L’angolo in terracotta che ricuce gli isolati tra Piazza Stravinsky e rue St.Merri di fronte al Beaubourg segna un punto cruciale, mai pienamente colto dai critici dell’architettura, nel risolvere il legame tra città storica e linguaggio contemporaneo. La strategia prescelta è una via alternativa all’inserimento dell’architettura nel tessuto antico, non ricorrendo alla tipologia o al mimetismo stilistico, ma affermando l’adattabilità di un involucro sofisticato al contesto. Più della piastra musicale interrata nel sottosuolo, è la torre dell’IRCAM a denotare un cambiamento nella concezione progettuale. La sua cortina muraria è caratterizzata da fessure ottenute separando i mattoni tra loro di 4 cm, rimarcata con un’orditura orizzontale regolare dalle linee sottilissime dei giunti, che denunciano l’assemblaggio a secco mediante profili in acciaio appositamente nascosti. La componentistica di questo rivestimento è definita da pannelli rettangolari in mattoni lievemente incisi, fissati su intelaiature metalliche agganciate alla struttura principale. I mezzi impiegati ricorrono alla semplificazione degli elementi: gli schermi monocromi ciechi, i volumi pieni e i tagli verticali vetrati si sostituiscono all’esibizione tecnologica, ottenuta con la struttura e l’impiantistica mantenute esternamente a vista come segno identificativo. L’architettura privilegia nuove forme espressive, anch’esse fondate su avanzate soluzioni “scientifiche”, ora controllate per evitarne il predominio figurativo, precedendo una fase prossima ad avvenire attenta invece alle articolazioni spaziali e agli invasi volumetrici degli interni architettonici, verso un’intenzione “artistica” dell’architettura.
Agnoletto, M. (2015). L'angolo in terracotta. LOTUS INTERNATIONAL, 156, 42-43.
L'angolo in terracotta
AGNOLETTO, MATTEO
2015
Abstract
L’angolo in terracotta che ricuce gli isolati tra Piazza Stravinsky e rue St.Merri di fronte al Beaubourg segna un punto cruciale, mai pienamente colto dai critici dell’architettura, nel risolvere il legame tra città storica e linguaggio contemporaneo. La strategia prescelta è una via alternativa all’inserimento dell’architettura nel tessuto antico, non ricorrendo alla tipologia o al mimetismo stilistico, ma affermando l’adattabilità di un involucro sofisticato al contesto. Più della piastra musicale interrata nel sottosuolo, è la torre dell’IRCAM a denotare un cambiamento nella concezione progettuale. La sua cortina muraria è caratterizzata da fessure ottenute separando i mattoni tra loro di 4 cm, rimarcata con un’orditura orizzontale regolare dalle linee sottilissime dei giunti, che denunciano l’assemblaggio a secco mediante profili in acciaio appositamente nascosti. La componentistica di questo rivestimento è definita da pannelli rettangolari in mattoni lievemente incisi, fissati su intelaiature metalliche agganciate alla struttura principale. I mezzi impiegati ricorrono alla semplificazione degli elementi: gli schermi monocromi ciechi, i volumi pieni e i tagli verticali vetrati si sostituiscono all’esibizione tecnologica, ottenuta con la struttura e l’impiantistica mantenute esternamente a vista come segno identificativo. L’architettura privilegia nuove forme espressive, anch’esse fondate su avanzate soluzioni “scientifiche”, ora controllate per evitarne il predominio figurativo, precedendo una fase prossima ad avvenire attenta invece alle articolazioni spaziali e agli invasi volumetrici degli interni architettonici, verso un’intenzione “artistica” dell’architettura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.