La rappresentazione nell’arte del fiore, quale è in natura, ha origini assai lontane. I primi a sentire la necessità di illustrare piante e fiori in modo da renderli riconoscibili, furono i compilatori di Erbari dell’antichità, vista la necessità di una perfetta identificazione delle piante medicinali, allo scopo di evitare che l’effetto benefico ricercato divenisse dannoso o mortale per lo scambio con altre piante simili ma velenose. Per quanto riguarda la Pittura, il fiore è rappresentato naturalisticamente nel primo Rinascimento. Nei ritratti che il pittore ed incisore veronese Pisanello, fra il 1435 ed il 1441, aveva fatto a Ginevra ed a Lionello d’Este (duca di Modena e Reggio), i profili dei due nobili sono rispettivamente circondati da aquilegie e garofani per la fanciulla, rose per Lionello. Ancora più suggestivo è il particolare del vaso nella tavola centrale del trittico Portinari (L’adorazione dei Magi) di Hugo Van Der Goes (1440-1482) in cui sono posti iris recisi bianchi, aranciati e blu, mentre nel bicchiere accanto sono a bagno aquilegie e garofani; tutt’intorno appaiono fiori di violetta e, sullo sfondo, una fascina di spighe di grano (Galleria degli Uffizi, Firenze). Prima ancora del Pisanello, nel 1300, altri illustri pittori italiani quali Giotto, Bernardo Daddi e Simone Martini, avevano inserito nei loro dipinti fiori e piante, opere che è possibile ammirare sempre agli Uffizi di Firenze. Si tratta, comunque, dell’uso del fiore come complemento ornamentale accessorio. Infatti, il suo ruolo da protagonista si ha solo nel XVII secolo, iniziando con le nature morte di Jan Bruegel il Vecchio (1568-1625), detto “dei Velluti”, e quelle di Abraham Bruegel (1631-1697).
M.G.Bellardi (2015). Il Decoro Floreale nella Pittura del 400 in Italia. Imola.
Il Decoro Floreale nella Pittura del 400 in Italia
BELLARDI, MARIA GRAZIA
2015
Abstract
La rappresentazione nell’arte del fiore, quale è in natura, ha origini assai lontane. I primi a sentire la necessità di illustrare piante e fiori in modo da renderli riconoscibili, furono i compilatori di Erbari dell’antichità, vista la necessità di una perfetta identificazione delle piante medicinali, allo scopo di evitare che l’effetto benefico ricercato divenisse dannoso o mortale per lo scambio con altre piante simili ma velenose. Per quanto riguarda la Pittura, il fiore è rappresentato naturalisticamente nel primo Rinascimento. Nei ritratti che il pittore ed incisore veronese Pisanello, fra il 1435 ed il 1441, aveva fatto a Ginevra ed a Lionello d’Este (duca di Modena e Reggio), i profili dei due nobili sono rispettivamente circondati da aquilegie e garofani per la fanciulla, rose per Lionello. Ancora più suggestivo è il particolare del vaso nella tavola centrale del trittico Portinari (L’adorazione dei Magi) di Hugo Van Der Goes (1440-1482) in cui sono posti iris recisi bianchi, aranciati e blu, mentre nel bicchiere accanto sono a bagno aquilegie e garofani; tutt’intorno appaiono fiori di violetta e, sullo sfondo, una fascina di spighe di grano (Galleria degli Uffizi, Firenze). Prima ancora del Pisanello, nel 1300, altri illustri pittori italiani quali Giotto, Bernardo Daddi e Simone Martini, avevano inserito nei loro dipinti fiori e piante, opere che è possibile ammirare sempre agli Uffizi di Firenze. Si tratta, comunque, dell’uso del fiore come complemento ornamentale accessorio. Infatti, il suo ruolo da protagonista si ha solo nel XVII secolo, iniziando con le nature morte di Jan Bruegel il Vecchio (1568-1625), detto “dei Velluti”, e quelle di Abraham Bruegel (1631-1697).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.