatti, ci pone sempre di più a contatto con le immagini ed, in special modo, con quelle in movimento. Basti pensare ai computer sulle nostre scrivanie, ai telefoni cellulari, ai network televisivi, ma anche ai videoclip condivisi in rete attraverso Internet. Proprio la rete, dopo essersi rivelata un’ottima piattaforma per l’archiviazione e la diffusione di risorse testuali, si trasforma oggi in un imponente archivio di materiali multimediali e audiovisuali. Ne è un esempio il sito di condivisione video “Youtube”, il quale risulta oggi tra i siti più popolari al mondo con i suoi trecento milioni di utenti, cento milioni di visualizzazioni giornaliere ed un’aggiunta di oltre venti ore di video al minuto. In Italia, secondo le stime della società di rating Nielsen si contavano nel dicembre 2009 quattordici milioni di utenti con un tasso di crescita del diciotto per cento annuo. Per le nuove generazioni, i video rappresentano nuove modalità di espressione, ma altresì utili strumenti per informarsi ed apprendere conoscenze specifiche. Nell’ambito della didattica e dell’apprendimento delle lingue straniere, è necessario sottolineare come i giovani apprendenti siano oggi sempre più a contatto con materiali audiovisivi in lingua (siano essi video musicali, film, notiziari, fiction o animazioni) che, a tratti, possono invogliare sessioni di vero e proprio autoapprendimento. Senza dubbio, essere in grado di accedere e decifrare materiale autentico in lingua rappresenta un notevole stimolo all’apprendimento. Ciò avviene principalmente grazie al fatto che i discenti tendono spesso a voler emulare i comportamenti linguistici dei parlanti madrelingua preferendo un approccio che sia esplicito dal punto di vista comunicativo ma che possa altresì oltrepassare i limiti del classico manuale stampato. Il materiale video, infatti, grazie al suo dinamismo plurinformativo, si presenta come un insostituibile “dizionario visivo” capace di presentare con estremo realismo e puntualità non solo nozioni di primissima qualità verbale (quali la grammatica, la sintassi, il vocabolario e gli accenti) ma anche di tipo extraverbale (gestualità, mimica, prossemica). A questo proposito, alcuni studiosi hanno di recente sottolineato come la natura multimediale dei documenti distribuiti attraverso la rete ponga una vera e propria sfida alla didattica. Internet, infatti, più che prestarsi alla metafora della “biblioteca virtuale” dovrebbe piuttosto essere definito in quanto fototeca, videoteca, audioteca e spazio contenitore di eventi non facilmente omologabili tra loro. Insieme ad esso, i documenti multimediali che contiene dovrebbero essere anch’essi analizzati a seconda dei contesti in cui sono calati al fine di individuarne i criteri di valutazione per l’efficacia didattica e comprenderne le effettive declinazioni nell’ambito dell’insegnamento delle lingue straniere. Da un punto di vista strettamente sociolinguistico, il contatto con i video originali si rivela oggi fondamentale ai fini della fusione tra lingua e cultura e alla trasmissione delle conoscenze implicite dei diversi sistemi socioculturali. Non a caso, attraverso l’introduzione dei video nello spazio-classe, i discenti hanno la possibilità di entrare in contatto con il complesso dei tratti distintivi delle società oggetto di studio attraverso l’osservazione dei valori, delle ideologie, degli stili di vita, delle norme sociali, nonché delle tradizioni in queste insite. Se osservati da una prospettiva puramente didattica, è interessante notare come questi materiali possano fornire nozioni dettagliate riguardo alle buone maniere, ai ruoli di genere e alle relative ricadute nei registri orali. Nel caso di società asiatiche come quella giapponese, ad esempio, il ricorso a questa tipologia di strumenti si rivela di fondamentale importanza per la comprensione dei registri formali ed informali della lingua parlata. Dal punto di vista della formazione linguistica, invece, risulta utile osservare come questo contatto, oltre a stimolare la formazione di capacità comunicative, contribuisca allo stesso tempo allo sviluppo di abilità metacomunicative utili ai discenti per poter agire all’interno di comunità geograficamente e storicamente diverse. Se analizzato da questa prospettiva, il ricorso alla tecnologia video si rivelerebbe quindi utile per la formazione del cosiddetto “parlante interculturale”. Dalle suddette premesse si evince come la didattizzazione di un video originale non possa più rappresentare un momento isolato della’attività didattica. Oggi, infatti, il corpo docente è sempre più chiamato a rispondere alle esigenze dei discenti attraverso un aggiornamento tecnologico che introduca le risorse online come parte integrante del sillabo di insegnamento delle lingue straniere. Una volta definiti gli obiettivi linguistico-comunicativi da raggiungere, quindi, sarà responsabilità dei singoli docenti operare nel migliore dei modi al fine di “filtrare” il materiale da utilizzare in classe ed introdurlo nel giusto momento dell’apprendimento dei discenti. La selezione dovrà essere volta ad accertare negli apprendenti la presenza di adeguate preconoscenze linguistiche e culturali al fine di non dissipare l’iniziale interesse verso il mezzo e di non ingenerare una ricaduta negativa in termini di motivazione allo studio. Successivamente alle fasi di pianificazione e filtraggio, l’organizzazione dell’intervento pedagogico multimediale attraverso unità didattiche ad hoc si porrà come precondizione essenziale per il successo o meno delle attività. La contemporanea presenza di diversi messaggi linguistici, visivi, acustici e socioculturali, infatti, non potrà essere esaminata simultaneamente, ma necessiterà, invece, di un attento studio del carico cognitivo da parte del docente, nonché di un percorso introduttivo volto all’analisi degli elementi contestuali (situazione, argomento, attori, obiettivi), cotestuali (tipologia di linguaggio) e paratestuali (titoli, sottotitoli, trascrizioni) insiti nei video da trattare. Un’attenzione particolare in questo lavoro è dedicata all’implementazione della didattica multimediale nell’ambito della lingua giapponese. Per lungo tempo, infatti, una certa miopìa pedagogica ha sovente ostacolato l’implementazione dei materiali audiovisivi autentici nell’ambito della didattica di questa lingua. I motivi di questa timidezza tecnologica sono forse da ricercare nella scarsa alfabetizzazione digitale dei docenti ma, soprattutto, nell’obsolescenza delle teorie glottodidattiche di riferimento. Anche agli inizi di questo ventunesimo secolo, infatti, nella produzione di materiale didattico per il giapponese si riscontra l’influenza di un approccio teorico formalista e strutturalista mirante alla riproduzione di una lingua artefatta (sebbene grammaticalmente irreprensibile) caratterizzata da una frequente produzione di modelli orali realizzati ad hoc per l’utenza straniera. L’evoluzione verso una didattica di stampo comunicativista e, negli anni più recenti, verso un’impostazione umanistico-affettiva (mirante a valorizzare le diverse caratteristiche cognitive, nonché le singole esigenze di apprendimento di ogni discente) ha portato, però, il corpo docente a dover ripensare le strategie pedagogiche da implementare in classe. Non a caso, il confronto con un pubblico di apprendenti sempre più aggiornato ed abituato al contatto con testi originali ha posto gli insegnanti nella posizione di non poter più ambire a rappresentare l’unica fonte di conoscenza all’interno dello spazio-classe. Di certo, il contatto con Internet e la creazione di piattaforme di apprendimento multimediali per la lingua giapponese confermano la volontà di voler procedere nel processo di svecchiamento della didattica di questa lingua. Oltre a ciò, la presenza della lingua giapponese sul web rappresenta oggi una realtà difficilmente ignorabile . Per garantire un effettivo rinnovamento didattico, però, sarà necessario intercettare e distinguere ciò che si potrebbe definire una reale volontà “riformatrice” da un pedissequo e, spesso, inutile trasferimento dei contenuti cartacei in formato digitale. Ancora oggi, infatti, da una veloce analisi dell’oralità presente in diversi materiali online per il giapponese non è infrequente imbattersi in dialoghi (spesso prodotti da docenti madrelinguisti) deficitari delle caratteristiche tipiche del parlato originale e, spesso, frutto di un compromesso pedagogico tra oralità ed esigenze della scrittura. I suddetti testi, infatti, sono sovente caratterizzati dall’assenza di rumori di sottofondo, delle strategie di riparazione, da un’estrema aderenza a modelli sintattico-grammaticali tipici dello scritto ed, infine, da scarsi riferimenti al contesto socioculturale giapponese. Sulla scorta delle recenti ricerche nell’ambito della psicologia cognitiva applicata alla glottodidattica e della teoria dell’apprendimento multimediale rintracciabili nelle opere di autori quali Richard Mayer, Allan Paivio e John Sweller, questo studio intende presentare i possibili sbocchi che i video streaming reperibili in Internet possono offrire alla didattica della lingua giapponese. In particolare, si illustrerà come video che non posseggono in origine alcuna finalità pedagogica possano essere didattizzati in modo opportuno sulla base delle esigenze di sillabo del docente, delle necessità di apprendimento dei discenti, nonché della specificità della lingua. Sulla scorta del crescente interesse a livello internazionale di buona parte dei discenti nipponisti per i fenomeni contemporanei della cosiddetta J culture (si veda l’interesse crescente verso i lungometraggi animati, le fiction, i film, i manga, le visual novels di fattura nipponica) si mostrerà come immagini e testi autentici fortemente contestualizzati possano stimolare non solo un input motivazionale adeguato ai fini dell’attività didattica, ma venire altresì utilizzati come veicoli di una lingua che diviene sempre più inseparabile dall’elemento culturale. Oggi, infatti, sarebbe poco praticabile una didattica del giapponese che si sganciasse volontariamente da quei riferimenti storici, geografici, economici e di costume sempre più presenti nella vita del discente medio. Oltre alle suddette questioni di carattere sociolinguistico, sarà altresì necessario sottolineare come, nell’ambito della didattica del giapponese, l’utilizzo di materiale streaming possa garantire il passaggio di un know-how tecnico che tenga conto delle reali esigenze comunicative degli apprendenti. Si pensi, a titolo esemplificativo, all’osservazione dei linguaggi tecnici, alle differenze di genere nel parlato, oppure alle coordinate comportamentali da rispettare nelle interazioni verbali ed extraverbali in giapponese. Attraverso la presentazione di un modulo di unità didattica costruita dall’autore su notiziari televisivi giapponesi e documentari reperibili in Internet, questo studio intende procedere alla formulazione di un’ipotesi didattica da poter implementare nell’ambito di una pedagogıa di classe che possa condurre i discenti alla scoperta della lingua attraverso attività coordinate sì dal docente, ma secondo un’ottica di costruzione delle conoscenze di tipo collaborativo e mai unidirezionale. In particolare, sulla scorta del Quadro comune europeo per le lingue (Q.C.E.R.) il quale introduce tra le proprie direttive lo sviluppo della competenza sociopragmatica ponendo al centro del processo di apprendimento la dimensione sociale ed interazionale, questo studio intende sottolineare la necessità di un percorso formativo interdisciplinare così come proposto nel passato recente da progetti europei quali CLIL-EMILE che si sono proposti di integrare i contenuti strettamente linguistici con altri settori disciplinari in una sorta di ambiente d’apprendimento doppiamente focalizzato. Utilizzando come punto di forza le nuove tecnologie nonché l’impatto che queste hanno prodotto nello stile di vita degli apprendenti, questo studio illustrerà altresì come sia possibile utilizzare i materiali streaming reperibili in rete per veicolare un insegnamento della lingua giapponese declinato anche in altri ambiti del sapere .

Vitucci, F. (2013). La didattica del giapponese attraverso la rete. Bologna : Clueb.

La didattica del giapponese attraverso la rete

VITUCCI, FRANCESCO
2013

Abstract

Mai come oggi i nostri occhi risultano così impegnati. La nostra società multimediale, infatti, ci pone sempre di più a contatto con le immagini ed, in special modo, con quelle in movimento. Basti pensare ai computer sulle nostre scrivanie, ai telefoni cellulari, ai network televisivi, ma anche ai videoclip condivisi in rete attraverso Internet. Proprio la rete, dopo essersi rivelata un’ottima piattaforma per l’archiviazione e la diffusione di risorse testuali, si trasforma oggi in un imponente archivio di materiali multimediali e audiovisuali. Ne è un esempio il sito di condivisione video “Youtube”, il quale risulta oggi tra i siti più popolari al mondo con i suoi trecento milioni di utenti, cento milioni di visualizzazioni giornaliere ed un’aggiunta di oltre venti ore di video al minuto. In Italia, secondo le stime della società di rating Nielsen si contavano nel dicembre 2009 quattordici milioni di utenti con un tasso di crescita del diciotto per cento annuo. Per le nuove generazioni, i video rappresentano nuove modalità di espressione, ma altresì utili strumenti per informarsi ed apprendere conoscenze specifiche. Nell’ambito della didattica e dell’apprendimento delle lingue straniere, è necessario sottolineare come i giovani apprendenti siano oggi sempre più a contatto con materiali audiovisivi in lingua (siano essi video musicali, film, notiziari, fiction o animazioni) che, a tratti, possono invogliare sessioni di vero e proprio autoapprendimento. Senza dubbio, essere in grado di accedere e decifrare materiale autentico in lingua rappresenta un notevole stimolo all’apprendimento. Ciò avviene principalmente grazie al fatto che i discenti tendono spesso a voler emulare i comportamenti linguistici dei parlanti madrelingua preferendo un approccio che sia esplicito dal punto di vista comunicativo ma che possa altresì oltrepassare i limiti del classico manuale stampato. Il materiale video, infatti, grazie al suo dinamismo plurinformativo, si presenta come un insostituibile “dizionario visivo” capace di presentare con estremo realismo e puntualità non solo nozioni di primissima qualità verbale (quali la grammatica, la sintassi, il vocabolario e gli accenti) ma anche di tipo extraverbale (gestualità, mimica, prossemica). A questo proposito, alcuni studiosi hanno di recente sottolineato come la natura multimediale dei documenti distribuiti attraverso la rete ponga una vera e propria sfida alla didattica. Internet, infatti, più che prestarsi alla metafora della “biblioteca virtuale” dovrebbe piuttosto essere definito in quanto fototeca, videoteca, audioteca e spazio contenitore di eventi non facilmente omologabili tra loro. Insieme ad esso, i documenti multimediali che contiene dovrebbero essere anch’essi analizzati a seconda dei contesti in cui sono calati al fine di individuarne i criteri di valutazione per l’efficacia didattica e comprenderne le effettive declinazioni nell’ambito dell’insegnamento delle lingue straniere. Da un punto di vista strettamente sociolinguistico, il contatto con i video originali si rivela oggi fondamentale ai fini della fusione tra lingua e cultura e alla trasmissione delle conoscenze implicite dei diversi sistemi socioculturali. Non a caso, attraverso l’introduzione dei video nello spazio-classe, i discenti hanno la possibilità di entrare in contatto con il complesso dei tratti distintivi delle società oggetto di studio attraverso l’osservazione dei valori, delle ideologie, degli stili di vita, delle norme sociali, nonché delle tradizioni in queste insite. Se osservati da una prospettiva puramente didattica, è interessante notare come questi materiali possano fornire nozioni dettagliate riguardo alle buone maniere, ai ruoli di genere e alle relative ricadute nei registri orali. Nel caso di società asiatiche come quella giapponese, ad esempio, il ricorso a questa tipologia di strumenti si rivela di fondamentale importanza per la comprensione dei registri formali ed informali della lingua parlata. Dal punto di vista della formazione linguistica, invece, risulta utile osservare come questo contatto, oltre a stimolare la formazione di capacità comunicative, contribuisca allo stesso tempo allo sviluppo di abilità metacomunicative utili ai discenti per poter agire all’interno di comunità geograficamente e storicamente diverse. Se analizzato da questa prospettiva, il ricorso alla tecnologia video si rivelerebbe quindi utile per la formazione del cosiddetto “parlante interculturale”. Dalle suddette premesse si evince come la didattizzazione di un video originale non possa più rappresentare un momento isolato della’attività didattica. Oggi, infatti, il corpo docente è sempre più chiamato a rispondere alle esigenze dei discenti attraverso un aggiornamento tecnologico che introduca le risorse online come parte integrante del sillabo di insegnamento delle lingue straniere. Una volta definiti gli obiettivi linguistico-comunicativi da raggiungere, quindi, sarà responsabilità dei singoli docenti operare nel migliore dei modi al fine di “filtrare” il materiale da utilizzare in classe ed introdurlo nel giusto momento dell’apprendimento dei discenti. La selezione dovrà essere volta ad accertare negli apprendenti la presenza di adeguate preconoscenze linguistiche e culturali al fine di non dissipare l’iniziale interesse verso il mezzo e di non ingenerare una ricaduta negativa in termini di motivazione allo studio. Successivamente alle fasi di pianificazione e filtraggio, l’organizzazione dell’intervento pedagogico multimediale attraverso unità didattiche ad hoc si porrà come precondizione essenziale per il successo o meno delle attività. La contemporanea presenza di diversi messaggi linguistici, visivi, acustici e socioculturali, infatti, non potrà essere esaminata simultaneamente, ma necessiterà, invece, di un attento studio del carico cognitivo da parte del docente, nonché di un percorso introduttivo volto all’analisi degli elementi contestuali (situazione, argomento, attori, obiettivi), cotestuali (tipologia di linguaggio) e paratestuali (titoli, sottotitoli, trascrizioni) insiti nei video da trattare. Un’attenzione particolare in questo lavoro è dedicata all’implementazione della didattica multimediale nell’ambito della lingua giapponese. Per lungo tempo, infatti, una certa miopìa pedagogica ha sovente ostacolato l’implementazione dei materiali audiovisivi autentici nell’ambito della didattica di questa lingua. I motivi di questa timidezza tecnologica sono forse da ricercare nella scarsa alfabetizzazione digitale dei docenti ma, soprattutto, nell’obsolescenza delle teorie glottodidattiche di riferimento. Anche agli inizi di questo ventunesimo secolo, infatti, nella produzione di materiale didattico per il giapponese si riscontra l’influenza di un approccio teorico formalista e strutturalista mirante alla riproduzione di una lingua artefatta (sebbene grammaticalmente irreprensibile) caratterizzata da una frequente produzione di modelli orali realizzati ad hoc per l’utenza straniera. L’evoluzione verso una didattica di stampo comunicativista e, negli anni più recenti, verso un’impostazione umanistico-affettiva (mirante a valorizzare le diverse caratteristiche cognitive, nonché le singole esigenze di apprendimento di ogni discente) ha portato, però, il corpo docente a dover ripensare le strategie pedagogiche da implementare in classe. Non a caso, il confronto con un pubblico di apprendenti sempre più aggiornato ed abituato al contatto con testi originali ha posto gli insegnanti nella posizione di non poter più ambire a rappresentare l’unica fonte di conoscenza all’interno dello spazio-classe. Di certo, il contatto con Internet e la creazione di piattaforme di apprendimento multimediali per la lingua giapponese confermano la volontà di voler procedere nel processo di svecchiamento della didattica di questa lingua. Oltre a ciò, la presenza della lingua giapponese sul web rappresenta oggi una realtà difficilmente ignorabile . Per garantire un effettivo rinnovamento didattico, però, sarà necessario intercettare e distinguere ciò che si potrebbe definire una reale volontà “riformatrice” da un pedissequo e, spesso, inutile trasferimento dei contenuti cartacei in formato digitale. Ancora oggi, infatti, da una veloce analisi dell’oralità presente in diversi materiali online per il giapponese non è infrequente imbattersi in dialoghi (spesso prodotti da docenti madrelinguisti) deficitari delle caratteristiche tipiche del parlato originale e, spesso, frutto di un compromesso pedagogico tra oralità ed esigenze della scrittura. I suddetti testi, infatti, sono sovente caratterizzati dall’assenza di rumori di sottofondo, delle strategie di riparazione, da un’estrema aderenza a modelli sintattico-grammaticali tipici dello scritto ed, infine, da scarsi riferimenti al contesto socioculturale giapponese. Sulla scorta delle recenti ricerche nell’ambito della psicologia cognitiva applicata alla glottodidattica e della teoria dell’apprendimento multimediale rintracciabili nelle opere di autori quali Richard Mayer, Allan Paivio e John Sweller, questo studio intende presentare i possibili sbocchi che i video streaming reperibili in Internet possono offrire alla didattica della lingua giapponese. In particolare, si illustrerà come video che non posseggono in origine alcuna finalità pedagogica possano essere didattizzati in modo opportuno sulla base delle esigenze di sillabo del docente, delle necessità di apprendimento dei discenti, nonché della specificità della lingua. Sulla scorta del crescente interesse a livello internazionale di buona parte dei discenti nipponisti per i fenomeni contemporanei della cosiddetta J culture (si veda l’interesse crescente verso i lungometraggi animati, le fiction, i film, i manga, le visual novels di fattura nipponica) si mostrerà come immagini e testi autentici fortemente contestualizzati possano stimolare non solo un input motivazionale adeguato ai fini dell’attività didattica, ma venire altresì utilizzati come veicoli di una lingua che diviene sempre più inseparabile dall’elemento culturale. Oggi, infatti, sarebbe poco praticabile una didattica del giapponese che si sganciasse volontariamente da quei riferimenti storici, geografici, economici e di costume sempre più presenti nella vita del discente medio. Oltre alle suddette questioni di carattere sociolinguistico, sarà altresì necessario sottolineare come, nell’ambito della didattica del giapponese, l’utilizzo di materiale streaming possa garantire il passaggio di un know-how tecnico che tenga conto delle reali esigenze comunicative degli apprendenti. Si pensi, a titolo esemplificativo, all’osservazione dei linguaggi tecnici, alle differenze di genere nel parlato, oppure alle coordinate comportamentali da rispettare nelle interazioni verbali ed extraverbali in giapponese. Attraverso la presentazione di un modulo di unità didattica costruita dall’autore su notiziari televisivi giapponesi e documentari reperibili in Internet, questo studio intende procedere alla formulazione di un’ipotesi didattica da poter implementare nell’ambito di una pedagogıa di classe che possa condurre i discenti alla scoperta della lingua attraverso attività coordinate sì dal docente, ma secondo un’ottica di costruzione delle conoscenze di tipo collaborativo e mai unidirezionale. In particolare, sulla scorta del Quadro comune europeo per le lingue (Q.C.E.R.) il quale introduce tra le proprie direttive lo sviluppo della competenza sociopragmatica ponendo al centro del processo di apprendimento la dimensione sociale ed interazionale, questo studio intende sottolineare la necessità di un percorso formativo interdisciplinare così come proposto nel passato recente da progetti europei quali CLIL-EMILE che si sono proposti di integrare i contenuti strettamente linguistici con altri settori disciplinari in una sorta di ambiente d’apprendimento doppiamente focalizzato. Utilizzando come punto di forza le nuove tecnologie nonché l’impatto che queste hanno prodotto nello stile di vita degli apprendenti, questo studio illustrerà altresì come sia possibile utilizzare i materiali streaming reperibili in rete per veicolare un insegnamento della lingua giapponese declinato anche in altri ambiti del sapere .
2013
113
9788849138191
Vitucci, F. (2013). La didattica del giapponese attraverso la rete. Bologna : Clueb.
Vitucci, Francesco
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