Nell'ultimo decennio si assiste all'aumento di casi di fitoplasmosi in specie aromatiche da vaso nelle aziende della Piana di Albenga (Savona), derivante soprattutto dalla molteplicità di colture che si trovano in questa area. Ne sono dimostrazione le recenti segnalazioni (2011 e 2012) che hanno interessato esemplari di rosmarino ottenuti talee prelevate da piante-madri coltivate all’interno di aziende produttrici di questo areale: i sintomi consistevano in scopazzi ed arrossamenti fogliari; i fitoplasmi coinvolti appartenevano ai gruppi ribosomici 16SrXII-A (“stolbur”) e 16SrI-B (“aster yellows”). E’ ora la volta del timo (Thymus vulgaris), nota ed importante aromatica da vaso, spesso utilizzata anche come ornamentale in giardino e che, da alcuni anni, è oggetto di particolari attenzioni da parte dell’Area di Patologia Vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie (DipSA; Università di Bologna) per la presenza di fitoplasmi. I primi casi, del tutto sporadici, si sono verificati nel 2008 e poi ancora nel 2009, su piante propagate per talea acquistate da aziende locali di Albenga. La malattia (comparsa in autunno) consisteva in nanismo ed arrossamento degli apici vegetativi; sono stati individuati fitoplasmi diversi, appartenenti del gruppo 16SrX-A agente dello “scopazzo del melo” (‘Candidatus Phytoplasma mali’) ed al gruppo 16SrV-A (“giallume dell’olmo”) (‘Candidatus Phytoplasma ulmi’). Il recente caso verificatosi nel 2014 ci induce ad informare i produttori di timo e di aromatiche in vaso, non solo della Liguria, sul rischio concreto che i fitoplasmi possano diffondersi sempre più nelle coltivazioni, causando danni economici alle produzioni. Sintomatologia Nel mese di dicembre del 2014 sono state inviate dalla Cooperativa L’Ortofrutticola di Albenga alle Serre universitarie del Plesso Serricolo Scarabelli di Imola (Bologna) sei esemplari di timo in vaso, cresciuti ad alberello. Le piante provenivano da un’azienda che aveva realizzato l’impianto con talee prelevate da piante-madri mantenute in loco. Dei sei esemplari quattro erano sintomatici (T.M1; T.M2; T.M3; T.M4) e due asintomatici. La sintomatologia era la medesima per i quattro esemplari analizzati: all'inserzione dei rametti sul fusto era presente un ammasso di radici avventizie di colore arancio-bruno, di consistenza erbacea, che fuoriuscivano dalla corteccia. I rametti erano contorti nella parte basale in corrispondenza delle radici avventizie. La chioma si presentava fitta ed affastellata, con rosettamento apicale. Nel complesso, la pianta era di dimensioni ridotte sia per il volume della chioma che per il diametro del fusto. Il colore delle foglie era verde più chiaro nei due esemplari asintomatici e verde argento e “polverulento” nei timi sintomatici. Materiali e Metodi, Risultati Le piante sono state analizzate nel laboratorio di fitoplasmologia del DipSA. La diagnosi per verificare la presenza di fitoplasmi effettuata mediante saggi molecolari è stata eseguita secondo un procedimento che può essere suddiviso in tre fasi: estrazione del DNA genomico totale del campione da analizzare; amplificazione del DNA del patogeno applicando la tecnica “nested-PCR” con “primers” universali specifici per fitoplasmi; identificazione del gruppo di appartenenza del fitoplasma mediante l’analisi del polimorfismo della lunghezza dei frammenti di restrizione (RFLP). Due dei quattro campioni sintomatici, T.M1 e T.M3, sono risultati positivi alle analisi di “nested-PCR” ed, a seguito di digestione enzimatica (RFLP) con gli enzimi TruI e Tsp509I, sono risultati infetti da fitoplasmi appartenenti al gruppo ribosomico 16SrI, AY, giallume dell’astro o ‘Candidatus Phytoplasma asteris’. Discussione Il timo, pianta aromatica da vaso o arbustiva è fra le più note ed apprezzate piante officinali nel mondo. La prima considerazione sulla malattia di recente individuata riguarda le analisi di laboratorio, certamente non di “routine” in quanto di tipo molecolare, ma che consento l’identificazione dei fitoplasmi coinvolti. Come accennato, già nel 2008 e nel 2009 in aziende di Albenga erano stati individuati questi procarioti fitopatogeni (la percentuale di piante di timo sintomatiche era del 20%) e, dalle analisi molecolari, era risultata la presenza di fitoplasmi appartenenti al gruppo 16SrX-A (“scopazzo del melo”) (nel 2008) ed al gruppo 16SrV-A (“giallume dell’olmo”) (nel 2009). Dalle analisi relative al caso esposto nelle piante sintomatiche di timo sono risultati presenti non solo fitoplasmi del gruppo del giallume dell’astro, ma anche altri appartenenti a gruppi e sottogruppi diversi. Ciò spiegherebbe, almeno in parte, la differenza fra la sintomatologia riscontrata nel 2008-2009 (arrossamento fogliare e microfillia) e quella delle piante analizzate nel 2014: nanismo della pianta, microfillia e proliferazione di radici dai tralci. Il ritrovamento del fitoplasma AY, del gruppo 16SrI, in timo può essere messo in relazione ai casi del 2011 e 2012 ad Albenga in cui in rosmarino fu verificata la presenza dei medesimi fitoplasmi. Alla luce di questo ulteriore caso su timo e di fronte alla seppur lenta diffusione dei fitoplasmi del giallume dell’astro nella Piana di Albenga, occorre continuare a monitorare le coltivazioni. Fortunatamente, i tecnici responsabili della Cooperativa l’Ortofrutticola sono ben consapevoli della pericolosità delle fitoplasmosi, per cui da ormai diversi anni hanno come punto di riferimento il DipSA dell’Università di Bologna e gli esperti di fitoplasmosi (e virosi) che vi operano. A loro, costantemente, inviano campioni di specie aromatiche ed ornamentali con sintomatologie sospette ed in questo modo riescono ad eseguire dei monitoraggi efficaci (non basati sulla sola sintomatologia che sovente non è diagnostica) sulle culture in atto. In base ai risultati delle analisi sui campioni sintomatici inviati, è infatti possibile poi effettuare interventi mirati. Purtroppo, nonostante gli sforzi continui, questi interventi non sono mai risolutivi e ogni anno si allunga la lista di “nuovi” ospiti naturali di fitoplasmi in questa area. Fra gli interventi indicati, primo fra tutti è l’eliminazione tempestiva delle piante sintomatiche insieme all’utilizzo di materiale di propagazione sano. Nel caso di propagazione agamica, come avviene per il timo ed il rosmarino, le talee vanno prelevate da piante-madri controllate dal punto di vista fitosanitario. E’ questo uno dei punti chiave per la prevenzione dalle fitoplasmosi, anche perchè è ormai prassi comune fra i produttori liguri mantenere per molti anni le piante-madri di aromatiche arbustive nelle immediate vicinanze dell’azienda e da queste prelevare le talee per la propagazione. In questo modo, però, le piante-madri sono soggette ad ogni tipo di avversità, fitoplasmosi incluse, ed il rischio che le talee prelevate siano già infette (sovente in maniera latente) è molto elevato. La prevenzione è quindi alla base della buona riuscita di qualsiasi impianto, sia ornamentale che aromatico, soprattutto nel caso di malattie non curabili come le fitoplasmosi.

Bellardi, M.G., Contaldo, N., Bozzano, G., Parodi, C., Cavicchi, L., Bertaccini, A. (2016). Infezioni da fitoplasmi in timo. CLAMER INFORMA, 2, 71-76.

Infezioni da fitoplasmi in timo

BELLARDI, MARIA GRAZIA;CONTALDO, NICOLETTA;CAVICCHI, LISA;BERTACCINI, ASSUNTA
2016

Abstract

Nell'ultimo decennio si assiste all'aumento di casi di fitoplasmosi in specie aromatiche da vaso nelle aziende della Piana di Albenga (Savona), derivante soprattutto dalla molteplicità di colture che si trovano in questa area. Ne sono dimostrazione le recenti segnalazioni (2011 e 2012) che hanno interessato esemplari di rosmarino ottenuti talee prelevate da piante-madri coltivate all’interno di aziende produttrici di questo areale: i sintomi consistevano in scopazzi ed arrossamenti fogliari; i fitoplasmi coinvolti appartenevano ai gruppi ribosomici 16SrXII-A (“stolbur”) e 16SrI-B (“aster yellows”). E’ ora la volta del timo (Thymus vulgaris), nota ed importante aromatica da vaso, spesso utilizzata anche come ornamentale in giardino e che, da alcuni anni, è oggetto di particolari attenzioni da parte dell’Area di Patologia Vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie (DipSA; Università di Bologna) per la presenza di fitoplasmi. I primi casi, del tutto sporadici, si sono verificati nel 2008 e poi ancora nel 2009, su piante propagate per talea acquistate da aziende locali di Albenga. La malattia (comparsa in autunno) consisteva in nanismo ed arrossamento degli apici vegetativi; sono stati individuati fitoplasmi diversi, appartenenti del gruppo 16SrX-A agente dello “scopazzo del melo” (‘Candidatus Phytoplasma mali’) ed al gruppo 16SrV-A (“giallume dell’olmo”) (‘Candidatus Phytoplasma ulmi’). Il recente caso verificatosi nel 2014 ci induce ad informare i produttori di timo e di aromatiche in vaso, non solo della Liguria, sul rischio concreto che i fitoplasmi possano diffondersi sempre più nelle coltivazioni, causando danni economici alle produzioni. Sintomatologia Nel mese di dicembre del 2014 sono state inviate dalla Cooperativa L’Ortofrutticola di Albenga alle Serre universitarie del Plesso Serricolo Scarabelli di Imola (Bologna) sei esemplari di timo in vaso, cresciuti ad alberello. Le piante provenivano da un’azienda che aveva realizzato l’impianto con talee prelevate da piante-madri mantenute in loco. Dei sei esemplari quattro erano sintomatici (T.M1; T.M2; T.M3; T.M4) e due asintomatici. La sintomatologia era la medesima per i quattro esemplari analizzati: all'inserzione dei rametti sul fusto era presente un ammasso di radici avventizie di colore arancio-bruno, di consistenza erbacea, che fuoriuscivano dalla corteccia. I rametti erano contorti nella parte basale in corrispondenza delle radici avventizie. La chioma si presentava fitta ed affastellata, con rosettamento apicale. Nel complesso, la pianta era di dimensioni ridotte sia per il volume della chioma che per il diametro del fusto. Il colore delle foglie era verde più chiaro nei due esemplari asintomatici e verde argento e “polverulento” nei timi sintomatici. Materiali e Metodi, Risultati Le piante sono state analizzate nel laboratorio di fitoplasmologia del DipSA. La diagnosi per verificare la presenza di fitoplasmi effettuata mediante saggi molecolari è stata eseguita secondo un procedimento che può essere suddiviso in tre fasi: estrazione del DNA genomico totale del campione da analizzare; amplificazione del DNA del patogeno applicando la tecnica “nested-PCR” con “primers” universali specifici per fitoplasmi; identificazione del gruppo di appartenenza del fitoplasma mediante l’analisi del polimorfismo della lunghezza dei frammenti di restrizione (RFLP). Due dei quattro campioni sintomatici, T.M1 e T.M3, sono risultati positivi alle analisi di “nested-PCR” ed, a seguito di digestione enzimatica (RFLP) con gli enzimi TruI e Tsp509I, sono risultati infetti da fitoplasmi appartenenti al gruppo ribosomico 16SrI, AY, giallume dell’astro o ‘Candidatus Phytoplasma asteris’. Discussione Il timo, pianta aromatica da vaso o arbustiva è fra le più note ed apprezzate piante officinali nel mondo. La prima considerazione sulla malattia di recente individuata riguarda le analisi di laboratorio, certamente non di “routine” in quanto di tipo molecolare, ma che consento l’identificazione dei fitoplasmi coinvolti. Come accennato, già nel 2008 e nel 2009 in aziende di Albenga erano stati individuati questi procarioti fitopatogeni (la percentuale di piante di timo sintomatiche era del 20%) e, dalle analisi molecolari, era risultata la presenza di fitoplasmi appartenenti al gruppo 16SrX-A (“scopazzo del melo”) (nel 2008) ed al gruppo 16SrV-A (“giallume dell’olmo”) (nel 2009). Dalle analisi relative al caso esposto nelle piante sintomatiche di timo sono risultati presenti non solo fitoplasmi del gruppo del giallume dell’astro, ma anche altri appartenenti a gruppi e sottogruppi diversi. Ciò spiegherebbe, almeno in parte, la differenza fra la sintomatologia riscontrata nel 2008-2009 (arrossamento fogliare e microfillia) e quella delle piante analizzate nel 2014: nanismo della pianta, microfillia e proliferazione di radici dai tralci. Il ritrovamento del fitoplasma AY, del gruppo 16SrI, in timo può essere messo in relazione ai casi del 2011 e 2012 ad Albenga in cui in rosmarino fu verificata la presenza dei medesimi fitoplasmi. Alla luce di questo ulteriore caso su timo e di fronte alla seppur lenta diffusione dei fitoplasmi del giallume dell’astro nella Piana di Albenga, occorre continuare a monitorare le coltivazioni. Fortunatamente, i tecnici responsabili della Cooperativa l’Ortofrutticola sono ben consapevoli della pericolosità delle fitoplasmosi, per cui da ormai diversi anni hanno come punto di riferimento il DipSA dell’Università di Bologna e gli esperti di fitoplasmosi (e virosi) che vi operano. A loro, costantemente, inviano campioni di specie aromatiche ed ornamentali con sintomatologie sospette ed in questo modo riescono ad eseguire dei monitoraggi efficaci (non basati sulla sola sintomatologia che sovente non è diagnostica) sulle culture in atto. In base ai risultati delle analisi sui campioni sintomatici inviati, è infatti possibile poi effettuare interventi mirati. Purtroppo, nonostante gli sforzi continui, questi interventi non sono mai risolutivi e ogni anno si allunga la lista di “nuovi” ospiti naturali di fitoplasmi in questa area. Fra gli interventi indicati, primo fra tutti è l’eliminazione tempestiva delle piante sintomatiche insieme all’utilizzo di materiale di propagazione sano. Nel caso di propagazione agamica, come avviene per il timo ed il rosmarino, le talee vanno prelevate da piante-madri controllate dal punto di vista fitosanitario. E’ questo uno dei punti chiave per la prevenzione dalle fitoplasmosi, anche perchè è ormai prassi comune fra i produttori liguri mantenere per molti anni le piante-madri di aromatiche arbustive nelle immediate vicinanze dell’azienda e da queste prelevare le talee per la propagazione. In questo modo, però, le piante-madri sono soggette ad ogni tipo di avversità, fitoplasmosi incluse, ed il rischio che le talee prelevate siano già infette (sovente in maniera latente) è molto elevato. La prevenzione è quindi alla base della buona riuscita di qualsiasi impianto, sia ornamentale che aromatico, soprattutto nel caso di malattie non curabili come le fitoplasmosi.
2016
Bellardi, M.G., Contaldo, N., Bozzano, G., Parodi, C., Cavicchi, L., Bertaccini, A. (2016). Infezioni da fitoplasmi in timo. CLAMER INFORMA, 2, 71-76.
Bellardi, Maria Grazia; Contaldo, Nicoletta; Bozzano, Giorgio; Parodi, Carlo; Cavicchi, Lisa; Bertaccini, Assunta
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