Per i paesi in via di sviluppo il turismo è un’attività molto significativa come apportatore sia di crescita economica che di sviluppo umano, facendo affluire parte dei guadagni direttamente alle popolazioni locali e funzionando pertanto come fattore di riduzione della povertà. Per molti paesi il turismo riveste un ruolo chiave come settore produttivo molto più di ogni altro settore economico: per più dell’80% dei paesi esso si colloca tra i 5 maggiori prodotti esportati e per un terzo dei PVS rappresenta la maggiore esportazione, contribuendo per il 2% al PIL o al 5% delle esportazioni nazionali. Oggi l’Africa attira solo il 4% del mercato mondiale del turismo, e il 2% delle spese turistiche mondiali; inoltre, gli arrivi turistici rimangono monopolio di un’area molto limitata: la principale destinazione del continente è il Sudafrica, con circa 6 milioni di arrivi (21% del mercato africano). Il turismo presenta alcune caratteristiche che lo rendono appetibile per le politiche di sviluppo, non solo economico, ma anche umano: i consumatori arrivano direttamente in loco, consentendo un ampio indotto; è un’attività labour-intensive, che favorisce la creazione di un alto numero di posti di lavoro, sia qualificato che non (e anche informale); favorisce lo sviluppo di infrastrutture, cui possono accedere anche i più poveri, anche in aree remote. Per riuscire in tale intento di riduzione della povertà, tuttavia, esso deve divenire maggiormente pro-poor, attraverso l’attuazione di politiche che incentivino la creazione di PMI turistiche gestite da persone a basso reddito che si trovano a vivere in zone ad alto potenziale naturale o culturale. Questo tipo di turismo si sta diffondendo in diverse aree sottosviluppate, sia in Asia che, soprattutto, in Africa australe, per il momento in via di sperimentazione, ma con l’obiettivo di divenire la tipologia turistica dominante. Il turismo pro poor (PPT) aspira a creare benefici netti per i poveri e assicurare che la crescita turistica contribuisca alla riduzione della povertà; non è pertanto un prodotto specifico o un settore del turismo, ma un approccio che si basa sull’uso di strategie differenti, a seconda dei diversi contesti territoriali e culturali e soprattutto in considerazione del fatto che il turismo influenza molteplici aspetti della vita delle popolazioni locali. L’obiettivo comune a queste strategie deve essere comunque quello di aprire possibilità per i poveri, apportando benefici sia economici che di altro tipo, e facendo aumentare la loro partecipazione ai processi decisionali.
Magnani E. (2007). Il turismo pro-poor: un nuovo paradigma di sviluppo in Africa Australe Le tourisme pro-poor: un nouveau paradigme de développement en Afrique du sud. ROMA : CISU.
Il turismo pro-poor: un nuovo paradigma di sviluppo in Africa Australe Le tourisme pro-poor: un nouveau paradigme de développement en Afrique du sud
MAGNANI, ELISA
2007
Abstract
Per i paesi in via di sviluppo il turismo è un’attività molto significativa come apportatore sia di crescita economica che di sviluppo umano, facendo affluire parte dei guadagni direttamente alle popolazioni locali e funzionando pertanto come fattore di riduzione della povertà. Per molti paesi il turismo riveste un ruolo chiave come settore produttivo molto più di ogni altro settore economico: per più dell’80% dei paesi esso si colloca tra i 5 maggiori prodotti esportati e per un terzo dei PVS rappresenta la maggiore esportazione, contribuendo per il 2% al PIL o al 5% delle esportazioni nazionali. Oggi l’Africa attira solo il 4% del mercato mondiale del turismo, e il 2% delle spese turistiche mondiali; inoltre, gli arrivi turistici rimangono monopolio di un’area molto limitata: la principale destinazione del continente è il Sudafrica, con circa 6 milioni di arrivi (21% del mercato africano). Il turismo presenta alcune caratteristiche che lo rendono appetibile per le politiche di sviluppo, non solo economico, ma anche umano: i consumatori arrivano direttamente in loco, consentendo un ampio indotto; è un’attività labour-intensive, che favorisce la creazione di un alto numero di posti di lavoro, sia qualificato che non (e anche informale); favorisce lo sviluppo di infrastrutture, cui possono accedere anche i più poveri, anche in aree remote. Per riuscire in tale intento di riduzione della povertà, tuttavia, esso deve divenire maggiormente pro-poor, attraverso l’attuazione di politiche che incentivino la creazione di PMI turistiche gestite da persone a basso reddito che si trovano a vivere in zone ad alto potenziale naturale o culturale. Questo tipo di turismo si sta diffondendo in diverse aree sottosviluppate, sia in Asia che, soprattutto, in Africa australe, per il momento in via di sperimentazione, ma con l’obiettivo di divenire la tipologia turistica dominante. Il turismo pro poor (PPT) aspira a creare benefici netti per i poveri e assicurare che la crescita turistica contribuisca alla riduzione della povertà; non è pertanto un prodotto specifico o un settore del turismo, ma un approccio che si basa sull’uso di strategie differenti, a seconda dei diversi contesti territoriali e culturali e soprattutto in considerazione del fatto che il turismo influenza molteplici aspetti della vita delle popolazioni locali. L’obiettivo comune a queste strategie deve essere comunque quello di aprire possibilità per i poveri, apportando benefici sia economici che di altro tipo, e facendo aumentare la loro partecipazione ai processi decisionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.