Nello spettro eterogeneo di sintomi correlati alle fasi iniziali del deterioramento cognitivo associato a patologie neurodegenerative a carattere progressivo si evidenzia spesso un declino subliminale delle facoltà linguistiche (Caramelli, 1998; Taler & Phillips, 2008). Di solito tali deficit non hanno ripercussioni evidenti sulla correttezza formale delle produzioni, e non intaccano le capacità linguistico-comunicative di base come la comprensione in un contesto ecologico, la partecipazione a conversazioni di routine, le funzioni strumentali di lettura e scrittura. Tali cambiamenti, presenti già diversi anni prima della fase clinica della malattia, ma difficilmente identificabili mediante i test neuropsicologici tradizionali, rappresentano una delle manifestazioni prodromiche del processo patologico in corso e possono, in quanto tali, essere utilizzati come indici per lo screening e la diagnosi precoce. Nella letteratura specifica degli ultimi anni si segnalano diversi lavori che si occupano dell’identificazione automatica dei vari stadi e tipi di demenze a partire dall’analisi statistica della produzione linguistica spontanea dei pazienti (Chapman et al., 2002; Jarrold et al., 2010; Lehr, 2012; Roark et al., 2011; Satt et al., 2013). Tali prospettive di analisi computazionale si sono dimostrate in grado di rilevare pattern latenti e regolarità nel linguaggio di queste popolazioni di pazienti, potenzialmente utili all’identificazione precoce, classificazione e descrizione del decadimento cognitivo (Elvevåg & Garrard, 2014). Il progetto OPLON (“OPportunities for active and healthy LONgevity”, Smart Cities and Communities – DD 391/RIC) si pone l’obiettivo di sviluppare strumenti di diagnosi precoce della fragilità finalizzati alla prevenzione del declino e alla promozione della salute dei soggetti anziani. Entro tale linea generale di azione si propone, in particolare, di elaborare tecniche semplici e facilmente somministrabili di raccolta e analisi di campioni di linguaggio spontaneo per lo screening sistematico della popolazione potenzialmente a rischio, grazie all’integrazione delle competenze di neurologi, psicologi, linguisti ed esperti informatici. A medio termine, questo studio si propone di dimostrarne la fattibilità in ambiente controllato, visto che in letteratura non risultano al momento studi simili sulla lingua italiana.
Beltrami, D., Calzà, L., Gagliardi, G., Ghidoni, E., Marcello, N., Rossini Favretti, R., et al. (2015). Marche linguistiche come indicatori del decadimento cognitivo. NEA SCIENCE, 9, 29-35.
Marche linguistiche come indicatori del decadimento cognitivo
BELTRAMI, DANIELA;CALZA', LAURA;GAGLIARDI, GLORIA;TAMBURINI, FABIO
2015
Abstract
Nello spettro eterogeneo di sintomi correlati alle fasi iniziali del deterioramento cognitivo associato a patologie neurodegenerative a carattere progressivo si evidenzia spesso un declino subliminale delle facoltà linguistiche (Caramelli, 1998; Taler & Phillips, 2008). Di solito tali deficit non hanno ripercussioni evidenti sulla correttezza formale delle produzioni, e non intaccano le capacità linguistico-comunicative di base come la comprensione in un contesto ecologico, la partecipazione a conversazioni di routine, le funzioni strumentali di lettura e scrittura. Tali cambiamenti, presenti già diversi anni prima della fase clinica della malattia, ma difficilmente identificabili mediante i test neuropsicologici tradizionali, rappresentano una delle manifestazioni prodromiche del processo patologico in corso e possono, in quanto tali, essere utilizzati come indici per lo screening e la diagnosi precoce. Nella letteratura specifica degli ultimi anni si segnalano diversi lavori che si occupano dell’identificazione automatica dei vari stadi e tipi di demenze a partire dall’analisi statistica della produzione linguistica spontanea dei pazienti (Chapman et al., 2002; Jarrold et al., 2010; Lehr, 2012; Roark et al., 2011; Satt et al., 2013). Tali prospettive di analisi computazionale si sono dimostrate in grado di rilevare pattern latenti e regolarità nel linguaggio di queste popolazioni di pazienti, potenzialmente utili all’identificazione precoce, classificazione e descrizione del decadimento cognitivo (Elvevåg & Garrard, 2014). Il progetto OPLON (“OPportunities for active and healthy LONgevity”, Smart Cities and Communities – DD 391/RIC) si pone l’obiettivo di sviluppare strumenti di diagnosi precoce della fragilità finalizzati alla prevenzione del declino e alla promozione della salute dei soggetti anziani. Entro tale linea generale di azione si propone, in particolare, di elaborare tecniche semplici e facilmente somministrabili di raccolta e analisi di campioni di linguaggio spontaneo per lo screening sistematico della popolazione potenzialmente a rischio, grazie all’integrazione delle competenze di neurologi, psicologi, linguisti ed esperti informatici. A medio termine, questo studio si propone di dimostrarne la fattibilità in ambiente controllato, visto che in letteratura non risultano al momento studi simili sulla lingua italiana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.