L’Unione Europea, nel quadro strategico di Europa 2020, ha fissato, tra i cinque obiettivi da raggiungere entro il 2020, quelli dell’istruzione e dell’inclusione sociale. L’inclusione è un principio che comporta l’attuazione di un approccio educativo e didattico basato sul rispetto delle diversità e dei diritti di uguaglianza e partecipazione. Per far sì che questo processo si attui nella scuola i principi posseduti da ogni docente sono determinanti, in quanto alla base dello svolgimento della sua professionalità, e in sede di formazione iniziale o in servizio è necessario prevedere una riflessione su di essi e sulle convinzioni relative. Tra le convinzioni che sono state maggiormente rilevate negli iscritti a corsi di Pedagogia Speciale di Tirocinio Formativo Attivo del 3012/2013 e dei Percorsi Abilitanti Speciali del 2013/2014 all’inizio del percorso di formazione, vi è quella della difficoltà, se non dell’impossibilità, di poter garantire la piena inclusione, quando l’allievo presenti un deficit che non consente di raggiungere gli obiettivi standard del curricolo. Perché avvenga un reale cambiamento di tali convinzioni, a favore di una scuola attenta sia a “quanto si apprende” sia a “come si apprende” e in cui si tenga conto della realtà esistenziale di ogni persona nel processo di acquisizione del sapere, il percorso formativo iniziale dei futuri docenti attualmente previsto è certamente necessario, ma non sufficiente, in quanto non garantisce che, una volta entrati nel mondo della scuola, le acquisizioni teoriche e operative vengano effettivamente messe in gioco. Affinché sia rispettato il diritto di ogni allievo di acquisire il più possibile le competenze fondamentali per esercitare una cittadinanza attiva e consapevole, indipendentemente dalle diverse condizioni fisiche, psichiche, relazionali o sociali che possono caratterizzarlo, e che ciò possa avvenire nell’interazione con i coetanei, producendo un elevamento culturale dell’intera comunità scolastica e sociale di riferimento, come ribadito più volte nei documenti ministeriali nazionali e internazionali, occorre sostenere i docenti nel realizzare l’inclusione con forme di tutoraggio che prevedano l’attivazione di processi riflessivi e valutativi rispetto agli interventi educativi e didattici effettuati, alla luce anche del patrimonio di elaborazione teorica e competenza didattica connotata di “speciale normalità” che la scelta di integrare gli allievi con disabilità nelle classi comuni compiute nel nostro Paese quasi quarant’anni fa (legge 517 del 1977) ci ha portato proficuamente a sistematizzare.

Per una scuola di «qualità» inclusiva: riflessioni sulla formazione dei docenti

SANDRI, PATRIZIA
2015

Abstract

L’Unione Europea, nel quadro strategico di Europa 2020, ha fissato, tra i cinque obiettivi da raggiungere entro il 2020, quelli dell’istruzione e dell’inclusione sociale. L’inclusione è un principio che comporta l’attuazione di un approccio educativo e didattico basato sul rispetto delle diversità e dei diritti di uguaglianza e partecipazione. Per far sì che questo processo si attui nella scuola i principi posseduti da ogni docente sono determinanti, in quanto alla base dello svolgimento della sua professionalità, e in sede di formazione iniziale o in servizio è necessario prevedere una riflessione su di essi e sulle convinzioni relative. Tra le convinzioni che sono state maggiormente rilevate negli iscritti a corsi di Pedagogia Speciale di Tirocinio Formativo Attivo del 3012/2013 e dei Percorsi Abilitanti Speciali del 2013/2014 all’inizio del percorso di formazione, vi è quella della difficoltà, se non dell’impossibilità, di poter garantire la piena inclusione, quando l’allievo presenti un deficit che non consente di raggiungere gli obiettivi standard del curricolo. Perché avvenga un reale cambiamento di tali convinzioni, a favore di una scuola attenta sia a “quanto si apprende” sia a “come si apprende” e in cui si tenga conto della realtà esistenziale di ogni persona nel processo di acquisizione del sapere, il percorso formativo iniziale dei futuri docenti attualmente previsto è certamente necessario, ma non sufficiente, in quanto non garantisce che, una volta entrati nel mondo della scuola, le acquisizioni teoriche e operative vengano effettivamente messe in gioco. Affinché sia rispettato il diritto di ogni allievo di acquisire il più possibile le competenze fondamentali per esercitare una cittadinanza attiva e consapevole, indipendentemente dalle diverse condizioni fisiche, psichiche, relazionali o sociali che possono caratterizzarlo, e che ciò possa avvenire nell’interazione con i coetanei, producendo un elevamento culturale dell’intera comunità scolastica e sociale di riferimento, come ribadito più volte nei documenti ministeriali nazionali e internazionali, occorre sostenere i docenti nel realizzare l’inclusione con forme di tutoraggio che prevedano l’attivazione di processi riflessivi e valutativi rispetto agli interventi educativi e didattici effettuati, alla luce anche del patrimonio di elaborazione teorica e competenza didattica connotata di “speciale normalità” che la scelta di integrare gli allievi con disabilità nelle classi comuni compiute nel nostro Paese quasi quarant’anni fa (legge 517 del 1977) ci ha portato proficuamente a sistematizzare.
2015
Pedagogia militante Diritti, culture, territori
932
938
Patrizia Sandri
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/535694
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