Il genocidio rwandese dell’aprile 1994 è stato il detonatore della guerra nella Repubblica Democratica del Congo (all’epoca Zaire), uno dei conflitti più violenti e mortiferi degli ultimi cinquant’anni su scala mondiale. Il Rwanda, sotto il governo del Rwandan Patriotic Front (RPF), ha avuto un ruolo centrale in questa guerra e continua tuttora a fomentarla. In questo articolo intendo innanzitutto esplorare la strategia comunicativa utilizzata dal governo di Kigali per legittimare il proprio intervento militare in Congo. Passerò poi ad esaminare l’interpretazione più diffusa del conflitto congolese, ossia quella che considera il traffico illegale delle risorse minerarie, in cui il Rwanda è implicato, la causa principale, se non addirittura l’unica, della guerra. Per quanto tale lettura ˗ molto radicata fra la popolazione congolese e condivisa da molte ONG che intervengono nelle zone di conflitto ˗ abbia senza dubbio un fondamento nella realtà, risulta al contempo riduttiva e semplicistica poiché sottovaluta le dimensioni locali e nazionali della guerra. Inoltre, essa finisce col condizionare le politiche e gli interventi internazionali volti alla soluzione del conflitto, compromettendone l’efficacia. Infine prenderò in considerazione l’operato della Nazioni Unite, mostrando come questa istituzione rispecchi le profonde divergenze della Comunità Internazionale per quanto concerne la valutazione del ruolo del Rwanda nella guerra congolese, cosa che ha paralizzato la sua azione.
Jourdan, L. (2014). Dal genocidio rwandese alla guerra in Congo. Riflessioni sul ruolo del Rwanda nella prima guerra mondiale africana. AFRICHE E ORIENTI, 3/2014, 111-125.
Dal genocidio rwandese alla guerra in Congo. Riflessioni sul ruolo del Rwanda nella prima guerra mondiale africana
JOURDAN, LUCA
2014
Abstract
Il genocidio rwandese dell’aprile 1994 è stato il detonatore della guerra nella Repubblica Democratica del Congo (all’epoca Zaire), uno dei conflitti più violenti e mortiferi degli ultimi cinquant’anni su scala mondiale. Il Rwanda, sotto il governo del Rwandan Patriotic Front (RPF), ha avuto un ruolo centrale in questa guerra e continua tuttora a fomentarla. In questo articolo intendo innanzitutto esplorare la strategia comunicativa utilizzata dal governo di Kigali per legittimare il proprio intervento militare in Congo. Passerò poi ad esaminare l’interpretazione più diffusa del conflitto congolese, ossia quella che considera il traffico illegale delle risorse minerarie, in cui il Rwanda è implicato, la causa principale, se non addirittura l’unica, della guerra. Per quanto tale lettura ˗ molto radicata fra la popolazione congolese e condivisa da molte ONG che intervengono nelle zone di conflitto ˗ abbia senza dubbio un fondamento nella realtà, risulta al contempo riduttiva e semplicistica poiché sottovaluta le dimensioni locali e nazionali della guerra. Inoltre, essa finisce col condizionare le politiche e gli interventi internazionali volti alla soluzione del conflitto, compromettendone l’efficacia. Infine prenderò in considerazione l’operato della Nazioni Unite, mostrando come questa istituzione rispecchi le profonde divergenze della Comunità Internazionale per quanto concerne la valutazione del ruolo del Rwanda nella guerra congolese, cosa che ha paralizzato la sua azione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.