Quello della Transizione, che ha tentato di chiudere i conti col franchismo e con la Guerra Civile, è un lascito pesante, emblema delle speranze e delle delusioni della nazione spagnola, intorno al quale, specialmente negli ultimi anni, si è scritto e dibattuto moltissimo e costituisce, tuttavia, un crocevia fondamentale per ciò che concerne la politica, l’arte e la cultura. Nonostante il tacito «patto dell’oblio», i primi decenni della democrazia sono stati caratterizzati non dalla dimenticanza, ma dalla paura che una memoria così intensa e conturbante potesse mettere in pericolo il nuovo corso della Spagna democratica. Ma la memoria se rimane confinata in un ambito ristretto senza essere elaborata e confrontata con la storia, oltre a creare un senso di ingiustizia, restituisce corpi smembrati e provoca fantasmi in grado di mantenere una nazione sotto un perenne incantesimo. L’emergenza dei corpi martoriati e l'impalpabilità del fantasma evocano i traumi non riconosciuti di uno dei periodi più tragici della Spagna. La scrittura di tipo reticente, però, dei primi anni della democrazia, grazie anche ad un dibattito pubblico avvenuto a vari livelli, ha lasciato spazio recentemente ad un fiorire di opere eticamente orientate nelle quali l’esigenza del riconoscimento e di una memoria condivisa appare rilevante. Il contributo rende conto di tali passaggi cruciali presenti nelle riscritture e simbolizzazioni del trauma in opere di importanti scrittori quali Carmen Martín Gaite, Juan José Millás, Juan Marsé, Javier Marías, Dulce Chacón, senza dimenticare l’attualità politica e giudiziaria dei temi in questione.
Contadini, L. (2014). L’eredità della Transizione: corpi e fantasmi nella Spagna contemporanea. TRANSPOSTCROSS, 1, 1-21.
L’eredità della Transizione: corpi e fantasmi nella Spagna contemporanea
CONTADINI, LUIGI
2014
Abstract
Quello della Transizione, che ha tentato di chiudere i conti col franchismo e con la Guerra Civile, è un lascito pesante, emblema delle speranze e delle delusioni della nazione spagnola, intorno al quale, specialmente negli ultimi anni, si è scritto e dibattuto moltissimo e costituisce, tuttavia, un crocevia fondamentale per ciò che concerne la politica, l’arte e la cultura. Nonostante il tacito «patto dell’oblio», i primi decenni della democrazia sono stati caratterizzati non dalla dimenticanza, ma dalla paura che una memoria così intensa e conturbante potesse mettere in pericolo il nuovo corso della Spagna democratica. Ma la memoria se rimane confinata in un ambito ristretto senza essere elaborata e confrontata con la storia, oltre a creare un senso di ingiustizia, restituisce corpi smembrati e provoca fantasmi in grado di mantenere una nazione sotto un perenne incantesimo. L’emergenza dei corpi martoriati e l'impalpabilità del fantasma evocano i traumi non riconosciuti di uno dei periodi più tragici della Spagna. La scrittura di tipo reticente, però, dei primi anni della democrazia, grazie anche ad un dibattito pubblico avvenuto a vari livelli, ha lasciato spazio recentemente ad un fiorire di opere eticamente orientate nelle quali l’esigenza del riconoscimento e di una memoria condivisa appare rilevante. Il contributo rende conto di tali passaggi cruciali presenti nelle riscritture e simbolizzazioni del trauma in opere di importanti scrittori quali Carmen Martín Gaite, Juan José Millás, Juan Marsé, Javier Marías, Dulce Chacón, senza dimenticare l’attualità politica e giudiziaria dei temi in questione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.