Un timo con la “barba”???….difficile da immaginare; eppure può capitare di vederne e persino (ma mi auguro di no!) acquistarne uno. Quella che indico scherzosamente come “barba” in effetti è un ciuffo di radici avventizie che iniziano a crescere all’inserzione dei rametti laterali al fusto. Ovviamente, questa barbetta è ben visibile se coinvolge il timo ad “alberello”. In questo caso, infatti, la peluria di alcuni centimetri e bella folta, colore marrone intenso (lo stesso della torba), si rende particolarmente evidente. Se esaminiamo tutta la chioma, ci si accorge anche che questa è un po’ sbilenca, e che molte foglie sono piccoline, giallastre. Qual è la causa? Non si tratta di una “stranezza” della Natura, ma dell’effetto di patogeni che già altre volte abbiamo additato come gli artefici di modificazioni anomale, quasi mostruose, come i fiori metà rosa corallo e metà verdi dell’echinacea purpurea, le rosette di foglioline verdi al posto dei classici “ditali” multicolori nella digitale, nell’ortensia, e in tante altre bellissime piante da fiore od ornamentali. I fitoplasmi, infatti, determinano la produzione di sostanze di tipo auxinico e citochininico che, come i fitormoni, agiscono nella maniera più disparata, ad iniziare dal risveglio anticipato delle gemme negli alberi da frutto tipo melo e pero (con lo sviluppo dei ben noti “scopazzi”), o nei bulbi (i “germi fini” del gladiolo) alla perdita della dominanza apicale nei getti (con la formazione di “rosettamenti”), a tante altre alterazioni. Altri sintomi? L’emissione di un folto capillizio radicale non è il solo sintomo che i fitoplasmi inducono sul timo: a volte si tratta di riduzione di crescita (“nanismo”), a volte di arrossamenti che coinvolgono solo parte della chioma. Sta di fatto, che questi microrganismi patogeni, parassiti obbligati (in quanto, incapaci di svolgere vita saprofitaria, hanno bisogno di una pianta viva che li ospiti), stanno causando grandi problemi economici ai produttori di aromatiche in vaso di alcune regioni italiane, fra cui la Liguria. Nonostante gli sforzi per eradicarli dalle varie aree, sembra che i fitoplasmi continuino a diffondersi e a trovare nuovi ospiti naturali: è ora la volta del timo. E chi sarà la prossima vittima? Aspettiamoci di tutto e stiamo bene all’erta.

Un timo "barbuto". M.G.Bellardi / Bellardi, Maria Grazia. - In: GIARDINI. - ISSN 0394-0853. - STAMPA. - 276:(2016), pp. 56-57.

Un timo "barbuto". M.G.Bellardi

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2016

Abstract

Un timo con la “barba”???….difficile da immaginare; eppure può capitare di vederne e persino (ma mi auguro di no!) acquistarne uno. Quella che indico scherzosamente come “barba” in effetti è un ciuffo di radici avventizie che iniziano a crescere all’inserzione dei rametti laterali al fusto. Ovviamente, questa barbetta è ben visibile se coinvolge il timo ad “alberello”. In questo caso, infatti, la peluria di alcuni centimetri e bella folta, colore marrone intenso (lo stesso della torba), si rende particolarmente evidente. Se esaminiamo tutta la chioma, ci si accorge anche che questa è un po’ sbilenca, e che molte foglie sono piccoline, giallastre. Qual è la causa? Non si tratta di una “stranezza” della Natura, ma dell’effetto di patogeni che già altre volte abbiamo additato come gli artefici di modificazioni anomale, quasi mostruose, come i fiori metà rosa corallo e metà verdi dell’echinacea purpurea, le rosette di foglioline verdi al posto dei classici “ditali” multicolori nella digitale, nell’ortensia, e in tante altre bellissime piante da fiore od ornamentali. I fitoplasmi, infatti, determinano la produzione di sostanze di tipo auxinico e citochininico che, come i fitormoni, agiscono nella maniera più disparata, ad iniziare dal risveglio anticipato delle gemme negli alberi da frutto tipo melo e pero (con lo sviluppo dei ben noti “scopazzi”), o nei bulbi (i “germi fini” del gladiolo) alla perdita della dominanza apicale nei getti (con la formazione di “rosettamenti”), a tante altre alterazioni. Altri sintomi? L’emissione di un folto capillizio radicale non è il solo sintomo che i fitoplasmi inducono sul timo: a volte si tratta di riduzione di crescita (“nanismo”), a volte di arrossamenti che coinvolgono solo parte della chioma. Sta di fatto, che questi microrganismi patogeni, parassiti obbligati (in quanto, incapaci di svolgere vita saprofitaria, hanno bisogno di una pianta viva che li ospiti), stanno causando grandi problemi economici ai produttori di aromatiche in vaso di alcune regioni italiane, fra cui la Liguria. Nonostante gli sforzi per eradicarli dalle varie aree, sembra che i fitoplasmi continuino a diffondersi e a trovare nuovi ospiti naturali: è ora la volta del timo. E chi sarà la prossima vittima? Aspettiamoci di tutto e stiamo bene all’erta.
2016
Un timo "barbuto". M.G.Bellardi / Bellardi, Maria Grazia. - In: GIARDINI. - ISSN 0394-0853. - STAMPA. - 276:(2016), pp. 56-57.
Bellardi, Maria Grazia
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/533220
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact