Dopo avere definito la natura, i caratteri, le trame del romanzo giallo attraverso l’esame dei suoi più acuti interpreti (Wystan Hugh Auden, Gilbert Keith Chesterton, Helmut Herissenbuttel, Siegfried Kracauer, Tzvetan Todorov, S.S. Van Dine…), il saggio studia la narrativa di Giuseppe Pontiggia alla luce dei tratti distintivi di questo genere, che non è necessariamente un racconto di intrattenimento banale, ma può anche diventare un affilato strumento ermeneutico, un mezzo di agnizione con cui mettere a nudo, insieme con il colpevole, le miserie umane, connotate, in Pontiggia, da volgarità d’animo, grettezza, ipocrisia, egoismo. Il genere del giallo può quindi orientarsi verso una critica di costume e una gnomica moralistica che in uno scrittore come lui, incline alla filologia e all’esattezza lessicale, trae le sue deduzioni dal comportamento verbale dei suoi personaggi. La sua propensione per il genere poliziesco non si deve all’amore per la suspense, né per un’inclinazione all’intreccio, e tanto meno per guadagnare un facile consenso, quanto invece perché è il genere che meglio si presta a esercitare la critica del linguaggio, da parte di un autore in caccia per un verso delle sue potenzialità espressive e per un altro verso delle sue “malattie”. Non è un caso che nel Giocatore invisibile la vicenda nasca da una lettera anonima, dalla quale la personalità di chi l’ha scritta affiora attraverso i clichés linguistici, i toni falsamente paternalistici, le insinuanti litoti, i felpati eufemismi. Pontiggia risulta un detective delle parole che investiga sulla lingua che non comunica ma occulta, non designa cose reali ma raffigura una realtà che non esiste.
Battistini, A. (2015). I romanzi investiganti di Giuseppe Pontiggia. Novara : Interlinea.
I romanzi investiganti di Giuseppe Pontiggia
BATTISTINI, ANDREA
2015
Abstract
Dopo avere definito la natura, i caratteri, le trame del romanzo giallo attraverso l’esame dei suoi più acuti interpreti (Wystan Hugh Auden, Gilbert Keith Chesterton, Helmut Herissenbuttel, Siegfried Kracauer, Tzvetan Todorov, S.S. Van Dine…), il saggio studia la narrativa di Giuseppe Pontiggia alla luce dei tratti distintivi di questo genere, che non è necessariamente un racconto di intrattenimento banale, ma può anche diventare un affilato strumento ermeneutico, un mezzo di agnizione con cui mettere a nudo, insieme con il colpevole, le miserie umane, connotate, in Pontiggia, da volgarità d’animo, grettezza, ipocrisia, egoismo. Il genere del giallo può quindi orientarsi verso una critica di costume e una gnomica moralistica che in uno scrittore come lui, incline alla filologia e all’esattezza lessicale, trae le sue deduzioni dal comportamento verbale dei suoi personaggi. La sua propensione per il genere poliziesco non si deve all’amore per la suspense, né per un’inclinazione all’intreccio, e tanto meno per guadagnare un facile consenso, quanto invece perché è il genere che meglio si presta a esercitare la critica del linguaggio, da parte di un autore in caccia per un verso delle sue potenzialità espressive e per un altro verso delle sue “malattie”. Non è un caso che nel Giocatore invisibile la vicenda nasca da una lettera anonima, dalla quale la personalità di chi l’ha scritta affiora attraverso i clichés linguistici, i toni falsamente paternalistici, le insinuanti litoti, i felpati eufemismi. Pontiggia risulta un detective delle parole che investiga sulla lingua che non comunica ma occulta, non designa cose reali ma raffigura una realtà che non esiste.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


