Il “diritto al cibo adeguato” ha trovato un riconoscimento internazionale piuttosto consolidato, mentre, sul versante nazionale, né la nostra Costituzione, né la nostra giurisprudenza costituzionale vi fanno alcuna menzione espressa, sebbene, recentemente, si siano offerti spunti di riflessione densi di potenzialità (cfr. Corte cost., sentenze n. 10/2010; n. 63/2013). Inoltre, in diversi contesti regionali, anche grazie all’impatto dell’esposizione universale di quest’anno e dell’approvazione della c.d. Carta di Milano, si fa sempre più marcata la sensibilità per le tematiche legate al cibo, sino a comportare l’introduzione di previsioni normative innovative dirette a tutelarle. Il diritto in parola evoca sia la questione della povertà e degli strumenti che l’ordinamento può (e deve) apprestare per contrastarla, sia la questione inerente la connessione fra diritto al cibo adeguato ed altri diritti (come il diritto alla salute, la libertà religiosa, l’identità culturale). Il tema interseca, inoltre, le problematiche attinenti allo sviluppo sostenibile e alla tutela dell’ambiente che, per effetto dei cambiamenti climatici e della carenza di risorse, hanno modificato sensibilmente l’approccio all’agricoltura e alle fonti di produzione degli alimenti. Il presente lavoro intende indagare (anche alla luce delle suggestioni offerte da alcuni recenti documenti europei) quale sia il ruolo degli enti territoriali nell’implementazione del diritto al cibo adeguato e se sia configurabile quale dovere per i pubblici poteri di garantire un’esistenza dignitosa.
Drigo Caterina (2016). Il Diritto al cibo adeguato: fra strumenti normativi vaghi e difficile giustiziabilità, quale ruolo per gli enti territoriali?. FEDERALISMI.IT, 3, 1-24.
Il Diritto al cibo adeguato: fra strumenti normativi vaghi e difficile giustiziabilità, quale ruolo per gli enti territoriali?
DRIGO, CATERINA
2016
Abstract
Il “diritto al cibo adeguato” ha trovato un riconoscimento internazionale piuttosto consolidato, mentre, sul versante nazionale, né la nostra Costituzione, né la nostra giurisprudenza costituzionale vi fanno alcuna menzione espressa, sebbene, recentemente, si siano offerti spunti di riflessione densi di potenzialità (cfr. Corte cost., sentenze n. 10/2010; n. 63/2013). Inoltre, in diversi contesti regionali, anche grazie all’impatto dell’esposizione universale di quest’anno e dell’approvazione della c.d. Carta di Milano, si fa sempre più marcata la sensibilità per le tematiche legate al cibo, sino a comportare l’introduzione di previsioni normative innovative dirette a tutelarle. Il diritto in parola evoca sia la questione della povertà e degli strumenti che l’ordinamento può (e deve) apprestare per contrastarla, sia la questione inerente la connessione fra diritto al cibo adeguato ed altri diritti (come il diritto alla salute, la libertà religiosa, l’identità culturale). Il tema interseca, inoltre, le problematiche attinenti allo sviluppo sostenibile e alla tutela dell’ambiente che, per effetto dei cambiamenti climatici e della carenza di risorse, hanno modificato sensibilmente l’approccio all’agricoltura e alle fonti di produzione degli alimenti. Il presente lavoro intende indagare (anche alla luce delle suggestioni offerte da alcuni recenti documenti europei) quale sia il ruolo degli enti territoriali nell’implementazione del diritto al cibo adeguato e se sia configurabile quale dovere per i pubblici poteri di garantire un’esistenza dignitosa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.