Il saggio propone alcuni affondi sull’ultima opera di Spinoza, il Trattato Politico, in particolare sulle pagine conclusive, interrotte dalla morte prematura del filosofo. Pagine problematiche, apparentemente paradossali. Non solo perché in tutta evidenza abbozzate, approssimative. Ma soprattutto per il contenuto che vi emerge, tutt’altro che pronto a confluire in modo piano e lineare sui “princìpi” generali del trattato, gli stessi che fanno di Spinoza il primo grande teorico moderno della democrazia. Non appare semplice, in effetti, accordare, o anche solo accostare, la rapida negazione, la frettolosa, affrettata esclusione di settori largamente maggioritari della «moltitudine» – i servi e le donne – dal governo attivo della democrazia (è il tema più rilevante e significativo di questa parte finale), con l’assetto teorico complessivo, con il globale impianto filosofico-politico del trattato, in virtù del quale democrazia e multitudo s’erano invece annunciate come compiutamente sovrapponibili, come declinabili reciprocamente e senza residui. Rispetto ad altre interpretazioni, che riducono in sostanza queste pagine alla mera occasionalità dell’accidente (se non proprio dell’incidente), il mio tentativo di lettura mira a riportarne alla luce un senso più profondo, che rinvia ad alcuni princìpi essenziali della riflessione etico-politica spinoziana.
R. Caporali (2007). La moltitudine e gli esclusi. CESENA (FC) : Il Ponte Vecchio.
La moltitudine e gli esclusi
CAPORALI, RICCARDO
2007
Abstract
Il saggio propone alcuni affondi sull’ultima opera di Spinoza, il Trattato Politico, in particolare sulle pagine conclusive, interrotte dalla morte prematura del filosofo. Pagine problematiche, apparentemente paradossali. Non solo perché in tutta evidenza abbozzate, approssimative. Ma soprattutto per il contenuto che vi emerge, tutt’altro che pronto a confluire in modo piano e lineare sui “princìpi” generali del trattato, gli stessi che fanno di Spinoza il primo grande teorico moderno della democrazia. Non appare semplice, in effetti, accordare, o anche solo accostare, la rapida negazione, la frettolosa, affrettata esclusione di settori largamente maggioritari della «moltitudine» – i servi e le donne – dal governo attivo della democrazia (è il tema più rilevante e significativo di questa parte finale), con l’assetto teorico complessivo, con il globale impianto filosofico-politico del trattato, in virtù del quale democrazia e multitudo s’erano invece annunciate come compiutamente sovrapponibili, come declinabili reciprocamente e senza residui. Rispetto ad altre interpretazioni, che riducono in sostanza queste pagine alla mera occasionalità dell’accidente (se non proprio dell’incidente), il mio tentativo di lettura mira a riportarne alla luce un senso più profondo, che rinvia ad alcuni princìpi essenziali della riflessione etico-politica spinoziana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


