Per molto tempo l’interesse che gli studiosi hanno riservato al movimento politico-culturale designato con il nome di Konservative Revolution è stato caratterizzato da una certa frettolosità. Esso veniva per lo più sbrigativamente liquidato come un indirizzo che aveva aperto la strada al nazionalsocialismo, il quale si sarebbe impossessato — strumentalizzandoli — di alcuni slogan promossi dai suoi rappresentanti. Sommariamente indicati come apripista del nazionalsocialismo, anche quando furono perseguitati dal regime nazista, come accadde a Ernst Niekisch, i suoi esponenti se ne sarebbero smarcati in maniera troppo cauta, finendo per pagare di persona la loro pericolosa e ambigua china teorica. Anche nei casi in cui l’attenzione si è appuntata sui suoi esponenti più prestigiosi, come Oswald Spengler o Ernst Jünger, il sospetto nei confronti della loro confusione ideologica ha non di rado portato gli studiosi a minimizzare la complessità del loro profilo culturale, isolandolo in toto dalle vicende del movimento. Per il resto, si sarebbe trattato di un manipolo di reazionari fanatici e superficiali, caratterizzati da interessi estetico-letterari più che propriamente politici, spesso sostanziati in argomenti dal tenore poco più che giornalistico e comunque dilettantistico. A ciò ha indubbiamente contribuito la ben nota circostanza che la stessa etichetta di Konservative Revolution è stata creata e applicata soltanto ex post. In anni recenti, tuttavia, tale fenomeno ha ricevuto un’attenzione maggiore, che si è concretizzata in una serie di studi di ragguardevole spessore
Carlo Gentili (2015). Il Terzo Regno: utopia regressiva e profezia rivoluzionaria. Genova : Il melangolo.
Il Terzo Regno: utopia regressiva e profezia rivoluzionaria
GENTILI, CARLO
2015
Abstract
Per molto tempo l’interesse che gli studiosi hanno riservato al movimento politico-culturale designato con il nome di Konservative Revolution è stato caratterizzato da una certa frettolosità. Esso veniva per lo più sbrigativamente liquidato come un indirizzo che aveva aperto la strada al nazionalsocialismo, il quale si sarebbe impossessato — strumentalizzandoli — di alcuni slogan promossi dai suoi rappresentanti. Sommariamente indicati come apripista del nazionalsocialismo, anche quando furono perseguitati dal regime nazista, come accadde a Ernst Niekisch, i suoi esponenti se ne sarebbero smarcati in maniera troppo cauta, finendo per pagare di persona la loro pericolosa e ambigua china teorica. Anche nei casi in cui l’attenzione si è appuntata sui suoi esponenti più prestigiosi, come Oswald Spengler o Ernst Jünger, il sospetto nei confronti della loro confusione ideologica ha non di rado portato gli studiosi a minimizzare la complessità del loro profilo culturale, isolandolo in toto dalle vicende del movimento. Per il resto, si sarebbe trattato di un manipolo di reazionari fanatici e superficiali, caratterizzati da interessi estetico-letterari più che propriamente politici, spesso sostanziati in argomenti dal tenore poco più che giornalistico e comunque dilettantistico. A ciò ha indubbiamente contribuito la ben nota circostanza che la stessa etichetta di Konservative Revolution è stata creata e applicata soltanto ex post. In anni recenti, tuttavia, tale fenomeno ha ricevuto un’attenzione maggiore, che si è concretizzata in una serie di studi di ragguardevole spessoreI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.