In tempi recenti, alcune notizie di cronaca hanno portato alla ribalta un aspetto fondamentale legato al fenomeno dell’immigrazione: il bisogno pressante di permettere e facilitare alle persone di altri paesi che scelgono di vivere in Italia, e che non riescono ad esprimersi o a comprendere correttamente la lingua italiana, di accedere a servizi pubblici fondamentali tramite servizi di mediazione linguistica e culturale. Queste notizie di cronaca tendono ad esaltare gli effetti negativi che le attività di mediazione linguistica e di traduzione ad opera di persone (adulti o bambini) che non hanno ricevuto una formazione professionale specifica in questo campo possono avere sulle persone coinvolte. Ciò che non mettono in evidenza è la dimensione di un fenomeno estremamente esteso e diffuso, ma sommerso e, di conseguenza, invisibile. I fenomeni massicci di migrazione verso il nostro paese richiedono con pressante urgenza nuove forme d’interpretazione e di mediazione linguistica e culturale, di figure professionali attive nelle strutture sociali, come l’interprete di comunità, d’ospedale, di tribunale o di lingua dei segni, analogamente a quanto in passato è già avvenuto in Gran Bretagna, Canada, Australia e negli Stati Uniti (Riccardi 2003, p. 16). Il presente articolo si prefigge di fornire una descrizione dell’intermediazione linguistica e culturale in Italia, facendo riferimento al progetto In MediO PUER(I) sulla mediazione linguistica ad opera di bambini e adolescenti, portato avanti da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna.
Antonini, R. (2014). La mediazione linguistica e culturale in Italia: i mediatori invisibili. Bologna : Bononia University Press.
La mediazione linguistica e culturale in Italia: i mediatori invisibili
ANTONINI, RACHELE
2014
Abstract
In tempi recenti, alcune notizie di cronaca hanno portato alla ribalta un aspetto fondamentale legato al fenomeno dell’immigrazione: il bisogno pressante di permettere e facilitare alle persone di altri paesi che scelgono di vivere in Italia, e che non riescono ad esprimersi o a comprendere correttamente la lingua italiana, di accedere a servizi pubblici fondamentali tramite servizi di mediazione linguistica e culturale. Queste notizie di cronaca tendono ad esaltare gli effetti negativi che le attività di mediazione linguistica e di traduzione ad opera di persone (adulti o bambini) che non hanno ricevuto una formazione professionale specifica in questo campo possono avere sulle persone coinvolte. Ciò che non mettono in evidenza è la dimensione di un fenomeno estremamente esteso e diffuso, ma sommerso e, di conseguenza, invisibile. I fenomeni massicci di migrazione verso il nostro paese richiedono con pressante urgenza nuove forme d’interpretazione e di mediazione linguistica e culturale, di figure professionali attive nelle strutture sociali, come l’interprete di comunità, d’ospedale, di tribunale o di lingua dei segni, analogamente a quanto in passato è già avvenuto in Gran Bretagna, Canada, Australia e negli Stati Uniti (Riccardi 2003, p. 16). Il presente articolo si prefigge di fornire una descrizione dell’intermediazione linguistica e culturale in Italia, facendo riferimento al progetto In MediO PUER(I) sulla mediazione linguistica ad opera di bambini e adolescenti, portato avanti da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.