La "Turandot" di Giacomo Puccini non è soltanto un'opera incompiuta perché mancante della musica del duetto e dell'ultimo finale, ma anche un dramma incompleto perché il testo non basta spiegare il mutamento della protagonista. Puccini stesso pensò di cambiarlo fino all'ultimo momento. Nel caso della "Turandot", il compositore non ebbe mai fra le mani né un "canovaccio" comleto nè il testo definitivo. Sia Puccini che i librettisti navigarono a vista senza riuscire a risolvere i problemi aperti dalle loro modifiche alla fiaba gozziana. Il saggio esamina la trasformazione di Turandot da Gozzi all'Opera ipotizzando che le scelte di Puccini riflettano la sua timorosa visione della crisi italiana e del nascente fascismo. "Turandot", in questa prospettiva, sarebbe un'allegoria involontaria dell'anomalo sistema di potere fascista. Altoum (Vittorio Emanuele III) regna, ma Turandot (Mussolini) comanda. La folla ondivaga riflette l'instabilità del potere. I tre ministri "buffoncelli" lamentano l'esaurimento e la crisi della "razza divina", facendo riferimento a un concetto ossessivamene ripetuto dalla retorica interventista e poi fascista. Difficile che la parola "razza" non abbia suggerito a Puccini l'esistenza di un legame fra il nero mondo di Turandot e l'emergere d'un nuovo potere.
La nera "Turandot". Postumi della guerra e avvisaglie di totalitarismo nell'ultima opera di Giacomo Puccini / Guccini, Gerardo. - In: NUOVA CORVINA. - ISSN 1218-9472. - STAMPA. - 28:(2015), pp. 20-32.
La nera "Turandot". Postumi della guerra e avvisaglie di totalitarismo nell'ultima opera di Giacomo Puccini.
GUCCINI, GERARDO
2015
Abstract
La "Turandot" di Giacomo Puccini non è soltanto un'opera incompiuta perché mancante della musica del duetto e dell'ultimo finale, ma anche un dramma incompleto perché il testo non basta spiegare il mutamento della protagonista. Puccini stesso pensò di cambiarlo fino all'ultimo momento. Nel caso della "Turandot", il compositore non ebbe mai fra le mani né un "canovaccio" comleto nè il testo definitivo. Sia Puccini che i librettisti navigarono a vista senza riuscire a risolvere i problemi aperti dalle loro modifiche alla fiaba gozziana. Il saggio esamina la trasformazione di Turandot da Gozzi all'Opera ipotizzando che le scelte di Puccini riflettano la sua timorosa visione della crisi italiana e del nascente fascismo. "Turandot", in questa prospettiva, sarebbe un'allegoria involontaria dell'anomalo sistema di potere fascista. Altoum (Vittorio Emanuele III) regna, ma Turandot (Mussolini) comanda. La folla ondivaga riflette l'instabilità del potere. I tre ministri "buffoncelli" lamentano l'esaurimento e la crisi della "razza divina", facendo riferimento a un concetto ossessivamene ripetuto dalla retorica interventista e poi fascista. Difficile che la parola "razza" non abbia suggerito a Puccini l'esistenza di un legame fra il nero mondo di Turandot e l'emergere d'un nuovo potere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.