La pratica dello stamping-out consiste nell’abbattimento obbligatorio degli animali (malati, infetti, sospetti infetti e, in alcuni casi, sospetti di contaminazione) e nella distruzione delle carcasse. Tale metodo, così come proposto dal Lancisi agli inizi del ‘700, è stato per lungo tempo applicato nel controllo dei focolai di peste bovina, malattia presente in Europa sino alla fine della Grande Guerra e dal devastante impatto economico e sociale. In seguito, lo stamping-out è stato previsto dalla legislazione sanitaria di numerosi Paesi, per il controllo di malattie, alcune esotiche, in grado di causare ingenti perdite economiche e di diffondersi rapidamente da un paese all’altro. Con questo metodo sono state eliminate dal territorio italiano malattie quali l'afta epizootica, la peste suina classica e la peste suina africana. In epoche recenti, a livello internazionale, esso è stato applicato, ad esempio, nel controllo dei focolai di influenza aviare nel Sud-Est asiatico (anche in Italia), di BSE e di peste suina classica in Europa, di afta epizootica nel Regno Unito ed in Sud-America. Il contesto che ha maggiormente contribuito al dibattito sullo stamping-out è quello che si è realizzato nel Regno Unito nel 2001, relativamente al controllo dei focolai di afta epizootica. In quella occasione, sono stati abbattuti oltre 4 milioni di capi, con un costo economico stimato in oltre 3 miliardi di sterline. Questa pratica applicata su così ampia scala ha suscitato un forte impatto psicologico sul pubblico e ha contribuito ad innescare un’ampia discussione nell’opinione pubblica e negli Organismi sanitari internazionali relativamente all’uccisione degli animali, al benessere degli stessi e all’eticità della distruzione delle carcasse. Le evidenze emerse nel corso di tale dibattito si sono parzialmente concretizzate all’interno della normativa europea.
Ostanello F., Battelli G., Lasagna E., Mantovani A. (2008). Passato e futuro della pratica dello stamping-out nella lotta alle epidemie.. BRESCIA : Fondaz. Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche.
Passato e futuro della pratica dello stamping-out nella lotta alle epidemie.
OSTANELLO, FABIO;BATTELLI, GIORGIO;
2008
Abstract
La pratica dello stamping-out consiste nell’abbattimento obbligatorio degli animali (malati, infetti, sospetti infetti e, in alcuni casi, sospetti di contaminazione) e nella distruzione delle carcasse. Tale metodo, così come proposto dal Lancisi agli inizi del ‘700, è stato per lungo tempo applicato nel controllo dei focolai di peste bovina, malattia presente in Europa sino alla fine della Grande Guerra e dal devastante impatto economico e sociale. In seguito, lo stamping-out è stato previsto dalla legislazione sanitaria di numerosi Paesi, per il controllo di malattie, alcune esotiche, in grado di causare ingenti perdite economiche e di diffondersi rapidamente da un paese all’altro. Con questo metodo sono state eliminate dal territorio italiano malattie quali l'afta epizootica, la peste suina classica e la peste suina africana. In epoche recenti, a livello internazionale, esso è stato applicato, ad esempio, nel controllo dei focolai di influenza aviare nel Sud-Est asiatico (anche in Italia), di BSE e di peste suina classica in Europa, di afta epizootica nel Regno Unito ed in Sud-America. Il contesto che ha maggiormente contribuito al dibattito sullo stamping-out è quello che si è realizzato nel Regno Unito nel 2001, relativamente al controllo dei focolai di afta epizootica. In quella occasione, sono stati abbattuti oltre 4 milioni di capi, con un costo economico stimato in oltre 3 miliardi di sterline. Questa pratica applicata su così ampia scala ha suscitato un forte impatto psicologico sul pubblico e ha contribuito ad innescare un’ampia discussione nell’opinione pubblica e negli Organismi sanitari internazionali relativamente all’uccisione degli animali, al benessere degli stessi e all’eticità della distruzione delle carcasse. Le evidenze emerse nel corso di tale dibattito si sono parzialmente concretizzate all’interno della normativa europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.