Partendo dall'analisi della "drammatizzazione dello sguardo" svolta da Shakespeare in passi cruciali dell'Amleto, viene messa in rilievo la distinzione tra "atto" e "pratica" nel processo percettivo. In tal modo si dà rilievo all'aspetto non riducibile alla prestazione cognitiva che innerva la prassi percettiva. Sviluppi di questi elementi vengono quindi ricercati nella fenomenologia di Max Scheler e in alcune posizioni contemporanee riconducibili alla Gestaltpsychologie e al pragmatismo (attraverso Hilary Putnam). Esito dell'analisi è l'individuazione di una nuova base per concepire l'estetico al di fuori di schemi improntati all'impianto gnoseologista della dottrina moderna dell'esperienza.
Giovanni Matteucci (2016). La percezione come atto e come pratica. AESTHETICA. PRE-PRINT, 100, 91-104.
La percezione come atto e come pratica
MATTEUCCI, GIOVANNI
2016
Abstract
Partendo dall'analisi della "drammatizzazione dello sguardo" svolta da Shakespeare in passi cruciali dell'Amleto, viene messa in rilievo la distinzione tra "atto" e "pratica" nel processo percettivo. In tal modo si dà rilievo all'aspetto non riducibile alla prestazione cognitiva che innerva la prassi percettiva. Sviluppi di questi elementi vengono quindi ricercati nella fenomenologia di Max Scheler e in alcune posizioni contemporanee riconducibili alla Gestaltpsychologie e al pragmatismo (attraverso Hilary Putnam). Esito dell'analisi è l'individuazione di una nuova base per concepire l'estetico al di fuori di schemi improntati all'impianto gnoseologista della dottrina moderna dell'esperienza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.