Il cinese è generalmente ritenuto una lingua con bassissima complessità morfologica. L’articolo contesta questo luogo comune Il nostro lavoro di ricerca evidenzia come il cinese mostri invece un alto grado di complessità morfologica che si estrinseca in particolare nel fenomeno morfologico più macroscopico e di gran lunga più produttivo del cinese: la composizione. Vengono presi in esame alcuni aspetti di complessità all’interno della morfologia del cinese e in particolare: 1) l’alto grado di polisemia/omonimia dei morfemi; 2) l’ambivalenza categoriale; 3) la ricorsività; 4) l’abbreviazione; 5) un fenomeno che definiamo ‘metacomposizione’. L’articolo mostra come fattori di complessità siano l’alta presenza di polisemia, omonimia e di ambiguità categoriale nelle parole del cinese, soprattutto per quanto riguarda le parole monosillabiche. Viene evidenziato come la composizione da una parte disambigui significati e categorie lessicali, stemperando quindi la complessità; e come dall’altra continui a presentare casi per cui l’analisi non è facile, dove permane opacità. Il cinese riduce la complessità della ricorsività attraverso le abbreviazioni (che in parte coincidono con quelle che nelle lingue alfabetiche sono definite ‘sigle’ e ‘parole macedonia’) e con la ‘metacomposizione’. Abbiamo chiamato ‘metacomposizione’ quel fenomeno per cui è necessario considerare i composti soggiacenti alle forme troncate di superficie per chiarire la categoria lessicale, la testa o la semantica di un composto. Il fenomeno della ‘metacomposizione’ evidenzia una duplice peculiarità della lingua cinese: accanto alla ricorsività e alla tendenza all’espansione, avviene il processo inverso di abbreviazione. Da questo punto di vista, la lingua cinese sembra ricercare un equilibrio, costituito dal bisillabismo.
A. CECCAGNO, B. BASCIANO (2010). Complessità della morfologia del cinese pp. 617-644. ROMA : Nuova Cultura.
Complessità della morfologia del cinese pp. 617-644
CECCAGNO, ANTONELLA;
2010
Abstract
Il cinese è generalmente ritenuto una lingua con bassissima complessità morfologica. L’articolo contesta questo luogo comune Il nostro lavoro di ricerca evidenzia come il cinese mostri invece un alto grado di complessità morfologica che si estrinseca in particolare nel fenomeno morfologico più macroscopico e di gran lunga più produttivo del cinese: la composizione. Vengono presi in esame alcuni aspetti di complessità all’interno della morfologia del cinese e in particolare: 1) l’alto grado di polisemia/omonimia dei morfemi; 2) l’ambivalenza categoriale; 3) la ricorsività; 4) l’abbreviazione; 5) un fenomeno che definiamo ‘metacomposizione’. L’articolo mostra come fattori di complessità siano l’alta presenza di polisemia, omonimia e di ambiguità categoriale nelle parole del cinese, soprattutto per quanto riguarda le parole monosillabiche. Viene evidenziato come la composizione da una parte disambigui significati e categorie lessicali, stemperando quindi la complessità; e come dall’altra continui a presentare casi per cui l’analisi non è facile, dove permane opacità. Il cinese riduce la complessità della ricorsività attraverso le abbreviazioni (che in parte coincidono con quelle che nelle lingue alfabetiche sono definite ‘sigle’ e ‘parole macedonia’) e con la ‘metacomposizione’. Abbiamo chiamato ‘metacomposizione’ quel fenomeno per cui è necessario considerare i composti soggiacenti alle forme troncate di superficie per chiarire la categoria lessicale, la testa o la semantica di un composto. Il fenomeno della ‘metacomposizione’ evidenzia una duplice peculiarità della lingua cinese: accanto alla ricorsività e alla tendenza all’espansione, avviene il processo inverso di abbreviazione. Da questo punto di vista, la lingua cinese sembra ricercare un equilibrio, costituito dal bisillabismo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.