Il saggio prende in esame la diffusione di un modello di "modernità occidentale" attraverso la televisione italiana negli anni '50-'60. Mette in luce sia le caratteristiche strutturali del sistema radiotelevisivo italiano, sia il progetto politico sotteso all'utilizzo del mezzo televisivo da parte della classe di governo (DC in particolare). Tra l'inafferrabile e sempre presente "mito americano", che aveva fatto il suo ingresso in Italia già attraverso il cinema negli anni Trenta, e la ricerca di una modernizzazione il più possibile "autoctona", la TV italiana degli anni '50-'60 finì per riflettere le contraddizioni più generali del sistema politico-partitico di quegli anni. Dai condizionamenti della Chiesa cattolica, al ferreo anticomunismo dei partiti di governo, dalle diffidenze della sinistra verso i moderni mass media e la "società dei consumi" alla volontà della DC di plasmare un "comune sentire" fondato sulla tradizione culturale italiana e sui valori del cattolicesimo. Il tutto sullo sfondo del cosiddetto "American Way of Living" e di un modello di televisione, quello appunto americano, legato alle logiche del business e completamente estraneo alle finalità pedagogiche attribuite alla televisione pubblica italiana. Un modello che, però, comunciò a farsi strada anche in Italia sul finire degli anni '60.
G. GUAZZALOCA (2006). LA FABBRICA DEL CONSENSO: LA TELEVISIONE ITALIANA TRA MITO AMERICANO E TRADIZIONE NAZIONALE (ANNI '50-'60). SOVERIA MANNELLI : RUBBETTINO.
LA FABBRICA DEL CONSENSO: LA TELEVISIONE ITALIANA TRA MITO AMERICANO E TRADIZIONE NAZIONALE (ANNI '50-'60)
GUAZZALOCA, GIULIA
2006
Abstract
Il saggio prende in esame la diffusione di un modello di "modernità occidentale" attraverso la televisione italiana negli anni '50-'60. Mette in luce sia le caratteristiche strutturali del sistema radiotelevisivo italiano, sia il progetto politico sotteso all'utilizzo del mezzo televisivo da parte della classe di governo (DC in particolare). Tra l'inafferrabile e sempre presente "mito americano", che aveva fatto il suo ingresso in Italia già attraverso il cinema negli anni Trenta, e la ricerca di una modernizzazione il più possibile "autoctona", la TV italiana degli anni '50-'60 finì per riflettere le contraddizioni più generali del sistema politico-partitico di quegli anni. Dai condizionamenti della Chiesa cattolica, al ferreo anticomunismo dei partiti di governo, dalle diffidenze della sinistra verso i moderni mass media e la "società dei consumi" alla volontà della DC di plasmare un "comune sentire" fondato sulla tradizione culturale italiana e sui valori del cattolicesimo. Il tutto sullo sfondo del cosiddetto "American Way of Living" e di un modello di televisione, quello appunto americano, legato alle logiche del business e completamente estraneo alle finalità pedagogiche attribuite alla televisione pubblica italiana. Un modello che, però, comunciò a farsi strada anche in Italia sul finire degli anni '60.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.