Il tema del falso e le sue connessioni epistemico-veridittive non hanno mai avuto una grande presenza nella riflessione sul cinema, anche se oggi la riflessione deve indirizzarsi a una molteplicità di oggetti difficilmente repertoriabili nell'ambito dell'immagine cinematografica e che certo impongono un ripensamento complessivo di alcuni presupposti teorici. Di certo l'idea di un'immagine transitiva, che permette cioè un accesso immediato al Reale in virtù della sua natura indessicale, largamente influente anche fuori dall'ambito specifico delle teorie realiste, ha subito durissimi colpi da tutte le pratiche d'uso dell'immagine in movimento nei media digitali. Tuttavia non c'è bisogno di aspettare i nuovi media per mettere in questione l'impostazione realista. Mi pare che proprio il ribaltamento di questo assunto costituisca un filo rosso nella riflessione teorica di Paolo Bertetto e anche un comune denominatore che ci portò alcuni anni fa a curare insieme un numero monografico della rivista La Valle dell'Eden dedicato a “Falso-illusione”1. Vorrei qui riprende quei temi per mostrare come nel cuore del cinema classico, in quell'Hitchcock che pure Bertetto pone come pietra angolare della sua riflessione sul simulacro, sia evidente lo scetticismo nei confronti del potere veridittivo dell'immagine cinematografica2.
Pescatore, G. (2014). Hitchcock, il falso e l'interpretazione. IMAGO, 11, 55-61.
Hitchcock, il falso e l'interpretazione
PESCATORE, GUGLIELMO
2014
Abstract
Il tema del falso e le sue connessioni epistemico-veridittive non hanno mai avuto una grande presenza nella riflessione sul cinema, anche se oggi la riflessione deve indirizzarsi a una molteplicità di oggetti difficilmente repertoriabili nell'ambito dell'immagine cinematografica e che certo impongono un ripensamento complessivo di alcuni presupposti teorici. Di certo l'idea di un'immagine transitiva, che permette cioè un accesso immediato al Reale in virtù della sua natura indessicale, largamente influente anche fuori dall'ambito specifico delle teorie realiste, ha subito durissimi colpi da tutte le pratiche d'uso dell'immagine in movimento nei media digitali. Tuttavia non c'è bisogno di aspettare i nuovi media per mettere in questione l'impostazione realista. Mi pare che proprio il ribaltamento di questo assunto costituisca un filo rosso nella riflessione teorica di Paolo Bertetto e anche un comune denominatore che ci portò alcuni anni fa a curare insieme un numero monografico della rivista La Valle dell'Eden dedicato a “Falso-illusione”1. Vorrei qui riprende quei temi per mostrare come nel cuore del cinema classico, in quell'Hitchcock che pure Bertetto pone come pietra angolare della sua riflessione sul simulacro, sia evidente lo scetticismo nei confronti del potere veridittivo dell'immagine cinematografica2.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.