Viene tentata una difesa del contenuto fenomenologicamente primo della percezione ponendo un particolare problema: ciò che si pensa come “apparente”, “sembiante”, quando se ne parla diventa qualche cosa d’altro nella misura in cui, attraverso le funzioni proposizionali, si tramuta in qualcosa che è. Il nesso tra sensibilità e linguaggio analizzato a partire da una grammatica del sembiante porta a rivedere lo statuto della percezione quale "prassi in situazione", a partire da un confronto con le filosofie della mente di McDowell e Crane, ma anche con la fenomenologia classica.
Giudicare dalle apparenze / Matteucci, G.. - STAMPA. - 1:(2007), pp. 20-39. (Intervento presentato al convegno Esperienza e Giudizio tenutosi a Gargnano nel 17-18 marzo 2006).
Giudicare dalle apparenze
MATTEUCCI, GIOVANNI
2007
Abstract
Viene tentata una difesa del contenuto fenomenologicamente primo della percezione ponendo un particolare problema: ciò che si pensa come “apparente”, “sembiante”, quando se ne parla diventa qualche cosa d’altro nella misura in cui, attraverso le funzioni proposizionali, si tramuta in qualcosa che è. Il nesso tra sensibilità e linguaggio analizzato a partire da una grammatica del sembiante porta a rivedere lo statuto della percezione quale "prassi in situazione", a partire da un confronto con le filosofie della mente di McDowell e Crane, ma anche con la fenomenologia classica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.