Il capitolo approfondisce l'analisi della filiera ortofrutticola biologica, analizzando dati aziendali e di mercato. Un'indagine qualitativa svolta specificatamente per la redazione del capitolo consente inoltre di definire le prospettive di medio periodo, secondo il parere degli operatori. I dati analizzati forniscono un quadro sostanzialmente positivo dello stato dell’ortofrutticoltura biologica. La dinamica delle superfici, in particolare quelle ancora in fase di conversione, e le aspettative sui prezzi evidenziano una certa fiducia da parte degli operatori sulla possibilità di ampliare la produzione di frutta e di ortaggi biologici, andando incontro a una domanda relativamente vivace degli stessi. Se la congiuntura sembra essere favorevole, non bisogna dimenticare, tuttavia, i limiti strutturali che caratterizzano gran parte delle aziende ortofrutticole in generale e di quelle che, nello specifico, utilizzano il metodo dell’agricoltura biologica. Le piccole superfici a disposizione, la necessità di continui investimenti e di un significativo impiego di manodopera costituiscono anche per le aziende biologiche dei vincoli rilevanti, che condizionano lo “spazio di manovra” dell’imprenditore. Per molte aziende ortofrutticole biologiche il superamento di tali limiti è storicamente passato attraverso l’adozione di forme di vendita diretta, che hanno consentito agli imprenditori di recuperare la marginalità connessa alle attività di commercializzazione. A tutt’oggi, questa sembra essere ancora la strategia ritenuta più efficace da parte dei produttori e dei rappresentanti delle loro organizzazioni. Questo indirizzo strategico, che sembra coinvolgere più gli orticoltori che non i frutticoltori, permea di sé ogni altra decisione aziendale, condizionando al soddisfacimento del cliente-consumatore, secondo i dettami del marketing, anche le scelte relative alle specie e alle cultivar da produrre, all’impiego di manodopera e alla creazione di reti di imprese (prevalentemente informali), per assicurare una sufficiente ampiezza di gamma. Tuttavia, il continuo aumento delle produzioni ortofrutticole biologiche rende sempre più improbabile per il futuro la mera replicazione di tali assetti organizzativi e chiama le aziende all’adozione di modelli di collaborazione più “strutturati”, che permettano un’interazione positiva con i canali distributivi più consueti per la massa delle produzioni ortofrutticole (grossisti, organizzazioni cooperative, grande distribuzione organizzata). L’aumento della produzione ortofrutticola biologica, in altre parole, crea le condizioni per una di quelle “crisi” (Greiner, 1998), che normalmente caratterizzano i processi di crescita delle imprese, delle organizzazioni e anche delle filiere. Al mondo della produzione spetta il compito di “governare” tali processi, evitando il rischio di una banalizzazione della frutta e degli ortaggi a produzione biologica.

La filiera ortofrutticola

BERTAZZOLI, ALDO;RUGGERI, ARIANNA
2015

Abstract

Il capitolo approfondisce l'analisi della filiera ortofrutticola biologica, analizzando dati aziendali e di mercato. Un'indagine qualitativa svolta specificatamente per la redazione del capitolo consente inoltre di definire le prospettive di medio periodo, secondo il parere degli operatori. I dati analizzati forniscono un quadro sostanzialmente positivo dello stato dell’ortofrutticoltura biologica. La dinamica delle superfici, in particolare quelle ancora in fase di conversione, e le aspettative sui prezzi evidenziano una certa fiducia da parte degli operatori sulla possibilità di ampliare la produzione di frutta e di ortaggi biologici, andando incontro a una domanda relativamente vivace degli stessi. Se la congiuntura sembra essere favorevole, non bisogna dimenticare, tuttavia, i limiti strutturali che caratterizzano gran parte delle aziende ortofrutticole in generale e di quelle che, nello specifico, utilizzano il metodo dell’agricoltura biologica. Le piccole superfici a disposizione, la necessità di continui investimenti e di un significativo impiego di manodopera costituiscono anche per le aziende biologiche dei vincoli rilevanti, che condizionano lo “spazio di manovra” dell’imprenditore. Per molte aziende ortofrutticole biologiche il superamento di tali limiti è storicamente passato attraverso l’adozione di forme di vendita diretta, che hanno consentito agli imprenditori di recuperare la marginalità connessa alle attività di commercializzazione. A tutt’oggi, questa sembra essere ancora la strategia ritenuta più efficace da parte dei produttori e dei rappresentanti delle loro organizzazioni. Questo indirizzo strategico, che sembra coinvolgere più gli orticoltori che non i frutticoltori, permea di sé ogni altra decisione aziendale, condizionando al soddisfacimento del cliente-consumatore, secondo i dettami del marketing, anche le scelte relative alle specie e alle cultivar da produrre, all’impiego di manodopera e alla creazione di reti di imprese (prevalentemente informali), per assicurare una sufficiente ampiezza di gamma. Tuttavia, il continuo aumento delle produzioni ortofrutticole biologiche rende sempre più improbabile per il futuro la mera replicazione di tali assetti organizzativi e chiama le aziende all’adozione di modelli di collaborazione più “strutturati”, che permettano un’interazione positiva con i canali distributivi più consueti per la massa delle produzioni ortofrutticole (grossisti, organizzazioni cooperative, grande distribuzione organizzata). L’aumento della produzione ortofrutticola biologica, in altre parole, crea le condizioni per una di quelle “crisi” (Greiner, 1998), che normalmente caratterizzano i processi di crescita delle imprese, delle organizzazioni e anche delle filiere. Al mondo della produzione spetta il compito di “governare” tali processi, evitando il rischio di una banalizzazione della frutta e degli ortaggi a produzione biologica.
2015
BIOReport 2014-2015 L’agricoltura biologica in Italia
143
157
Bertazzoli, Aldo; Ruggeri, Arianna
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/527814
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