Per quanto a volte retorico, una sorta di nuovo consenso sembra oggi consolidarsi rispetto alle prospettive di sviluppo rurale in Mozambico. Istituzioni internazionali come la Banca Mondiale, consulenti economici dei Paesi donatori, studiosi e lo stesso Governo mozambicano non nascondono che la politica degli investimenti in grandi progetti per la rapida crescita economica del Paese ha ora bisogno di essere perlomeno accompagnata da una nuova attenzione verso il settore dei piccoli e medi produttori delle aree rurali. Se ne riconosce la capacità di reagire agli stimoli del mercato, assicurando al contempo impiego di manodopera locale. Si porta avanti un confronto con le opportunità e i fallimenti registrati sia negli ultimi due decenni di politiche di mercato, sia nel breve periodo “socialista” sfociato nel “buco nero” dei lunghi anni della guerra civile. Quasi mai, invece, si riflette sul quadro scaturito al termine di un periodo coloniale che, per durata nel tempo e molteplicità dei processi che lo hanno caratterizzato, meriterebbe una diversa attenzione. Questo articolo analizza dunque gli anni del Governo portoghese in Mozambico, in particolare quelli dell'Estado Novo di Salazar, interrogandosi sulle politiche intraprese rispetto allo sviluppo rurale della Colonia, sulle trasformazioni che si sono generate e sulle linee di continuità e discontinuità storiche che si possono intravvedere alla luce degli sviluppi successivi. L'analisi proposta verterà sulla centralità del rapporto tra terra, sviluppo rurale, questione del lavoro e rapporti di potere. I Governi coloniali portoghesi rinunciarono gradualmente al loro storico sostegno nazionalista ai piccoli agricoltori commerciali europei (soprattutto portoghesi) e passarono a promuove, invece, un modello di sviluppo rurale fatto di grandi compagnie affiancate da una massa di piccoli contadini africani che fungevano da riserva di manodopera a basso costo per le imprese coloniali e, soprattutto a partire dagli anni '50, da un settore di agricoltori “evoluti” africani in espansione e capaci di rispondere con vigore agli stimoli del mercato. Questo era anche il quadro delle visioni sullo sviluppo economico e sociale coloniale che in quegli anni si stava consolidando a livello internazionale. Un elemento cruciale del sistema economico e di potere coloniale fu il controllo che il Governo coloniale tentò di esercitare sulla manodopera africana, in particolare sul surplus di forza lavoro dei nuclei famigliari rurali, attraverso le limitazioni al movimento delle persone nel contesto dell'applicazione del lavoro forzato e attraverso la cooptazione delle autorità tradizionali africane in questo sistema. Questo elemento in ultima analisi da una parte diede forma ai rapporti di potere a livello locale, e dall'altra ostacolò il pieno sviluppo di una classe di agricoltori africani “evoluti”, capaci di produrre per il mercato e il progresso economico del Paese, che le stesse politiche economiche e sociali coloniali degli anni ’50 e ’60 contemplavano.

Terra, sviluppo rurale e questione del lavoro nella politica coloniale portoghese in Mozambico

TORNIMBENI, CORRADO
2014

Abstract

Per quanto a volte retorico, una sorta di nuovo consenso sembra oggi consolidarsi rispetto alle prospettive di sviluppo rurale in Mozambico. Istituzioni internazionali come la Banca Mondiale, consulenti economici dei Paesi donatori, studiosi e lo stesso Governo mozambicano non nascondono che la politica degli investimenti in grandi progetti per la rapida crescita economica del Paese ha ora bisogno di essere perlomeno accompagnata da una nuova attenzione verso il settore dei piccoli e medi produttori delle aree rurali. Se ne riconosce la capacità di reagire agli stimoli del mercato, assicurando al contempo impiego di manodopera locale. Si porta avanti un confronto con le opportunità e i fallimenti registrati sia negli ultimi due decenni di politiche di mercato, sia nel breve periodo “socialista” sfociato nel “buco nero” dei lunghi anni della guerra civile. Quasi mai, invece, si riflette sul quadro scaturito al termine di un periodo coloniale che, per durata nel tempo e molteplicità dei processi che lo hanno caratterizzato, meriterebbe una diversa attenzione. Questo articolo analizza dunque gli anni del Governo portoghese in Mozambico, in particolare quelli dell'Estado Novo di Salazar, interrogandosi sulle politiche intraprese rispetto allo sviluppo rurale della Colonia, sulle trasformazioni che si sono generate e sulle linee di continuità e discontinuità storiche che si possono intravvedere alla luce degli sviluppi successivi. L'analisi proposta verterà sulla centralità del rapporto tra terra, sviluppo rurale, questione del lavoro e rapporti di potere. I Governi coloniali portoghesi rinunciarono gradualmente al loro storico sostegno nazionalista ai piccoli agricoltori commerciali europei (soprattutto portoghesi) e passarono a promuove, invece, un modello di sviluppo rurale fatto di grandi compagnie affiancate da una massa di piccoli contadini africani che fungevano da riserva di manodopera a basso costo per le imprese coloniali e, soprattutto a partire dagli anni '50, da un settore di agricoltori “evoluti” africani in espansione e capaci di rispondere con vigore agli stimoli del mercato. Questo era anche il quadro delle visioni sullo sviluppo economico e sociale coloniale che in quegli anni si stava consolidando a livello internazionale. Un elemento cruciale del sistema economico e di potere coloniale fu il controllo che il Governo coloniale tentò di esercitare sulla manodopera africana, in particolare sul surplus di forza lavoro dei nuclei famigliari rurali, attraverso le limitazioni al movimento delle persone nel contesto dell'applicazione del lavoro forzato e attraverso la cooptazione delle autorità tradizionali africane in questo sistema. Questo elemento in ultima analisi da una parte diede forma ai rapporti di potere a livello locale, e dall'altra ostacolò il pieno sviluppo di una classe di agricoltori africani “evoluti”, capaci di produrre per il mercato e il progresso economico del Paese, che le stesse politiche economiche e sociali coloniali degli anni ’50 e ’60 contemplavano.
2014
Tornimbeni, Corrado
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