L’articolo ricorda la profonda vocazione interdisciplinare di Ezio Raimondi, che si è sempre tradotta in una tecnica ermeneutica intesa come avventura, peripezia, azzardo. Si ipotizzano anche le remote ascendenze di questo metodo, fondato, ancora più che sui maestri in praesentia, su quelli in absentia, grazie ai quali la sua ricerca si è mossa senza mai professare appartenenze di scuole e senza schemi interpretativi prefissati o ripetizioni del risaputo. Il suo profilo è quello di un uomo di prospettive, non di appartenenza, con la vocazione per i tracciati plurimi e per una dialettica pluralistica che lo rendono estraneo a sintesi teleologiche e armoniche. Nel cogliere i molti aspetti di un problema critico, anche apparentemente lontani tra loro, egli conferiva all’interpretazione una energheia di tipo humboldtiano, dinamica nell’intuire il senso delle metamorfosi avvenute nella trasmissione del sapere e costantemente rispettosa dell’alterità, in una tensione sperimentale che nasceva dal confronto incessante. Di là dai miti e dalle formule, in Raimondi è venuto a realizzarsi un autentico circolo della comprensione, nel quale l’empiria poggia su un sostrato di razionalismo e l’audacia delle ipotesi si sposa all’esattezza della verifica rigorosa.
Battistini, A. (2015). Testimonianze per Ezio Raimondi. BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI VICHIANI, 45(1), 7-15.
Testimonianze per Ezio Raimondi
BATTISTINI, ANDREA
2015
Abstract
L’articolo ricorda la profonda vocazione interdisciplinare di Ezio Raimondi, che si è sempre tradotta in una tecnica ermeneutica intesa come avventura, peripezia, azzardo. Si ipotizzano anche le remote ascendenze di questo metodo, fondato, ancora più che sui maestri in praesentia, su quelli in absentia, grazie ai quali la sua ricerca si è mossa senza mai professare appartenenze di scuole e senza schemi interpretativi prefissati o ripetizioni del risaputo. Il suo profilo è quello di un uomo di prospettive, non di appartenenza, con la vocazione per i tracciati plurimi e per una dialettica pluralistica che lo rendono estraneo a sintesi teleologiche e armoniche. Nel cogliere i molti aspetti di un problema critico, anche apparentemente lontani tra loro, egli conferiva all’interpretazione una energheia di tipo humboldtiano, dinamica nell’intuire il senso delle metamorfosi avvenute nella trasmissione del sapere e costantemente rispettosa dell’alterità, in una tensione sperimentale che nasceva dal confronto incessante. Di là dai miti e dalle formule, in Raimondi è venuto a realizzarsi un autentico circolo della comprensione, nel quale l’empiria poggia su un sostrato di razionalismo e l’audacia delle ipotesi si sposa all’esattezza della verifica rigorosa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


