Il capitolo “Briefing, debriefing and support” di A. Amato e G. Mack fa parte del volume “Children and Justice – Overcoming Language Barriers” (2015), Balogh, K. e Salaets H. (eds.) pubblicato da Intersentia: Cambridge, Antwerp, Portland. La monografia, disponibile anche online all’indirizzo https://www.arts.kuleuven.be/tolkwetenschap/projecten/co_minor_in_quest/children-and-justice, è il risultato di un progetto di ricerca europeo finanziato dalla DG Giustizia della Commissione approvato con grant agreement JUST/2011/JPEN/AG/2961 (CO-Minor-IN/QUEST - Cooperation in interpreter-mediated questioning of minors). Al progetto della durata di 24 mesi hanno partecipato: Heriot-Watt University di Edimburgo, ISIT di Parigi, Lessius University di Anversa (ora KU Leuven), DIT – Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna e Eszeter, organizzazione per la tutela dei diritti dell’infanzia di Budapest. Lo studio si basa su una tipologia di dati mai raccolta prima riguardo all’interpretazione interlinguistica e la mediazione interculturale per i minori coinvolti in procedimenti penali di cui non conoscono la lingua. Si tratta di un ambito cui è stata rivolta pochissima attenzione e ricerca in passato. Benché infatti esista una consistente letteratura sull’ascolto dei minori non alloglotti nei procedimenti giudiziari, i lavori internazionali che si concentrano sulla comunicazione giuridico-giudiziaria mediata da interpreti che coinvolge i minori si contano sulle dita di una mano e nessuna ricerca condotta finora in materia ha mai preso in considerazione l’Italia. Il progetto si è concentrato in particolare sugli interrogatori di polizia mediati da interpreti che coinvolgono minori in qualità di vittime, sospetti e testimoni in quanto soggetti vulnerabili. Il lavoro di ricerca si fonda sulla definizione di minore contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 (Art. 1: “Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile”); si ispira inoltre al libro verde della Commissione europea “ Procedural Safeguards for Suspects and Defendants in Criminal Proceedings throughout the EU” del 2003 che include tra le condizioni di vulnerabilità quella della minore età e alla Direttiva 2010/64/EU del 20 Ottobre 2010 (art. 2 e 5) che sancisce il diritto all’interpretazione per sospetti, vittime e testimoni (inclusi i minori) che non conoscono la lingua del procedimento penale a cui partecipano. Allo scopo di individuare gli strumenti e i metodi più appropriati per fornire ai minori informazioni, sostegno e protezione nel corso degli interrogatori di polizia è stato condotto un sondaggio tramite questionario online rivolto a 4 diverse categorie professionali: giuristi e forze dell’ordine, psicologi, assistenti sociali ed educatori, e interpreti/mediatori culturali. Il questionario ha un’impostazione multidisciplinare ed è stato preparato sulla base della letteratura esistente e di un seminario che ha visto la partecipazione di giudici minorili, psicologi, assistenti sociali e interpreti esperi nel lavoro con minori. Alla diffusione del questionario ha fornito un prezioso contributo il Dipartimento Giustizia Minorile – Direzione Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari. Con questa metodologia di indagine si sono voluti individuare i punti di forza e di debolezza percepiti dalle 4 categorie professionali individuate nonché la loro percezione del proprio ruolo e di quello degli altri professionisti e i suggerimenti per sviluppare buone pratiche o migliorare quelle già esistenti. I rispondenti sono stati oltre 1200, principalmente da Italia (37% del totale), Francia, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Paesi Bassi e Norvegia. Il capitolo “Briefing, debriefing and support” di A. Amato e G. Mack fa parte del volume “Children and Justice – Overcoming Language Barriers” (2015), Balogh, K. e Salaets H. (eds.) pubblicato da Intersentia: Cambridge, Antwerp, Portland. La monografia, disponibile anche online all’indirizzo https://www.arts.kuleuven.be/tolkwetenschap/projecten/co_minor_in_quest/children-and-justice, è il risultato di un progetto di ricerca europeo finanziato dalla DG Giustizia della Commissione approvato con grant agreement JUST/2011/JPEN/AG/2961 (CO-Minor-IN/QUEST - Cooperation in interpreter-mediated questioning of minors). Al progetto della durata di 24 mesi hanno partecipato: Heriot-Watt University di Edimburgo, ISIT di Parigi, Lessius University di Anversa (ora KU Leuven), DIT – Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna e Eszeter, organizzazione per la tutela dei diritti dell’infanzia di Budapest. Lo studio si basa su una tipologia di dati mai raccolta prima riguardo all’interpretazione interlinguistica e la mediazione interculturale per i minori coinvolti in procedimenti penali di cui non conoscono la lingua. Si tratta di un ambito cui è stata rivolta pochissima attenzione e ricerca in passato. Benché infatti esista una consistente letteratura sull’ascolto dei minori non alloglotti nei procedimenti giudiziari, i lavori internazionali che si concentrano sulla comunicazione giuridico-giudiziaria mediata da interpreti che coinvolge i minori si contano sulle dita di una mano e nessuna ricerca condotta finora in materia ha mai preso in considerazione l’Italia. Il progetto si è concentrato in particolare sugli interrogatori di polizia mediati da interpreti che coinvolgono minori in qualità di vittime, sospetti e testimoni in quanto soggetti vulnerabili. Il lavoro di ricerca si fonda sulla definizione di minore contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 (Art. 1: “Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile”); si ispira inoltre al libro verde della Commissione europea “ Procedural Safeguards for Suspects and Defendants in Criminal Proceedings throughout the EU” del 2003 che include tra le condizioni di vulnerabilità quella della minore età e alla Direttiva 2010/64/EU del 20 Ottobre 2010 (art. 2 e 5) che sancisce il diritto all’interpretazione per sospetti, vittime e testimoni (inclusi i minori) che non conoscono la lingua del procedimento penale a cui partecipano. Allo scopo di individuare gli strumenti e i metodi più appropriati per fornire ai minori informazioni, sostegno e protezione nel corso degli interrogatori di polizia è stato condotto un sondaggio tramite questionario online rivolto a 4 diverse categorie professionali: giuristi e forze dell’ordine, psicologi, assistenti sociali ed educatori, e interpreti/mediatori culturali. Il questionario ha un’impostazione multidisciplinare ed è stato preparato sulla base della letteratura esistente e di un seminario che ha visto la partecipazione di giudici minorili, psicologi, assistenti sociali e interpreti esperi nel lavoro con minori. Alla diffusione del questionario ha fornito un prezioso contributo il Dipartimento Giustizia Minorile – Direzione Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari. Con questa metodologia di indagine si sono voluti individuare i punti di forza e di debolezza percepiti dalle 4 categorie professionali individuate nonché la loro percezione del proprio ruolo e di quello degli altri professionisti e i suggerimenti per sviluppare buone pratiche o migliorare quelle già esistenti. I rispondenti sono stati oltre 1200, principalmente da Italia (37% del totale), Francia, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Paesi Bassi e Norvegia. Il capitolo a firma di Amato e Mack sul briefing, debriefing e supporto agli interpreti analizza e interpreta i dati del questionario relativi a questi tre aspetti delle interviste di polizia che coinvolgono minori alloglotti. Ai rispondenti sono state proposte domande sia aperte sia chiuse che hanno consentito alle ricercatrici di condurre in seguito un’analisi delle risposte in chiave sia quantitativa che qualitativa. Il campione per questa parte del questionario è composto da 547 rispondenti di 12 Paesi (di cui 314 interpreti e 233 rappresentanti delle altre professioni). Dall’indagine è emerso in modo chiaro che fornire informazioni preliminari agli interpreti (sul caso in questione, sul minore in particolare, sulle tecniche di interrogatorio) è una pratica poco diffusa ovunque, il che rende più arduo il lavoro dell’interprete e non avvantaggia la comunicazione col minore, ma anzi può renderla meno efficace e meno rispondente alle esigenze linguistico-cognitive del soggetto alloglotta vulnerabile che viene intervistato. Riguardo poi alla possibilità per l’interprete di discutere l’intervista ex-post insieme agli altri professionisti (debriefing) i risultati sono ugualmente preoccupanti. Non viene data agli interpreti la possibilità di discutere l’intervista una volta completata oppure, qualora ciò avvenga, lo scopo è solo quello da parte degli altri professionisti di ottenere informazioni aggiuntive o addirittura opinioni dell’interprete sul minore. Un altro aspetto particolarmente delicato affrontato in questo capitolo è il supporto agli interpreti che lavorano con i minori vittime o testimoni di reati (ad es. abusi, traffico di esseri umani, maltrattamentei). La natura dei reati e il coinvolgimento di soggetti vulnerabli hanno un impatto emotivo forte sugli interpreti che lascia un segno (stress vicario o disturbo da stress post-traumatico ad esempio), tanto che alcuni interpreti hanno dichiarato di dover ricorrere a titolo privato ed individuale al sostegno di psicologi e/o a counselling. A fronte delle numerose carenze, ma anche delle buone pratiche emerse dalle risposte al questionario è stato possibile individuare varie linee di azione per il futuro. In particolare è stata segnalata l’opportunità di organizzare corsi di formazione congiunta per le diverse professioni che operano con i minori alloglotti nell’ambito dei procedimenti penali. Questo consentirebbe ai diversi professionisti di migliorare le conoscenze relative al ruolo degli altri e di costruire un rapporto di fiducia che non solo agevola il lavoro congiunto ma soprattutto tutela il superiore interesse del minore. In particolare, la creazione di mini-équipe di professionisti che lavorano insieme in maniera continuativa è stata individuata come buona pratica da attuare non solo a beneficio del capacity-building di tutte le professioni, ma anzitutto per meglio tutelare e accompagnare il minore che deve affrontare un procedimento legale in una lingua e in una cultura che non conosce. Il lavoro apre pertanto nuovi orizzonti per la ricerca e la didattica, tanto che la Direzione generale Giustizia ha deciso di finanziare un secondo progetto (triennale) che prosegua questa linea di ricerca, attualmente in corso. In particolare si sta estendendo l’indagine ai minori italiani e stranieri tramite l’organizzazione di interviste semi-strutturate, altra attività mai condatta in quest’ambito finora.

Amato, A.A.M., Mack, G. (2015). Briefing, debriefing and support. Antwerpen, Cambridge, Portland : Intersentia.

Briefing, debriefing and support

Amato, Amalia Agata Maria;Mack, Gabriele
2015

Abstract

Il capitolo “Briefing, debriefing and support” di A. Amato e G. Mack fa parte del volume “Children and Justice – Overcoming Language Barriers” (2015), Balogh, K. e Salaets H. (eds.) pubblicato da Intersentia: Cambridge, Antwerp, Portland. La monografia, disponibile anche online all’indirizzo https://www.arts.kuleuven.be/tolkwetenschap/projecten/co_minor_in_quest/children-and-justice, è il risultato di un progetto di ricerca europeo finanziato dalla DG Giustizia della Commissione approvato con grant agreement JUST/2011/JPEN/AG/2961 (CO-Minor-IN/QUEST - Cooperation in interpreter-mediated questioning of minors). Al progetto della durata di 24 mesi hanno partecipato: Heriot-Watt University di Edimburgo, ISIT di Parigi, Lessius University di Anversa (ora KU Leuven), DIT – Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna e Eszeter, organizzazione per la tutela dei diritti dell’infanzia di Budapest. Lo studio si basa su una tipologia di dati mai raccolta prima riguardo all’interpretazione interlinguistica e la mediazione interculturale per i minori coinvolti in procedimenti penali di cui non conoscono la lingua. Si tratta di un ambito cui è stata rivolta pochissima attenzione e ricerca in passato. Benché infatti esista una consistente letteratura sull’ascolto dei minori non alloglotti nei procedimenti giudiziari, i lavori internazionali che si concentrano sulla comunicazione giuridico-giudiziaria mediata da interpreti che coinvolge i minori si contano sulle dita di una mano e nessuna ricerca condotta finora in materia ha mai preso in considerazione l’Italia. Il progetto si è concentrato in particolare sugli interrogatori di polizia mediati da interpreti che coinvolgono minori in qualità di vittime, sospetti e testimoni in quanto soggetti vulnerabili. Il lavoro di ricerca si fonda sulla definizione di minore contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 (Art. 1: “Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile”); si ispira inoltre al libro verde della Commissione europea “ Procedural Safeguards for Suspects and Defendants in Criminal Proceedings throughout the EU” del 2003 che include tra le condizioni di vulnerabilità quella della minore età e alla Direttiva 2010/64/EU del 20 Ottobre 2010 (art. 2 e 5) che sancisce il diritto all’interpretazione per sospetti, vittime e testimoni (inclusi i minori) che non conoscono la lingua del procedimento penale a cui partecipano. Allo scopo di individuare gli strumenti e i metodi più appropriati per fornire ai minori informazioni, sostegno e protezione nel corso degli interrogatori di polizia è stato condotto un sondaggio tramite questionario online rivolto a 4 diverse categorie professionali: giuristi e forze dell’ordine, psicologi, assistenti sociali ed educatori, e interpreti/mediatori culturali. Il questionario ha un’impostazione multidisciplinare ed è stato preparato sulla base della letteratura esistente e di un seminario che ha visto la partecipazione di giudici minorili, psicologi, assistenti sociali e interpreti esperi nel lavoro con minori. Alla diffusione del questionario ha fornito un prezioso contributo il Dipartimento Giustizia Minorile – Direzione Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari. Con questa metodologia di indagine si sono voluti individuare i punti di forza e di debolezza percepiti dalle 4 categorie professionali individuate nonché la loro percezione del proprio ruolo e di quello degli altri professionisti e i suggerimenti per sviluppare buone pratiche o migliorare quelle già esistenti. I rispondenti sono stati oltre 1200, principalmente da Italia (37% del totale), Francia, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Paesi Bassi e Norvegia. Il capitolo “Briefing, debriefing and support” di A. Amato e G. Mack fa parte del volume “Children and Justice – Overcoming Language Barriers” (2015), Balogh, K. e Salaets H. (eds.) pubblicato da Intersentia: Cambridge, Antwerp, Portland. La monografia, disponibile anche online all’indirizzo https://www.arts.kuleuven.be/tolkwetenschap/projecten/co_minor_in_quest/children-and-justice, è il risultato di un progetto di ricerca europeo finanziato dalla DG Giustizia della Commissione approvato con grant agreement JUST/2011/JPEN/AG/2961 (CO-Minor-IN/QUEST - Cooperation in interpreter-mediated questioning of minors). Al progetto della durata di 24 mesi hanno partecipato: Heriot-Watt University di Edimburgo, ISIT di Parigi, Lessius University di Anversa (ora KU Leuven), DIT – Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna e Eszeter, organizzazione per la tutela dei diritti dell’infanzia di Budapest. Lo studio si basa su una tipologia di dati mai raccolta prima riguardo all’interpretazione interlinguistica e la mediazione interculturale per i minori coinvolti in procedimenti penali di cui non conoscono la lingua. Si tratta di un ambito cui è stata rivolta pochissima attenzione e ricerca in passato. Benché infatti esista una consistente letteratura sull’ascolto dei minori non alloglotti nei procedimenti giudiziari, i lavori internazionali che si concentrano sulla comunicazione giuridico-giudiziaria mediata da interpreti che coinvolge i minori si contano sulle dita di una mano e nessuna ricerca condotta finora in materia ha mai preso in considerazione l’Italia. Il progetto si è concentrato in particolare sugli interrogatori di polizia mediati da interpreti che coinvolgono minori in qualità di vittime, sospetti e testimoni in quanto soggetti vulnerabili. Il lavoro di ricerca si fonda sulla definizione di minore contenuta nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 (Art. 1: “Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile”); si ispira inoltre al libro verde della Commissione europea “ Procedural Safeguards for Suspects and Defendants in Criminal Proceedings throughout the EU” del 2003 che include tra le condizioni di vulnerabilità quella della minore età e alla Direttiva 2010/64/EU del 20 Ottobre 2010 (art. 2 e 5) che sancisce il diritto all’interpretazione per sospetti, vittime e testimoni (inclusi i minori) che non conoscono la lingua del procedimento penale a cui partecipano. Allo scopo di individuare gli strumenti e i metodi più appropriati per fornire ai minori informazioni, sostegno e protezione nel corso degli interrogatori di polizia è stato condotto un sondaggio tramite questionario online rivolto a 4 diverse categorie professionali: giuristi e forze dell’ordine, psicologi, assistenti sociali ed educatori, e interpreti/mediatori culturali. Il questionario ha un’impostazione multidisciplinare ed è stato preparato sulla base della letteratura esistente e di un seminario che ha visto la partecipazione di giudici minorili, psicologi, assistenti sociali e interpreti esperi nel lavoro con minori. Alla diffusione del questionario ha fornito un prezioso contributo il Dipartimento Giustizia Minorile – Direzione Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari. Con questa metodologia di indagine si sono voluti individuare i punti di forza e di debolezza percepiti dalle 4 categorie professionali individuate nonché la loro percezione del proprio ruolo e di quello degli altri professionisti e i suggerimenti per sviluppare buone pratiche o migliorare quelle già esistenti. I rispondenti sono stati oltre 1200, principalmente da Italia (37% del totale), Francia, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Paesi Bassi e Norvegia. Il capitolo a firma di Amato e Mack sul briefing, debriefing e supporto agli interpreti analizza e interpreta i dati del questionario relativi a questi tre aspetti delle interviste di polizia che coinvolgono minori alloglotti. Ai rispondenti sono state proposte domande sia aperte sia chiuse che hanno consentito alle ricercatrici di condurre in seguito un’analisi delle risposte in chiave sia quantitativa che qualitativa. Il campione per questa parte del questionario è composto da 547 rispondenti di 12 Paesi (di cui 314 interpreti e 233 rappresentanti delle altre professioni). Dall’indagine è emerso in modo chiaro che fornire informazioni preliminari agli interpreti (sul caso in questione, sul minore in particolare, sulle tecniche di interrogatorio) è una pratica poco diffusa ovunque, il che rende più arduo il lavoro dell’interprete e non avvantaggia la comunicazione col minore, ma anzi può renderla meno efficace e meno rispondente alle esigenze linguistico-cognitive del soggetto alloglotta vulnerabile che viene intervistato. Riguardo poi alla possibilità per l’interprete di discutere l’intervista ex-post insieme agli altri professionisti (debriefing) i risultati sono ugualmente preoccupanti. Non viene data agli interpreti la possibilità di discutere l’intervista una volta completata oppure, qualora ciò avvenga, lo scopo è solo quello da parte degli altri professionisti di ottenere informazioni aggiuntive o addirittura opinioni dell’interprete sul minore. Un altro aspetto particolarmente delicato affrontato in questo capitolo è il supporto agli interpreti che lavorano con i minori vittime o testimoni di reati (ad es. abusi, traffico di esseri umani, maltrattamentei). La natura dei reati e il coinvolgimento di soggetti vulnerabli hanno un impatto emotivo forte sugli interpreti che lascia un segno (stress vicario o disturbo da stress post-traumatico ad esempio), tanto che alcuni interpreti hanno dichiarato di dover ricorrere a titolo privato ed individuale al sostegno di psicologi e/o a counselling. A fronte delle numerose carenze, ma anche delle buone pratiche emerse dalle risposte al questionario è stato possibile individuare varie linee di azione per il futuro. In particolare è stata segnalata l’opportunità di organizzare corsi di formazione congiunta per le diverse professioni che operano con i minori alloglotti nell’ambito dei procedimenti penali. Questo consentirebbe ai diversi professionisti di migliorare le conoscenze relative al ruolo degli altri e di costruire un rapporto di fiducia che non solo agevola il lavoro congiunto ma soprattutto tutela il superiore interesse del minore. In particolare, la creazione di mini-équipe di professionisti che lavorano insieme in maniera continuativa è stata individuata come buona pratica da attuare non solo a beneficio del capacity-building di tutte le professioni, ma anzitutto per meglio tutelare e accompagnare il minore che deve affrontare un procedimento legale in una lingua e in una cultura che non conosce. Il lavoro apre pertanto nuovi orizzonti per la ricerca e la didattica, tanto che la Direzione generale Giustizia ha deciso di finanziare un secondo progetto (triennale) che prosegua questa linea di ricerca, attualmente in corso. In particolare si sta estendendo l’indagine ai minori italiani e stranieri tramite l’organizzazione di interviste semi-strutturate, altra attività mai condatta in quest’ambito finora.
2015
Children and justice: overcoming language barriers. Cooperation in interpreter-mediated questioning of minors
247
280
Amato, A.A.M., Mack, G. (2015). Briefing, debriefing and support. Antwerpen, Cambridge, Portland : Intersentia.
Amato, Amalia Agata Maria; Mack, Gabriele
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