Paolo Mieli, nel recensire sul Corriere della Sera (22 gennaio 2013) l'edizione originale pubblicata per la Yale University Press nel 2009 con il titolo The Italian Inquisition, ricordava che l’autore aveva dissentito con l’editore proprio per la scelta del titolo. Il rischio di sacrificare il tema del variegato mondo dei tribunali con declinazioni territoriali, evidentemente per l’autore, troppo stringenti, non avrebbe fatto giustizia a finalità interpretative più articolate che lo storico si poneva. Ancor più duro era stato lo scontro con Diarmaid MacCulloch che su The London Review of Books imputava a Black la colpa di aver cavalcato una sorta di leggenda pink dell’inquisizione romana con considerazioni morbide laddove la valutazione sulle “nefandezze” operate dal governo Carafa/Ghislieri non riceveva la giusta considerazione. Black si difendeva chiamando in aiuto la storiografia più affermata sul tema, quella di Prosperi e Ditchfield i quali affermavano a riguardo, come sempre Mieli ricorda nel citato articolo, che “l’inquisizione romana, nonostante il suo lato oscuro, è stata anche una forza creativa ed educativa, che ha contribuito a definire e influenzare la cultura italiana almeno fino al XIX secolo”.
Vincenzo Lagioia (2014). Christopher F. Black, “Storia dell'Inquisizione in Italia: tribunali, eretici, censura”. STORICAMENTE, 10, 1-4 [10.12977/stor576].
Christopher F. Black, “Storia dell'Inquisizione in Italia: tribunali, eretici, censura”
LAGIOIA, VINCENZO
2014
Abstract
Paolo Mieli, nel recensire sul Corriere della Sera (22 gennaio 2013) l'edizione originale pubblicata per la Yale University Press nel 2009 con il titolo The Italian Inquisition, ricordava che l’autore aveva dissentito con l’editore proprio per la scelta del titolo. Il rischio di sacrificare il tema del variegato mondo dei tribunali con declinazioni territoriali, evidentemente per l’autore, troppo stringenti, non avrebbe fatto giustizia a finalità interpretative più articolate che lo storico si poneva. Ancor più duro era stato lo scontro con Diarmaid MacCulloch che su The London Review of Books imputava a Black la colpa di aver cavalcato una sorta di leggenda pink dell’inquisizione romana con considerazioni morbide laddove la valutazione sulle “nefandezze” operate dal governo Carafa/Ghislieri non riceveva la giusta considerazione. Black si difendeva chiamando in aiuto la storiografia più affermata sul tema, quella di Prosperi e Ditchfield i quali affermavano a riguardo, come sempre Mieli ricorda nel citato articolo, che “l’inquisizione romana, nonostante il suo lato oscuro, è stata anche una forza creativa ed educativa, che ha contribuito a definire e influenzare la cultura italiana almeno fino al XIX secolo”.File | Dimensione | Formato | |
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