Il riferimento di Virgilio al corpo risorto e glorificato di Catone nel primo canto del Purgatorio (« la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara ») inaugura un tema che avrà ampia risonanza nel poema dantesco: la salvezza descritta come processo di ‘vestizione’ che giungerà a compimento, alla fine dei tempi, con la ricongiunzione fra anima e corpo. Al medesimo campo metaforico è riconducibile anche l’esortazione che Catone rivolge ai purganti nel canto successivo perché si affrettino a spogliarsi dello «scoglio» che impedisce la visione beatifica. Prendendo le mosse dalle considerazioni di Marco Ariani e Lino Pertile sulla dantesca «imagery vestimentaria», l’articolo propone una nuova lettura della dialettica fra lo scoglio e la vesta, e cioè fra le due differenti ‘intonazioni’ della medesima metafora articolate da Catone e Virgilio. In tale lettura, il dialogo fra i due grandi pagani si configura come confronto fra due prospettive che si concentrano su diversi aspetti, o momenti, del processo di redenzione (lo spogliarsi e il rivestirsi). Solo apparentemente opposti, questi aspetti sono in realtà complementari nell’ambito di un paradigma che ha nelle lettere di San Paolo un punto di riferimento privilegiato e che consente di apprezzare come le parole di Virgilio siano indispensabili ad integrare la versione della salvezza di cui il «veglio onesto» si fa portavoce.
Mangini, A.M. (2015). Virgilio, Catone e la 'vesta': due versioni della salvezza. STUDI E PROBLEMI DI CRITICA TESTUALE, 90 (aprile 2015), 191-208.
Virgilio, Catone e la 'vesta': due versioni della salvezza
MANGINI, ANGELO MARIA
2015
Abstract
Il riferimento di Virgilio al corpo risorto e glorificato di Catone nel primo canto del Purgatorio (« la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara ») inaugura un tema che avrà ampia risonanza nel poema dantesco: la salvezza descritta come processo di ‘vestizione’ che giungerà a compimento, alla fine dei tempi, con la ricongiunzione fra anima e corpo. Al medesimo campo metaforico è riconducibile anche l’esortazione che Catone rivolge ai purganti nel canto successivo perché si affrettino a spogliarsi dello «scoglio» che impedisce la visione beatifica. Prendendo le mosse dalle considerazioni di Marco Ariani e Lino Pertile sulla dantesca «imagery vestimentaria», l’articolo propone una nuova lettura della dialettica fra lo scoglio e la vesta, e cioè fra le due differenti ‘intonazioni’ della medesima metafora articolate da Catone e Virgilio. In tale lettura, il dialogo fra i due grandi pagani si configura come confronto fra due prospettive che si concentrano su diversi aspetti, o momenti, del processo di redenzione (lo spogliarsi e il rivestirsi). Solo apparentemente opposti, questi aspetti sono in realtà complementari nell’ambito di un paradigma che ha nelle lettere di San Paolo un punto di riferimento privilegiato e che consente di apprezzare come le parole di Virgilio siano indispensabili ad integrare la versione della salvezza di cui il «veglio onesto» si fa portavoce.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.