Perché dormiamo è un interrogativo a cui la scienza non è ancora riuscita a dare una risposta completa, l’unica certezza è che la mancanza di sonno è incompatibile con la vita. Affinché il comportamento sonno possa realizzarsi devono verificarsi una complessa e sincronizzata serie di modificazioni biochimiche, fisiologiche e psicologiche. Occorre cioè un equilibrio talmente sofisticato e delicato che ogni tipo di alterazione, del corpo e/o della mente, può comprometterlo. Nelle società industrializzate i ritmi di vita si articolano ormai sull’intero arco delle 24 ore, sette giorni su sette, non tenendo più conto degli orologi biologici, ed inducendo comportamenti che riducono le ore di sonno. Quando con il nostro comportamento non rispettiamo il fabbisogno di sonno del nostro organismo è come se ci sottoponessimo ad una “dieta” del sonno. La differenza con l’alimentazione è che non conosciamo ancora esattamente il “costo” biologico di tale riduzione. E’ certo però che dormire è un bisogno fisiologico di base, non soddisfare questa necessità può condurre gli individui in situazioni di rischio, può portare a commettere errori comportamentali con conseguenze gravi, nonché predisporre verso lo sviluppo di serie problematiche di salute. La ricerca di base, allertata da questo fenomeno in aumento, ha iniziato a studiarlo in modo sistematico, dimostrando come la riduzione cronica di sonno porti ad un’alterazione del sistema immunitario, che a sua volta influenza l’attività del sistema nervoso simpatico, del metabolismo degli zuccheri, e della secrezione di ormoni che regolano l’appetito. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a campagne finalizzate allo sviluppo di stili di vita più “salutari” che hanno interessato principalmente le abitudini alimentari, l’esercizio di attività fisica, il consumo di sigarette, mentre è ancora scarsa la consapevolezza in merito a quanto un “sonno sufficiente” sia una variabile tutt’altro che trascurabile nel determinare lo stato di salute complessivo. L’American Academy of Sleep Medicine congiuntamente alla Sleep Research Society hanno recentemente pubblicato un documento in cui invitano gli individui adulti a dormire almeno 7 ore per notte. Per questo motivo ci siamo permessi di rivedere l’antico proverbio italiano << Chi dorme non piglia pesci>>. Tale proverbio è spesso interpretato come un invito esplicito a non perdere tempo dormendo, mentre letteralmente voleva significare che il pescatore che non sta costantemente attento, “dorme”, rischia di non essere pronto a tirare su il pesce quando abbocca. Alla luce delle conoscenze maturate in questo ambito, è alquanto paradossale che nelle nostra società si insinui spesso l’idea che il sonno sia una perdita di tempo.
Esposito, M.J., Natale, V. (2015). Chi dorme...piglia pesci. GRAPHIE, XVII(72), 50-51.
Chi dorme...piglia pesci.
ESPOSITO, MARIA JOSE';NATALE, VINCENZO
2015
Abstract
Perché dormiamo è un interrogativo a cui la scienza non è ancora riuscita a dare una risposta completa, l’unica certezza è che la mancanza di sonno è incompatibile con la vita. Affinché il comportamento sonno possa realizzarsi devono verificarsi una complessa e sincronizzata serie di modificazioni biochimiche, fisiologiche e psicologiche. Occorre cioè un equilibrio talmente sofisticato e delicato che ogni tipo di alterazione, del corpo e/o della mente, può comprometterlo. Nelle società industrializzate i ritmi di vita si articolano ormai sull’intero arco delle 24 ore, sette giorni su sette, non tenendo più conto degli orologi biologici, ed inducendo comportamenti che riducono le ore di sonno. Quando con il nostro comportamento non rispettiamo il fabbisogno di sonno del nostro organismo è come se ci sottoponessimo ad una “dieta” del sonno. La differenza con l’alimentazione è che non conosciamo ancora esattamente il “costo” biologico di tale riduzione. E’ certo però che dormire è un bisogno fisiologico di base, non soddisfare questa necessità può condurre gli individui in situazioni di rischio, può portare a commettere errori comportamentali con conseguenze gravi, nonché predisporre verso lo sviluppo di serie problematiche di salute. La ricerca di base, allertata da questo fenomeno in aumento, ha iniziato a studiarlo in modo sistematico, dimostrando come la riduzione cronica di sonno porti ad un’alterazione del sistema immunitario, che a sua volta influenza l’attività del sistema nervoso simpatico, del metabolismo degli zuccheri, e della secrezione di ormoni che regolano l’appetito. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a campagne finalizzate allo sviluppo di stili di vita più “salutari” che hanno interessato principalmente le abitudini alimentari, l’esercizio di attività fisica, il consumo di sigarette, mentre è ancora scarsa la consapevolezza in merito a quanto un “sonno sufficiente” sia una variabile tutt’altro che trascurabile nel determinare lo stato di salute complessivo. L’American Academy of Sleep Medicine congiuntamente alla Sleep Research Society hanno recentemente pubblicato un documento in cui invitano gli individui adulti a dormire almeno 7 ore per notte. Per questo motivo ci siamo permessi di rivedere l’antico proverbio italiano << Chi dorme non piglia pesci>>. Tale proverbio è spesso interpretato come un invito esplicito a non perdere tempo dormendo, mentre letteralmente voleva significare che il pescatore che non sta costantemente attento, “dorme”, rischia di non essere pronto a tirare su il pesce quando abbocca. Alla luce delle conoscenze maturate in questo ambito, è alquanto paradossale che nelle nostra società si insinui spesso l’idea che il sonno sia una perdita di tempo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.