Frank Zappa, com’è noto, è stato senz’altro uno dei protagonisti del Novecento musicale e, soprattutto, una delle figure meno inquadrabili, più difficilmente classificabili nel panorama contemporaneo. Nel caso di Zappa, infatti, pressoché tutte le griglie concettuali e gli schemi categoriali con i quali siamo soliti comprendere – o, quanto meno, tentare di comprendere – i fenomeni artistici della nostra epoca vengono irrimediabilmente a perdere il loro senso e la loro funzione. Tali schemi e griglie finiscono semplicemente ma fatalmente per saltare per aria, per così dire, a contatto con forme e materiali musicali così “esplosivi” e, soprattutto, “non incasellabili”, come quelli prodotti da Zappa in quantità debordante, a dir poco incontenibile, in poco più di un venticinquennio di attività ufficiale – dall’esordio fulminante con Freak Out! del 1966 all’ultimo disco da lui realizzato ancora in vita, The Yellow Shark del 1993. Cantante e chitarrista (anzi, vero e proprio guitar hero per svariate generazioni di chitarristi rock) ma anche direttore d’orchestra; autore di canzoncine pop demenziali, con testi di una volgarità e stupidità davvero senza precedenti, ma al contempo compositore estremamente sofisticato, autore di alcune fra le partiture più complesse del tardo Novecento: Frank Zappa è stato questo e ancora molto, molto altro. Non a caso, a proposito delle registrazioni su disco e, forse ancor di più, delle entusiasmanti, imprevedibili e sempre spiazzanti performance live di Zappa con la sua band storica, i Mothers of Invention, il musicologo Richard Middleton, studioso estremamente serio e impegnato della popular music in tutte le sue sfaccettature, ha parlato esplicitamente – coniando una sorta di espressione ossimorica a mio giudizio molto felice e azzeccata – di «esempi di oggetti di consumo d’avanguardia». Ora, Zappa si è spento prematuramente nel dicembre 1993, stroncato a soli 52 anni da un cancro alla prostata. Nel 2013, dunque, si è celebrato il ventennale dalla sua scomparsa e, com’era prevedibile, in quell’anno e anche in quelli immediatamente successivi si è assistito a un discreto proliferare di iniziative di vario tipo volte a ricordare la sua figura e ad esaltare il suo estro e la sua estetica particolarissima, assolutamente imprevedibile, insomma “absolutely free” per dirla col titolo di uno dei suoi dischi più belli e famosi. Tra queste iniziative è possibile citare sia la pubblicazione di libri su Zappa, sia la realizzazione di dischi con nuove interpretazioni delle sue composizioni, sia infine omaggi sotto forma di concerti e manifestazioni musicali dal vivo.
Marino, S. (2016). Frank Zappa: l’estetica eccentrica di un musicista “absolutely free”. Parte 1. SCENARI, 12 maggio 2016, 0-0.
Frank Zappa: l’estetica eccentrica di un musicista “absolutely free”. Parte 1
MARINO, STEFANO
2016
Abstract
Frank Zappa, com’è noto, è stato senz’altro uno dei protagonisti del Novecento musicale e, soprattutto, una delle figure meno inquadrabili, più difficilmente classificabili nel panorama contemporaneo. Nel caso di Zappa, infatti, pressoché tutte le griglie concettuali e gli schemi categoriali con i quali siamo soliti comprendere – o, quanto meno, tentare di comprendere – i fenomeni artistici della nostra epoca vengono irrimediabilmente a perdere il loro senso e la loro funzione. Tali schemi e griglie finiscono semplicemente ma fatalmente per saltare per aria, per così dire, a contatto con forme e materiali musicali così “esplosivi” e, soprattutto, “non incasellabili”, come quelli prodotti da Zappa in quantità debordante, a dir poco incontenibile, in poco più di un venticinquennio di attività ufficiale – dall’esordio fulminante con Freak Out! del 1966 all’ultimo disco da lui realizzato ancora in vita, The Yellow Shark del 1993. Cantante e chitarrista (anzi, vero e proprio guitar hero per svariate generazioni di chitarristi rock) ma anche direttore d’orchestra; autore di canzoncine pop demenziali, con testi di una volgarità e stupidità davvero senza precedenti, ma al contempo compositore estremamente sofisticato, autore di alcune fra le partiture più complesse del tardo Novecento: Frank Zappa è stato questo e ancora molto, molto altro. Non a caso, a proposito delle registrazioni su disco e, forse ancor di più, delle entusiasmanti, imprevedibili e sempre spiazzanti performance live di Zappa con la sua band storica, i Mothers of Invention, il musicologo Richard Middleton, studioso estremamente serio e impegnato della popular music in tutte le sue sfaccettature, ha parlato esplicitamente – coniando una sorta di espressione ossimorica a mio giudizio molto felice e azzeccata – di «esempi di oggetti di consumo d’avanguardia». Ora, Zappa si è spento prematuramente nel dicembre 1993, stroncato a soli 52 anni da un cancro alla prostata. Nel 2013, dunque, si è celebrato il ventennale dalla sua scomparsa e, com’era prevedibile, in quell’anno e anche in quelli immediatamente successivi si è assistito a un discreto proliferare di iniziative di vario tipo volte a ricordare la sua figura e ad esaltare il suo estro e la sua estetica particolarissima, assolutamente imprevedibile, insomma “absolutely free” per dirla col titolo di uno dei suoi dischi più belli e famosi. Tra queste iniziative è possibile citare sia la pubblicazione di libri su Zappa, sia la realizzazione di dischi con nuove interpretazioni delle sue composizioni, sia infine omaggi sotto forma di concerti e manifestazioni musicali dal vivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.