Il presente studio propone un'interpretazione completamente innovativa del ciclo mitologico di Yima, in particolare rispetto alla tradizionale valutazione del suo rifiuto di accogliere la daênâ- (secondo la letteratura secondaria precedente, ridotta a pura metafora della "Religione mazdaica"). In realtà, Yima in questa parte del suo ciclo mitologico non sarebbe affatto una figura primitiva, incapace di accogliere la daênâ-, perché ancora ottusamente legato al culto dei cosiddetti daêva-; ciò è dimostrato proprio dal fatto che Ahura Mazdâ dinanzi all'opposizione di una sua creatura non reagisce affatto scomunicando Yima come se fosse un reprobo, seguace dei demoni, ma addirittura lo esalta, facendolo divenire il protagonista della procedura di triplicazione della terra. Tale vicenda conferma il fatto che il tema del rifiuto della daênâ- non si lascia iscrivere in una modalità demoniaca. La demonizzazione di Yima, responsabile però solo in una fase successiva di alcune colpe, deve aver invece prodotto un'inversione di senso anche alla sua mancata accettazione della daênâ-, la quale nel presente mito non rappresenta affatto la "religione" come corpus liturgico e testuale, bensì svolge la funzione, anche erotica, di doppio animico femminile, che viene più volte rappresentato nella dinamica iranica delle ierogamie post mortem. Il rifiuto di Yima appare allora piuttosto come una prova iniziatica, superata la quale Yima, che non ha accettato di accedere immediatamente ad uno stato di beatitudine totale, acquisibile proprio grazie all'incontro con la sua gemella (la stessa daênâ-), può invece svolgere la funzione civilizzatrice di eroe del dio Ahura Mazdâ. Tale nuova lettura del mito ha permesso perciò di meglio circostanziare diversi aspetti del tema indo-iranico dell'incesto, di cui sia Yima in Iran, sia Yama in India, sono protagonisti.

Yima ed il rifiuto della daênâ-. Ovvero dell'incestualità, della beatitudine e della morte tra ambigui ostacoli e seducenti trasparenze.

PANAINO, ANTONIO CLEMENTE DOMENICO
2015

Abstract

Il presente studio propone un'interpretazione completamente innovativa del ciclo mitologico di Yima, in particolare rispetto alla tradizionale valutazione del suo rifiuto di accogliere la daênâ- (secondo la letteratura secondaria precedente, ridotta a pura metafora della "Religione mazdaica"). In realtà, Yima in questa parte del suo ciclo mitologico non sarebbe affatto una figura primitiva, incapace di accogliere la daênâ-, perché ancora ottusamente legato al culto dei cosiddetti daêva-; ciò è dimostrato proprio dal fatto che Ahura Mazdâ dinanzi all'opposizione di una sua creatura non reagisce affatto scomunicando Yima come se fosse un reprobo, seguace dei demoni, ma addirittura lo esalta, facendolo divenire il protagonista della procedura di triplicazione della terra. Tale vicenda conferma il fatto che il tema del rifiuto della daênâ- non si lascia iscrivere in una modalità demoniaca. La demonizzazione di Yima, responsabile però solo in una fase successiva di alcune colpe, deve aver invece prodotto un'inversione di senso anche alla sua mancata accettazione della daênâ-, la quale nel presente mito non rappresenta affatto la "religione" come corpus liturgico e testuale, bensì svolge la funzione, anche erotica, di doppio animico femminile, che viene più volte rappresentato nella dinamica iranica delle ierogamie post mortem. Il rifiuto di Yima appare allora piuttosto come una prova iniziatica, superata la quale Yima, che non ha accettato di accedere immediatamente ad uno stato di beatitudine totale, acquisibile proprio grazie all'incontro con la sua gemella (la stessa daênâ-), può invece svolgere la funzione civilizzatrice di eroe del dio Ahura Mazdâ. Tale nuova lettura del mito ha permesso perciò di meglio circostanziare diversi aspetti del tema indo-iranico dell'incesto, di cui sia Yima in Iran, sia Yama in India, sono protagonisti.
2015
Démons iraniens.
97
123
Panaino Antonio Clemente Domenico
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