Sulla questione del rapporto tra conoscenza e informazione, vi propongo cinque episodi e una riflessione (...). Si tratta di episodi assai diversi, per contesto, scala, rilevanza e molto altro. Ciascuno di questi si presterebbe ad essere approfondito in sè, indagandone la dinamica più in dettaglio, uscendo dalla univoca linearità consentita dall’estrema sintesi e facendone emergere le articolazioni, le ambivalenze, le contraddizioni che sono sempre inevitabilmente presenti nei fatti sociali. Eppure c’è un filo rosso che li lega ed è quello che qui mi interessa mettere in evidenza. Tutti questi episodi hanno a che fare – in modo più o meno ravvicinato – con i modi in cui la conoscenza è costruita e diviene parte della base informativa che sorregge il processo decisionale. Ed hanno a che fare inoltre con il ruolo che i soggetti ricoprono in questa trasformazione della conoscenza – ma appunto: quale conoscenza? prodotta da chi? escludendo cosa? e chi? –in informazione. Il secondo episodio (esimenza) ad esempio, racconta del modo in cui la voice dei lavoratori – l’esperienza che essi fanno delle problematiche della sicurezza e della nocività, che pure in decenni non lontanissimi era stata determinante, arrivando a costituire la base da cui lo stesso Sistema Sanitario Nazionale ha preso avvio – è di fatto espunta dalla base informativa ritenuta rilevante per gli interventi in merito. Proprio come accade nel terzo episodio (il lavoro e le politiche), in cui si vede bene come gli strumenti astratti che dovrebbero eventualmente a mappare la realtà – classificazione, misurazione, conteggio, comparazione (quest’ultima acquista un’aura ben più imperativa se presentata nella lingua di plastica in uso: il bechmarking!), etc. – diventano essi stessi la realtà (l’occupazione è quella condizione che può consistere nel lavorare anche solo un’ora la scorsa settimana) cui gli individui concreti devono adattare le loro vite.
Vando Borghi (2014). Oltre il Castello dell’informazione: la valenza politica della conoscenza. LO STRANIERO, 166, 44-49.
Oltre il Castello dell’informazione: la valenza politica della conoscenza
BORGHI, VANDO
2014
Abstract
Sulla questione del rapporto tra conoscenza e informazione, vi propongo cinque episodi e una riflessione (...). Si tratta di episodi assai diversi, per contesto, scala, rilevanza e molto altro. Ciascuno di questi si presterebbe ad essere approfondito in sè, indagandone la dinamica più in dettaglio, uscendo dalla univoca linearità consentita dall’estrema sintesi e facendone emergere le articolazioni, le ambivalenze, le contraddizioni che sono sempre inevitabilmente presenti nei fatti sociali. Eppure c’è un filo rosso che li lega ed è quello che qui mi interessa mettere in evidenza. Tutti questi episodi hanno a che fare – in modo più o meno ravvicinato – con i modi in cui la conoscenza è costruita e diviene parte della base informativa che sorregge il processo decisionale. Ed hanno a che fare inoltre con il ruolo che i soggetti ricoprono in questa trasformazione della conoscenza – ma appunto: quale conoscenza? prodotta da chi? escludendo cosa? e chi? –in informazione. Il secondo episodio (esimenza) ad esempio, racconta del modo in cui la voice dei lavoratori – l’esperienza che essi fanno delle problematiche della sicurezza e della nocività, che pure in decenni non lontanissimi era stata determinante, arrivando a costituire la base da cui lo stesso Sistema Sanitario Nazionale ha preso avvio – è di fatto espunta dalla base informativa ritenuta rilevante per gli interventi in merito. Proprio come accade nel terzo episodio (il lavoro e le politiche), in cui si vede bene come gli strumenti astratti che dovrebbero eventualmente a mappare la realtà – classificazione, misurazione, conteggio, comparazione (quest’ultima acquista un’aura ben più imperativa se presentata nella lingua di plastica in uso: il bechmarking!), etc. – diventano essi stessi la realtà (l’occupazione è quella condizione che può consistere nel lavorare anche solo un’ora la scorsa settimana) cui gli individui concreti devono adattare le loro vite.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.