Negli anni ’80, in risposta ai fenomeni mafiosi e/o di corruzione politico-economica presenti in numerose aree del paese, sono emerse numerose esperienze e iniziative, promosse da diversi attori sociali e politici, di “educazione alla legalità”. La multiforme varietà di tali iniziative necessita tuttavia di adeguate ragioni, soprattutto pedagogiche e non solo politico-sociali, dell’impegno educativo per la “legalità”. In assenza di ciò risulta difficile evitare il corto respiro della militanza e la provvisorietà dei progetti, per quanto animati da generosità e passione civile. Il contributo propone pertanto di oltrepassare il concetto di educazione alla “legalità” per giungere al più ampio orizzonte dell’educazione alla “giustizia”, tema tra i più accesi della riflessione etico-politica contemporanea (Rawls, 1971; Mac Intyre1981;Piketty 2013). La pedagogia deve però fornire un fondamento adeguato all’azione educativa di “insegnare la giustizia”, accompagnando l’apprendimento della “virtù”, da intendere come “capacità autonoma di seguire la norma” (Corallo, 1961), come abito esistenziale necessario perché la “giustizia” pervada l’ambiente di vita in cui la persona si realizza (Bertin, 1968). In questa direzione può rappresentare una risorsa il tema dei trascendentali dell’Essere (di derivazione aristotelico-tomista), verso cui sembrano convergere alcuni recenti contributi del cognitivismo e delle neuroscienze (Gardner 2011; Changeux 2008).
Caputo, M. (2015). Educare alla "giustizia": fondamenti pedagogici dell'educazione alla legalità. Pisa : EDIZIONI ETS.
Educare alla "giustizia": fondamenti pedagogici dell'educazione alla legalità
CAPUTO, MICHELE
2015
Abstract
Negli anni ’80, in risposta ai fenomeni mafiosi e/o di corruzione politico-economica presenti in numerose aree del paese, sono emerse numerose esperienze e iniziative, promosse da diversi attori sociali e politici, di “educazione alla legalità”. La multiforme varietà di tali iniziative necessita tuttavia di adeguate ragioni, soprattutto pedagogiche e non solo politico-sociali, dell’impegno educativo per la “legalità”. In assenza di ciò risulta difficile evitare il corto respiro della militanza e la provvisorietà dei progetti, per quanto animati da generosità e passione civile. Il contributo propone pertanto di oltrepassare il concetto di educazione alla “legalità” per giungere al più ampio orizzonte dell’educazione alla “giustizia”, tema tra i più accesi della riflessione etico-politica contemporanea (Rawls, 1971; Mac Intyre1981;Piketty 2013). La pedagogia deve però fornire un fondamento adeguato all’azione educativa di “insegnare la giustizia”, accompagnando l’apprendimento della “virtù”, da intendere come “capacità autonoma di seguire la norma” (Corallo, 1961), come abito esistenziale necessario perché la “giustizia” pervada l’ambiente di vita in cui la persona si realizza (Bertin, 1968). In questa direzione può rappresentare una risorsa il tema dei trascendentali dell’Essere (di derivazione aristotelico-tomista), verso cui sembrano convergere alcuni recenti contributi del cognitivismo e delle neuroscienze (Gardner 2011; Changeux 2008).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.