L'articolo si sofferma su alcuni momenti salienti della storia dell’Educazione musicale nella Scuola italiana, attraverso l’esposizione critica e ragionata di una selezione di programmi ministeriali. Vengono comparate, in particolare, le seguenti indicazioni: i programmi per la scuola primaria del 1923; i programmi del 1963 (sono le indicazioni della nuova Scuola media unificata con la Legge 31/12, n. 1859, del 1962; l’Educazione musicale è obbligatoria solo il primo anno e facoltativa gli altri due); e i programmi del 1979 (l’Educazione musicale assurge al rango di disciplina obbligatoria per l’intera durata del ciclo). La comparazione serve a valutare la presenza e l’incidenza, nei suddetti programmi, di tre differenti àmbiti della didattica della musica: (a) ascolto e comprensione di un brano musicale; (b) produzione (intendendo con ciò sia l’esecuzione sia la composizione); (c) conoscenza della storia della musica. L'articolo mette in luce come sia la concezione tecnicistica dell’insegnamento musicale, tipica dei programmi della prima metà del secolo, mutuati perlopiù dai Conservatori, sia la concezione ludico-evasiva, peculiare degli anni di “contestazione” Sessanta-Settanta, abbiano entrambe nociuto ad una seria ed efficace configurazione dello statuto epistemologico della materia, ancora oggi precaria.
L’Educazione musicale nella scuola italiana dalla metà degli anni ‘50 ai ‘70
SCALFARO, ANNA
2014
Abstract
L'articolo si sofferma su alcuni momenti salienti della storia dell’Educazione musicale nella Scuola italiana, attraverso l’esposizione critica e ragionata di una selezione di programmi ministeriali. Vengono comparate, in particolare, le seguenti indicazioni: i programmi per la scuola primaria del 1923; i programmi del 1963 (sono le indicazioni della nuova Scuola media unificata con la Legge 31/12, n. 1859, del 1962; l’Educazione musicale è obbligatoria solo il primo anno e facoltativa gli altri due); e i programmi del 1979 (l’Educazione musicale assurge al rango di disciplina obbligatoria per l’intera durata del ciclo). La comparazione serve a valutare la presenza e l’incidenza, nei suddetti programmi, di tre differenti àmbiti della didattica della musica: (a) ascolto e comprensione di un brano musicale; (b) produzione (intendendo con ciò sia l’esecuzione sia la composizione); (c) conoscenza della storia della musica. L'articolo mette in luce come sia la concezione tecnicistica dell’insegnamento musicale, tipica dei programmi della prima metà del secolo, mutuati perlopiù dai Conservatori, sia la concezione ludico-evasiva, peculiare degli anni di “contestazione” Sessanta-Settanta, abbiano entrambe nociuto ad una seria ed efficace configurazione dello statuto epistemologico della materia, ancora oggi precaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.