«Lithogène», «ciment blanc» o «ciment-pierre», «cimentaline» sono gli intonaci dalla grana e dal colore simili a quelli delle pietre e che Le Corbusier e Pierre Jeanneret hanno sperimentato o cercato di usare nelle loro ville dei primi anni Venti. Dopo le esperienze della villa Besnus, dell’atelier Ozenfant e degli hôtels particuliers La Roche e Jeanneret, gli altri due capisaldi della ricerca di Le Corbusier sui rivestimenti con intonaci simili alle pietre sono la villa Stein-de Monzie, costruita a Garches tra 1926 e 1928, e la villa Savoye, costruita a Poissy tra 1928 e 1931. Il saggio ricostruisce la ricerca di Le Corbusier sugli intonaci capaci di restistere alle intemperie come le pietre, una ricerca fondamentale per meglio cogliere quelle evoluzioni che si delineeranno nella sua architettura a partire dalla fine degli anni Venti, quando gli intonaci simili alla pietra lasceranno il posto a vere e proprie pietre o rivestimenti in lastre di pietra artificiale, sino al più tardo culto per una superficie grigia come quella del "béton brut" che, vista nella prospettiva diversa aperta dalla consapevolezza del colore grigio o giallastro, comunque non bianco, di alcune ville puriste, può persino apparire quale apoteosi di una superficie purista ottenuta senza più rivestimenti, dove il muro torna ad essere struttura e pelle. L'articolo è esito di una ricerca d'archivio volta a reperire e studiare documenti sino ad allora mai sufficientemente presi in considerazione nella storia dell'architettura di Le Corbusier, come computi metrici, capitolati e lettere degli imprenditori edili, oltre che della consultazione di numerosi manuali e articoli tecnici sugli intonaci pubblicati tra gli anni Dieci e gli anni Trenta.

Anna Rosellini (2012). Gli intonaci di Le Corbusier. La questione degli intonaci senza pittura per le ville a Garches e Poissy. ARCHI, 5, 31-39.

Gli intonaci di Le Corbusier. La questione degli intonaci senza pittura per le ville a Garches e Poissy

ROSELLINI, ANNA
2012

Abstract

«Lithogène», «ciment blanc» o «ciment-pierre», «cimentaline» sono gli intonaci dalla grana e dal colore simili a quelli delle pietre e che Le Corbusier e Pierre Jeanneret hanno sperimentato o cercato di usare nelle loro ville dei primi anni Venti. Dopo le esperienze della villa Besnus, dell’atelier Ozenfant e degli hôtels particuliers La Roche e Jeanneret, gli altri due capisaldi della ricerca di Le Corbusier sui rivestimenti con intonaci simili alle pietre sono la villa Stein-de Monzie, costruita a Garches tra 1926 e 1928, e la villa Savoye, costruita a Poissy tra 1928 e 1931. Il saggio ricostruisce la ricerca di Le Corbusier sugli intonaci capaci di restistere alle intemperie come le pietre, una ricerca fondamentale per meglio cogliere quelle evoluzioni che si delineeranno nella sua architettura a partire dalla fine degli anni Venti, quando gli intonaci simili alla pietra lasceranno il posto a vere e proprie pietre o rivestimenti in lastre di pietra artificiale, sino al più tardo culto per una superficie grigia come quella del "béton brut" che, vista nella prospettiva diversa aperta dalla consapevolezza del colore grigio o giallastro, comunque non bianco, di alcune ville puriste, può persino apparire quale apoteosi di una superficie purista ottenuta senza più rivestimenti, dove il muro torna ad essere struttura e pelle. L'articolo è esito di una ricerca d'archivio volta a reperire e studiare documenti sino ad allora mai sufficientemente presi in considerazione nella storia dell'architettura di Le Corbusier, come computi metrici, capitolati e lettere degli imprenditori edili, oltre che della consultazione di numerosi manuali e articoli tecnici sugli intonaci pubblicati tra gli anni Dieci e gli anni Trenta.
2012
Anna Rosellini (2012). Gli intonaci di Le Corbusier. La questione degli intonaci senza pittura per le ville a Garches e Poissy. ARCHI, 5, 31-39.
Anna Rosellini
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