La selezione italiana si distingue da quella di tutti gli altri Paesi perché è indirizzata alla produzione di un suino pesante che fornisca tagli e carne idonei per la trasformazione in salumi di alto pregio. Il piano di selezione nazionale attivato dall’Associazione Italiana Allevatori Suini (ANAS) nei primi anni ’60 con la vigilanza dell’allora Ministero dell’Agricoltura si basa su due capisaldi: il Libro Genealogico e i centri di controllo genetico dei verri. Questa impostazione generale non è più cambiata, ma sulla base delle nuove conoscenze messe a disposizione dalla ricerca scientifica, è stata continuamente migliorata negli obiettivi e nei criteri di selezione, nei metodi di valutazione dei riproduttori, negli strumenti e nell’organizzazione per renderla sempre più adeguata alle esigenze della filiera di produzione dei salumi italiani. Al 1990 risale l’ultima revisione importante, che ha finalizzato la selezione in modo più stringente alla qualità della carne, intesa essenzialmente come attitudine alla trasformazione in prosciutto di Parma e di San Daniele. Infatti, ai classici criteri di selezione riguardanti l’economia di produzione e l’eliminazione del gene alotano, sono stati affiancati due nuovi criteri specifici per la valutazione della qualità della carne: il calo di prima salatura correlato con quello di stagionatura e il GIV (grasso inter-ed intra muscolare visibile). Inoltre per lo spessore del lardo dorsale non si persegue più una riduzione ma il mantenimento dell’attuale livello presente nelle razze per assicurare la necessaria copertura adiposa del prosciutto. I risultati ottenuti a 15 anni dall’applicazione completa con il nuovo schema di selezione sono molto buoni, come dimostra il trend molto positivo per tutti gli obiettivi di selezione e il confronto tra le suddette caratteristiche della carne dei suini provenienti dalla selezione nazionale rispetto a quelli derivate da schemi di selezione stranieri. L’avvento della genetica molecolare ha messo a disposizione nuovi strumenti per aumentare l’efficienza della selezione, perché può permettere il superamento dei limiti di quella tradizionale: antagonismo quantità qualità, difficoltà di rilevazione e bassa ereditabilità di alcune caratteristiche, quali, ad esempio, l’efficienza riproduttiva e la resistenza alle malattie. Inoltre può migliorare l’accuratezza della stima del valore genetico dei riproduttori e l’intensità di selezione e ridurre l’intervallo tra le generazione, aumentando e velocizzando il progresso genetico. Con l’enorme sviluppo della genetica molecolare che ha permesso la mappatura del genoma suino sono stati messi a disposizione gli strumenti di base che hanno portato all’identificazione di un elevato numero di QTL e geni con effetto fenotipico importante, alcuni dei quali di particolare interesse per la specificità della suinicoltura italiana. Le conoscenze acquisite hanno già dato origine ad importanti applicazioni. In futuro si attendono applicazioni ancora più importanti dall’aumento delle conoscenze, che dovrebbe portare alla completa decifrazione del DNA del genoma suino e dall’integrazione di queste con i metodi di selezione tradizionale. Bisogna tuttavia sottolineare che già adesso l’utilizzo, ai fini della selezione, delle mutazioni in molti geni con effetto rilevante sulle produzioni è molto spesso coperto da brevetti stranieri.

Selezione tradizionale e assistita da marcatori nei suini / Russo V.; Buttazzoni L.; Carnier P.; Fontanesi L.; Franci O.. - STAMPA. - S. VIII – vol. 3(182°):(2007), pp. 107-144. (Intervento presentato al convegno Acquisizioni della genetica e prospettive della selezione animale : conferimento del premio di laurea Giancarlo Geri tenutosi a Firenze - Logge Uffizi Corti nel 27 gennaio 2006).

Selezione tradizionale e assistita da marcatori nei suini

RUSSO, VINCENZO;FONTANESI, LUCA;
2007

Abstract

La selezione italiana si distingue da quella di tutti gli altri Paesi perché è indirizzata alla produzione di un suino pesante che fornisca tagli e carne idonei per la trasformazione in salumi di alto pregio. Il piano di selezione nazionale attivato dall’Associazione Italiana Allevatori Suini (ANAS) nei primi anni ’60 con la vigilanza dell’allora Ministero dell’Agricoltura si basa su due capisaldi: il Libro Genealogico e i centri di controllo genetico dei verri. Questa impostazione generale non è più cambiata, ma sulla base delle nuove conoscenze messe a disposizione dalla ricerca scientifica, è stata continuamente migliorata negli obiettivi e nei criteri di selezione, nei metodi di valutazione dei riproduttori, negli strumenti e nell’organizzazione per renderla sempre più adeguata alle esigenze della filiera di produzione dei salumi italiani. Al 1990 risale l’ultima revisione importante, che ha finalizzato la selezione in modo più stringente alla qualità della carne, intesa essenzialmente come attitudine alla trasformazione in prosciutto di Parma e di San Daniele. Infatti, ai classici criteri di selezione riguardanti l’economia di produzione e l’eliminazione del gene alotano, sono stati affiancati due nuovi criteri specifici per la valutazione della qualità della carne: il calo di prima salatura correlato con quello di stagionatura e il GIV (grasso inter-ed intra muscolare visibile). Inoltre per lo spessore del lardo dorsale non si persegue più una riduzione ma il mantenimento dell’attuale livello presente nelle razze per assicurare la necessaria copertura adiposa del prosciutto. I risultati ottenuti a 15 anni dall’applicazione completa con il nuovo schema di selezione sono molto buoni, come dimostra il trend molto positivo per tutti gli obiettivi di selezione e il confronto tra le suddette caratteristiche della carne dei suini provenienti dalla selezione nazionale rispetto a quelli derivate da schemi di selezione stranieri. L’avvento della genetica molecolare ha messo a disposizione nuovi strumenti per aumentare l’efficienza della selezione, perché può permettere il superamento dei limiti di quella tradizionale: antagonismo quantità qualità, difficoltà di rilevazione e bassa ereditabilità di alcune caratteristiche, quali, ad esempio, l’efficienza riproduttiva e la resistenza alle malattie. Inoltre può migliorare l’accuratezza della stima del valore genetico dei riproduttori e l’intensità di selezione e ridurre l’intervallo tra le generazione, aumentando e velocizzando il progresso genetico. Con l’enorme sviluppo della genetica molecolare che ha permesso la mappatura del genoma suino sono stati messi a disposizione gli strumenti di base che hanno portato all’identificazione di un elevato numero di QTL e geni con effetto fenotipico importante, alcuni dei quali di particolare interesse per la specificità della suinicoltura italiana. Le conoscenze acquisite hanno già dato origine ad importanti applicazioni. In futuro si attendono applicazioni ancora più importanti dall’aumento delle conoscenze, che dovrebbe portare alla completa decifrazione del DNA del genoma suino e dall’integrazione di queste con i metodi di selezione tradizionale. Bisogna tuttavia sottolineare che già adesso l’utilizzo, ai fini della selezione, delle mutazioni in molti geni con effetto rilevante sulle produzioni è molto spesso coperto da brevetti stranieri.
2007
Acquisizioni della genetica e prospettive della selezione animale
107
144
Selezione tradizionale e assistita da marcatori nei suini / Russo V.; Buttazzoni L.; Carnier P.; Fontanesi L.; Franci O.. - STAMPA. - S. VIII – vol. 3(182°):(2007), pp. 107-144. (Intervento presentato al convegno Acquisizioni della genetica e prospettive della selezione animale : conferimento del premio di laurea Giancarlo Geri tenutosi a Firenze - Logge Uffizi Corti nel 27 gennaio 2006).
Russo V.; Buttazzoni L.; Carnier P.; Fontanesi L.; Franci O.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/51232
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