I progetti d'integrazione in atto a livello di grandi aree geopolitiche ed economiche, richiedendo l'adozione di regole comuni, riducono la sovranità degli Stati in funzione della centralizzazione dei poteri decisionali. Ma, corrispondentemente, vediamo crescere anche l'esigenza di norme particolari e differenziate per le diverse parti dei medesimi territori nazionali, cosicché lo Stato unitario deve oggi adeguarsi a gestire, in opposte direzioni, consistenti limitazioni della propria sovranità. Se è vero che alcuni Stati sono riusciti meglio di altri a reggere l'urto della crescita delle autonomie, perché già attrezzati a livello istituzionale per rispondere a queste esigenze e al tempo stesso beneficiano del considerevole elemento di coesione nazionale dato dal possedere economie forti (Germania e Svizzera), altri Stati hanno scelto la via di una completa trasformazione, dissolvendosi attraverso un processo graduale e ponderato di tipo centrifugo: è il caso del Belgio. Perfino la Francia, che ha sempre rappresentato il modello di Stato centralizzato, va oggi nella direzione di allargare le autonomie e decentrare a livello periferico poteri e centri decisionali. In risposta a queste esigenze il nostro ordinamento ha subito e subisce significative trasformazioni, recentemente culminate in profonde modifiche della Costituzione, che hanno attuato una forte ridistribuzione di competenze tra lo Stato e gli enti territoriali. In questo quadro l'applicazione del principio di sussidiarietà costituisce senza dubbio una chiave di lettura importante e significativa, non solo per ridefinire i livelli di governo in senso verticale, ma anche il rapporto tra funzioni pubbliche e interventi dei privati nell'ambito della riforma del Titolo V parte II della Costituzione e delle trasformazioni istituzionali in atto. Tuttavia la previsione costituzionale deve trovar corpo nei provvedimenti di attuazione che sono allo studio del Governo e pertanto non sono ancora certi e definiti molti degli aspetti del nuovo quadro istituzionale. La situazione diviene ancora più complessa se si tiene conto degli ulteriori progetti di riforma costituzionale che, anche la dove non trovassero concreta e completa attuazione, certamente incideranno sui provvedimenti di applicazione della riforma già approvata. Necessita perciò un'analisi puntuale che consenta di evidenziare gli effetti della nuova distribuzione e configurazione di competenze e dei poteri.
CIMBALO G. (2005). Principio di sussidiarietà e ridistribuzione delle funzioni tra Stato, enti territoriali e privati.
Principio di sussidiarietà e ridistribuzione delle funzioni tra Stato, enti territoriali e privati
CIMBALO, GIOVANNI
2005
Abstract
I progetti d'integrazione in atto a livello di grandi aree geopolitiche ed economiche, richiedendo l'adozione di regole comuni, riducono la sovranità degli Stati in funzione della centralizzazione dei poteri decisionali. Ma, corrispondentemente, vediamo crescere anche l'esigenza di norme particolari e differenziate per le diverse parti dei medesimi territori nazionali, cosicché lo Stato unitario deve oggi adeguarsi a gestire, in opposte direzioni, consistenti limitazioni della propria sovranità. Se è vero che alcuni Stati sono riusciti meglio di altri a reggere l'urto della crescita delle autonomie, perché già attrezzati a livello istituzionale per rispondere a queste esigenze e al tempo stesso beneficiano del considerevole elemento di coesione nazionale dato dal possedere economie forti (Germania e Svizzera), altri Stati hanno scelto la via di una completa trasformazione, dissolvendosi attraverso un processo graduale e ponderato di tipo centrifugo: è il caso del Belgio. Perfino la Francia, che ha sempre rappresentato il modello di Stato centralizzato, va oggi nella direzione di allargare le autonomie e decentrare a livello periferico poteri e centri decisionali. In risposta a queste esigenze il nostro ordinamento ha subito e subisce significative trasformazioni, recentemente culminate in profonde modifiche della Costituzione, che hanno attuato una forte ridistribuzione di competenze tra lo Stato e gli enti territoriali. In questo quadro l'applicazione del principio di sussidiarietà costituisce senza dubbio una chiave di lettura importante e significativa, non solo per ridefinire i livelli di governo in senso verticale, ma anche il rapporto tra funzioni pubbliche e interventi dei privati nell'ambito della riforma del Titolo V parte II della Costituzione e delle trasformazioni istituzionali in atto. Tuttavia la previsione costituzionale deve trovar corpo nei provvedimenti di attuazione che sono allo studio del Governo e pertanto non sono ancora certi e definiti molti degli aspetti del nuovo quadro istituzionale. La situazione diviene ancora più complessa se si tiene conto degli ulteriori progetti di riforma costituzionale che, anche la dove non trovassero concreta e completa attuazione, certamente incideranno sui provvedimenti di applicazione della riforma già approvata. Necessita perciò un'analisi puntuale che consenta di evidenziare gli effetti della nuova distribuzione e configurazione di competenze e dei poteri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.