La generazione di artisti che inizia ad essere attiva negli anni Cinquanta e Sessanta offre un contributo decisivo alla conoscenza delle potenzialità espressive alternative di materiali artificiali come il calcestruzzo e naturali come la terra. Anche nel loro caso sono le costruzioni ingegneristiche oppure una visione dei cantieri e dei processi di fabbricazione del materiale a fornire dei riferimenti non tanto tecnici quanto artistici per la manipolazione della materia. Il saggio analizza le opere di artisti quali Giuseppe Uncini, Robert Smithson, Anselm Kiefer, mettendo in evidenza come, proprio all’apice del brutalismo internazionale, le nuove generazioni ricerchino modelli di un uso del calcestruzzo armato quale materiale potentemente metaforico e di una possente rudezza. Quei modelli non sono solo le architetture edificate da Pier Luigi Nervi, Le Corbusier o Louis I. Kahn, ma anche opere in calcestruzzo dal carattere quasi ancestrale o comunque ritenuto originario perché non ancora contaminato da manipolazioni artistiche. Dighe, bunker, costruzioni banali, cave, ruderi, cantieri divengono i modelli di un calcestruzzo dalle forme primeve, lontano dallo schema dello scheletro strutturale che si è imposto nell’architettura internazionale, esempio anche di una visione che investe la scala del paesaggio. Il saggio propone anche uno studio dei processi creativi per la genesi di alcune forme contemporanee comuni a scultura e architettura in grado di contribuire alla comprensione della “natura” del calcestruzzo come una “liquid stone”.
Rosellini, A. (2016). Il calcestruzzo secondo Uncini, Smithson e Kiefer: arte del costruire, natura geologica, materia in rovina. ARCHISTOR, 5, 70-105 [10.14633/AHR027].
Il calcestruzzo secondo Uncini, Smithson e Kiefer: arte del costruire, natura geologica, materia in rovina
ROSELLINI, ANNA
2016
Abstract
La generazione di artisti che inizia ad essere attiva negli anni Cinquanta e Sessanta offre un contributo decisivo alla conoscenza delle potenzialità espressive alternative di materiali artificiali come il calcestruzzo e naturali come la terra. Anche nel loro caso sono le costruzioni ingegneristiche oppure una visione dei cantieri e dei processi di fabbricazione del materiale a fornire dei riferimenti non tanto tecnici quanto artistici per la manipolazione della materia. Il saggio analizza le opere di artisti quali Giuseppe Uncini, Robert Smithson, Anselm Kiefer, mettendo in evidenza come, proprio all’apice del brutalismo internazionale, le nuove generazioni ricerchino modelli di un uso del calcestruzzo armato quale materiale potentemente metaforico e di una possente rudezza. Quei modelli non sono solo le architetture edificate da Pier Luigi Nervi, Le Corbusier o Louis I. Kahn, ma anche opere in calcestruzzo dal carattere quasi ancestrale o comunque ritenuto originario perché non ancora contaminato da manipolazioni artistiche. Dighe, bunker, costruzioni banali, cave, ruderi, cantieri divengono i modelli di un calcestruzzo dalle forme primeve, lontano dallo schema dello scheletro strutturale che si è imposto nell’architettura internazionale, esempio anche di una visione che investe la scala del paesaggio. Il saggio propone anche uno studio dei processi creativi per la genesi di alcune forme contemporanee comuni a scultura e architettura in grado di contribuire alla comprensione della “natura” del calcestruzzo come una “liquid stone”.File | Dimensione | Formato | |
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26.Rosellini.UnciniSmithsonKiefer.ArcHistoR.pdf
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Descrizione: A. Rosellini, Il calcestruzzo secondo Uncini, Smithson e Kiefer: arte del costruire, natura geologica, materia in rovina, "ArcHistoR", 2016, n. 5, pp. 70-105
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