Antonio Giolitti, noto soprattutto per essere stato ministro del Bilancio e della Programmazione economica negli anni Sessanta e Settanta del Novecento e per la sua discendenza da Giovanni cui è legato storiograficamente il nome di ‘età giolittiana’, fu un militante antifascista alla fine degli anni Trenta- inizi anni Quaranta e un dirigente partigiano nel 1943-1945. Questa sua esperienza giovanile (era nato nel 1915) egli l’ha descritta sia in un libro autobiografico del 1992 sia in alcuni quadernetti di diario che egli stilò tra l’ottobre 1944 e il maggio 1945 in Francia dove era ripiegato per la cura di una frattura a una gamba (questi quadernetti ritrovati dalla figlia Rosa sono ora conservati all’archivio della Fondazione Basso e di recente editi a cura della stessa Rosa e di Mariuccia Salvati). Cosa emerge da questi scritti? Emerge una particolare interpretazione del fascismo e una forte tensione morale dell’Autore intrecciata con una decisa cultura dell’impegno personale. La sua analisi della realtà italiana e francese è ‘dissacrante’ e mette in luce la persistenza di concezioni nazionalistiche foriere di rinascite fasciste e di comportamenti egoistici che pregiudicano la costruzione del mondo nuovo auspicato da Giolitti. Da qui lo spazio riservato al tema dell’educazione che deve mirare allo sviluppo della personalità individuale e, insieme, allo sviluppo della collettività. Importante anche la visione intransigente dell’epurazione. Altresì importante la concezione ‘gendered’ di Giolitti.
Gagliani, D. (2015). La Resistenza come esperienza morale negli scritti di Antonio Giolitti. STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, 70, 137-152.
La Resistenza come esperienza morale negli scritti di Antonio Giolitti
GAGLIANI, DIANELLA
2015
Abstract
Antonio Giolitti, noto soprattutto per essere stato ministro del Bilancio e della Programmazione economica negli anni Sessanta e Settanta del Novecento e per la sua discendenza da Giovanni cui è legato storiograficamente il nome di ‘età giolittiana’, fu un militante antifascista alla fine degli anni Trenta- inizi anni Quaranta e un dirigente partigiano nel 1943-1945. Questa sua esperienza giovanile (era nato nel 1915) egli l’ha descritta sia in un libro autobiografico del 1992 sia in alcuni quadernetti di diario che egli stilò tra l’ottobre 1944 e il maggio 1945 in Francia dove era ripiegato per la cura di una frattura a una gamba (questi quadernetti ritrovati dalla figlia Rosa sono ora conservati all’archivio della Fondazione Basso e di recente editi a cura della stessa Rosa e di Mariuccia Salvati). Cosa emerge da questi scritti? Emerge una particolare interpretazione del fascismo e una forte tensione morale dell’Autore intrecciata con una decisa cultura dell’impegno personale. La sua analisi della realtà italiana e francese è ‘dissacrante’ e mette in luce la persistenza di concezioni nazionalistiche foriere di rinascite fasciste e di comportamenti egoistici che pregiudicano la costruzione del mondo nuovo auspicato da Giolitti. Da qui lo spazio riservato al tema dell’educazione che deve mirare allo sviluppo della personalità individuale e, insieme, allo sviluppo della collettività. Importante anche la visione intransigente dell’epurazione. Altresì importante la concezione ‘gendered’ di Giolitti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.