L'articolo si inserisce nell'ampio dossier dal titolo "Teatro e performance" (a cura di R. Rizzente e F. Serrazanetti) che indaga la seconda riforma teatrale novecentesca, ovvero la reinvenzione del teatro a partire dall'attenzione al corpo, alle tecnologie, al rapporto con le arti visive. L'articolo indaga quattro decenni di trasformazioni teatrali, dal 1950 al 1980, riflettendo sui limiti fra teatro e performance. La rivoluzione newyorkese degli anni '50 e '60 apre le porte a un cambiamento globale che scardina i meccanismi rappresentativi del teatro di finzione a favore di un'adesione spassionata e formalmente anarchica alla realtà. Di cui le performance degli anni '70, le postavanguardie, le cantine romane, Bob Wilson e Peter Brook sono debitori. Un focus particolare è dedicato al Living Theatre, ovvero all'esperienza più compiuta e radicale di sovversione dei fondamenti rappresentativi. Gli ultimi due paragrafi "La riforma della realtà" e "Fare e non rappresentare" si occupano della tensione alla concretezza dell'esperienza scenica che si afferma compiutamente negli anni Settanta (Grotowski, Odin Teatret, e ancora Living Theatre) e alla dimensione performativa che attraversa le esperienze del Nuovo Teatro italiano degli anni '80 (Lombardi Tiezzi, Martone, Barberio Corsetti, Neiwiller) con uno sguardo alle esperienze internazionali di Bob Wilson e Peter Brook.
Valenti, C. (2014). In principio era l'happening. HYSTRIO, 3/2014, 24-26.
In principio era l'happening
VALENTI, CRISTINA
2014
Abstract
L'articolo si inserisce nell'ampio dossier dal titolo "Teatro e performance" (a cura di R. Rizzente e F. Serrazanetti) che indaga la seconda riforma teatrale novecentesca, ovvero la reinvenzione del teatro a partire dall'attenzione al corpo, alle tecnologie, al rapporto con le arti visive. L'articolo indaga quattro decenni di trasformazioni teatrali, dal 1950 al 1980, riflettendo sui limiti fra teatro e performance. La rivoluzione newyorkese degli anni '50 e '60 apre le porte a un cambiamento globale che scardina i meccanismi rappresentativi del teatro di finzione a favore di un'adesione spassionata e formalmente anarchica alla realtà. Di cui le performance degli anni '70, le postavanguardie, le cantine romane, Bob Wilson e Peter Brook sono debitori. Un focus particolare è dedicato al Living Theatre, ovvero all'esperienza più compiuta e radicale di sovversione dei fondamenti rappresentativi. Gli ultimi due paragrafi "La riforma della realtà" e "Fare e non rappresentare" si occupano della tensione alla concretezza dell'esperienza scenica che si afferma compiutamente negli anni Settanta (Grotowski, Odin Teatret, e ancora Living Theatre) e alla dimensione performativa che attraversa le esperienze del Nuovo Teatro italiano degli anni '80 (Lombardi Tiezzi, Martone, Barberio Corsetti, Neiwiller) con uno sguardo alle esperienze internazionali di Bob Wilson e Peter Brook.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.