In architettura la conoscenza dell’esistente e della sua storia come supporto alla programmazione e alla progettazione a venire è una problematica che la critica storica contemporanea e i sistemi di programmazione tendono solitamente a banalizzare, confondendo l’accezione superficiale di sistema documentale fine a se stesso con il reale senso che è quello di uso come materiale attivo per l’intero progetto del ricordo di tutto ciò che ci ha preceduto. Il problema è tanto più sentito per le operazioni di classificazione e informatizzazione dell’esistente ai fini della conservazione, in cui il progetto vive la permanente scissione tra il sistema dei dati che costituiscono la condizione ‘a priori’ dell’intervento e la definizione del progetto di restauro che raramente si riesce ad appoggiare ad essi. A ciò si aggiunga la spesso evidente carenza dei mezzi codificati per rappresentare la realtà costruita. Il nostro sistema di prendere possesso dei manufatti architettonici, infatti, come di tutto lo spazio che ci circonda, è essenzialmente un modo visuale e percettivo in cui spazio e tempo ci sono restituiti come sistemi continui e iconici. Con la mia attività dapprima presso la Facoltà di Architettura di Ferrara e poi presso il Politecnico di Milano, negli ultimi anni ho cercato di comprendere in che modo i mezzi di elaborazione digitale possano essere per noi strumenti di supporto nella percezione critica della memoria e di accesso alla “riminiscenza” come mezzo attivo del progetto. La base di partenza è stata il target dell’industria informatica negli ultimi anni: il concetto di visual computing. Il lavoro realizzato a partire dal 1995 è consistito nell’applicare il concetto di visual database e di sistema perceptually-based a sistemi documentali architettonici, introducendo progressivamente un livello di iconicità crescente al fine di rendere il sistema virtuale sempre più simile al nostro modo di prendere possesso del mondo reale. Il risultato finale della ricerca, fino ad oggi, è la formazione di metodi per la costruzione di 3D database di architettura. Un 3D database può permettere: a. completa sostituzione degli archivi fisici con archivi digitali dotati delle stesse caratteristiche; b. uso diretto e complementare degli stessi dati per analisi differenti; c. rappresentazione 3D del complesso architettonico capace di mostrare la sua vita reale; d. capacità di simulazione scientifica per l’uso come strumento di progettazione; e. visualizzazione sia iconica sia ortogonale; f. assemblaggio e/o aggregazione di vari elementi architettonici 3D. Il testo cerca quindi di mostrare, più che i risultati, i passaggi che hanno condotto allo sviluppo del nostro sistema di 3D database e il tipo di problema che cercano di risolvere le varie soluzioni.
M.Gaiani (2005). Dal database testuale al database visuale: un approccio digitale. UDINE : Forum.
Dal database testuale al database visuale: un approccio digitale
GAIANI, MARCO
2005
Abstract
In architettura la conoscenza dell’esistente e della sua storia come supporto alla programmazione e alla progettazione a venire è una problematica che la critica storica contemporanea e i sistemi di programmazione tendono solitamente a banalizzare, confondendo l’accezione superficiale di sistema documentale fine a se stesso con il reale senso che è quello di uso come materiale attivo per l’intero progetto del ricordo di tutto ciò che ci ha preceduto. Il problema è tanto più sentito per le operazioni di classificazione e informatizzazione dell’esistente ai fini della conservazione, in cui il progetto vive la permanente scissione tra il sistema dei dati che costituiscono la condizione ‘a priori’ dell’intervento e la definizione del progetto di restauro che raramente si riesce ad appoggiare ad essi. A ciò si aggiunga la spesso evidente carenza dei mezzi codificati per rappresentare la realtà costruita. Il nostro sistema di prendere possesso dei manufatti architettonici, infatti, come di tutto lo spazio che ci circonda, è essenzialmente un modo visuale e percettivo in cui spazio e tempo ci sono restituiti come sistemi continui e iconici. Con la mia attività dapprima presso la Facoltà di Architettura di Ferrara e poi presso il Politecnico di Milano, negli ultimi anni ho cercato di comprendere in che modo i mezzi di elaborazione digitale possano essere per noi strumenti di supporto nella percezione critica della memoria e di accesso alla “riminiscenza” come mezzo attivo del progetto. La base di partenza è stata il target dell’industria informatica negli ultimi anni: il concetto di visual computing. Il lavoro realizzato a partire dal 1995 è consistito nell’applicare il concetto di visual database e di sistema perceptually-based a sistemi documentali architettonici, introducendo progressivamente un livello di iconicità crescente al fine di rendere il sistema virtuale sempre più simile al nostro modo di prendere possesso del mondo reale. Il risultato finale della ricerca, fino ad oggi, è la formazione di metodi per la costruzione di 3D database di architettura. Un 3D database può permettere: a. completa sostituzione degli archivi fisici con archivi digitali dotati delle stesse caratteristiche; b. uso diretto e complementare degli stessi dati per analisi differenti; c. rappresentazione 3D del complesso architettonico capace di mostrare la sua vita reale; d. capacità di simulazione scientifica per l’uso come strumento di progettazione; e. visualizzazione sia iconica sia ortogonale; f. assemblaggio e/o aggregazione di vari elementi architettonici 3D. Il testo cerca quindi di mostrare, più che i risultati, i passaggi che hanno condotto allo sviluppo del nostro sistema di 3D database e il tipo di problema che cercano di risolvere le varie soluzioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.