La gestione turistica delle piccole isole è spesso molto difficoltosa, a causa delle caratteristiche fondative dell’insularità stessa, quali l’economia debole e la fragilità ambientale e culturale. In Africa esistono numerose piccole isole che stanno sperimentando un processo di sviluppo collegato allo sfruttamento delle risorse locali, principalmente culturali e storiche. In particolare, intendiamo soffermarci su quelle isole interessate nei secoli dal XV al XIX dal fenomeno della tratta degli schiavi. Sono isole che presentano architettura e storia simile, perché collocate in posizioni molto favorevoli per il controllo dei traffici triangolari tra Europa, Africa e Americhe, e pertanto pedine estremamente ambite nello scacchiere geopolitico europeo nei secoli della sua espansione mercantilistica e coloniale. Le tracce architettoniche lasciate dalle potenze europee hanno fatto di queste isole gioielli insulari, spesso tutelate dall’UNESCO come espressioni dei massimi risultati dell’arte umana, ma anche come luoghi della memoria tragica associata ai fatti disumani perpetrati in questi luoghi per secoli, che hanno portato alla morte migliaia o milioni di individui, al rinnegamento della dignità umana, alla separazione di famiglie, alla perdita di identità. In questo articolo ci proponiamo un confronto tra due isole in particolare, una nell’Africa Occidentale e l’altra nell’Africa Australe, due espressioni diverse di uno stesso fenomeno, sorte alla ribalta storica nello stesso periodo, anche se in contesti culturali differenti: l’una - Gorée, in Senegal - al centro della tratta atlantica, capitale dell’impero francese in Africa Occidentale; l’altra - Ilha de Moçambique, in Mozambico - situata nell’Oceano Indiano e quindi più votata verso i rapporti con l’India e il mondo Arabo, capitale dell’Impero Portoghese nell’Oceano Indiano. Le due isole sono state inserite nella lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO (nel 1978 Gorée, nel 1992 Ilha de Moçambique) ma esse non sono solamente luoghi della memoria, musei all’aria aperta di di atrocità e opulenza ormai passate, ma sono principalmente i territori di comunità viventi in paesi poveri del Sud del mondo, alla ricerca di uno sviluppo economico e umano. Tale sviluppo potrebbe concretizzarsi nella forma del turismo culturale, una particolare tipologia di turismo sostenibile che aspira a migliorare la comprensione tra le culture attraverso il contatto diretto, portando contemporaneamente una fonte di sostentamento alle popolazioni residenti. Il turismo, in tal senso, potrebbe svolgere un ruolo importante nella lotta contro la povertà, ma per un reale lancio sul mercato internazionale è indispensabile un convinto coinvolgimento delle amministrazioni locali e nazionali, nonché delle popolazioni residenti, al fine di inserire l’isola in piani di sviluppo di più ampio respiro, per non creare forme insostenibili di turisticizzazione di enclave. Inoltre, il rapporto con lo sviluppo turistico e la presenza di visitatori stranieri è complesso e ogni comunità vi si adatta differentemente. Questo rende necessaria la partecipazione delle comunità locali alla fase di progettazione dello sviluppo turistico e alla sua successiva implementazione e tuttavia i processi partecipativi sono spesso problematici, perché vanno a toccare dinamiche interne ai gruppi sociali che tradizionalmente non sono partecipativi.
Magnani E. (2007). Sviluppo turistico e piccole isole "degli schiavi". Il caso di Gorée e Ilha de Moçambique. Développement touristique et petites îles "de la traie négrière". Le cas de Gorée et de Ilha de Moçambique.. ROMA : CISU.
Sviluppo turistico e piccole isole "degli schiavi". Il caso di Gorée e Ilha de Moçambique. Développement touristique et petites îles "de la traie négrière". Le cas de Gorée et de Ilha de Moçambique.
MAGNANI, ELISA
2007
Abstract
La gestione turistica delle piccole isole è spesso molto difficoltosa, a causa delle caratteristiche fondative dell’insularità stessa, quali l’economia debole e la fragilità ambientale e culturale. In Africa esistono numerose piccole isole che stanno sperimentando un processo di sviluppo collegato allo sfruttamento delle risorse locali, principalmente culturali e storiche. In particolare, intendiamo soffermarci su quelle isole interessate nei secoli dal XV al XIX dal fenomeno della tratta degli schiavi. Sono isole che presentano architettura e storia simile, perché collocate in posizioni molto favorevoli per il controllo dei traffici triangolari tra Europa, Africa e Americhe, e pertanto pedine estremamente ambite nello scacchiere geopolitico europeo nei secoli della sua espansione mercantilistica e coloniale. Le tracce architettoniche lasciate dalle potenze europee hanno fatto di queste isole gioielli insulari, spesso tutelate dall’UNESCO come espressioni dei massimi risultati dell’arte umana, ma anche come luoghi della memoria tragica associata ai fatti disumani perpetrati in questi luoghi per secoli, che hanno portato alla morte migliaia o milioni di individui, al rinnegamento della dignità umana, alla separazione di famiglie, alla perdita di identità. In questo articolo ci proponiamo un confronto tra due isole in particolare, una nell’Africa Occidentale e l’altra nell’Africa Australe, due espressioni diverse di uno stesso fenomeno, sorte alla ribalta storica nello stesso periodo, anche se in contesti culturali differenti: l’una - Gorée, in Senegal - al centro della tratta atlantica, capitale dell’impero francese in Africa Occidentale; l’altra - Ilha de Moçambique, in Mozambico - situata nell’Oceano Indiano e quindi più votata verso i rapporti con l’India e il mondo Arabo, capitale dell’Impero Portoghese nell’Oceano Indiano. Le due isole sono state inserite nella lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO (nel 1978 Gorée, nel 1992 Ilha de Moçambique) ma esse non sono solamente luoghi della memoria, musei all’aria aperta di di atrocità e opulenza ormai passate, ma sono principalmente i territori di comunità viventi in paesi poveri del Sud del mondo, alla ricerca di uno sviluppo economico e umano. Tale sviluppo potrebbe concretizzarsi nella forma del turismo culturale, una particolare tipologia di turismo sostenibile che aspira a migliorare la comprensione tra le culture attraverso il contatto diretto, portando contemporaneamente una fonte di sostentamento alle popolazioni residenti. Il turismo, in tal senso, potrebbe svolgere un ruolo importante nella lotta contro la povertà, ma per un reale lancio sul mercato internazionale è indispensabile un convinto coinvolgimento delle amministrazioni locali e nazionali, nonché delle popolazioni residenti, al fine di inserire l’isola in piani di sviluppo di più ampio respiro, per non creare forme insostenibili di turisticizzazione di enclave. Inoltre, il rapporto con lo sviluppo turistico e la presenza di visitatori stranieri è complesso e ogni comunità vi si adatta differentemente. Questo rende necessaria la partecipazione delle comunità locali alla fase di progettazione dello sviluppo turistico e alla sua successiva implementazione e tuttavia i processi partecipativi sono spesso problematici, perché vanno a toccare dinamiche interne ai gruppi sociali che tradizionalmente non sono partecipativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.