In natura il monitoraggio delle specie epifenomeno evidenzia sovente come queste non dimostrino interazioni con i virus influenzali o lo facciano in maniera discontinua, condizionati dall’esposizione occasionale (predazione) o stagionale (contatto) con le specie serbatoio. L’indagine ha dimostrato come specie caratterizzate da migrazioni nell’Est Europa o in Sud Africa (Caradriformi – Laridae, Sternidae), specie di possibile interfaccia ecologica tra ambiente selvatico e domestico (Passeriformi di palude), specie di Galliformi stanziali (fagiano) o migratori (quaglia) caratterizzati da affinità filogenetica con il pollo, Anatidi a svernamento subsahariano (marzaiola) e specie consumatrici terziarie (rapaci diurni e notturni) evidenzino un’interazione con virus influenzali assente o modesta e svelabile solo sierologicamente 6. Durante la ricerca, ad esempio, è stato possibile osservare come in un’area dove nella popolazione svernante di germano reale circolavano virus del sottotipo A H7N3, non venissero infettati i fagiani che, potenzialmente sensibili all’infezione, ne condividevano l’ambiente a stretto contatto. Una segregazione legata alla biologia delle singole specie è stata evidenziata con lo studio comparativo tra specie simpatriche quali Anatidi e Rallidi (Fulica atra) da cui è emerso che specie che utilizzano gli stessi ambienti possono possedere cicli distinti legati a sottotipi virali diversi. Tra le ulteriori conseguenze che l’infezione degli epifenomeni comporta nell’epidemiologia dell’influenza aviaria, troviamo la minor stabilità del virus con una più facile evoluzione divergente. In natura tali specie sembrano essere usate dal virus occasionalmente per aumentare la propria pressione infettante nell’ambiente, così come per condizionarne alcuni aspetti evolutivi.
M. DELOGU, M.A. DE MARCO, I. DONATELLI (2006). Il melting pot virale è sul pelo dell’acqua. DARWIN, 1, 84-91.
Il melting pot virale è sul pelo dell’acqua
DELOGU, MAURO;M. A. DE MARCO;
2006
Abstract
In natura il monitoraggio delle specie epifenomeno evidenzia sovente come queste non dimostrino interazioni con i virus influenzali o lo facciano in maniera discontinua, condizionati dall’esposizione occasionale (predazione) o stagionale (contatto) con le specie serbatoio. L’indagine ha dimostrato come specie caratterizzate da migrazioni nell’Est Europa o in Sud Africa (Caradriformi – Laridae, Sternidae), specie di possibile interfaccia ecologica tra ambiente selvatico e domestico (Passeriformi di palude), specie di Galliformi stanziali (fagiano) o migratori (quaglia) caratterizzati da affinità filogenetica con il pollo, Anatidi a svernamento subsahariano (marzaiola) e specie consumatrici terziarie (rapaci diurni e notturni) evidenzino un’interazione con virus influenzali assente o modesta e svelabile solo sierologicamente 6. Durante la ricerca, ad esempio, è stato possibile osservare come in un’area dove nella popolazione svernante di germano reale circolavano virus del sottotipo A H7N3, non venissero infettati i fagiani che, potenzialmente sensibili all’infezione, ne condividevano l’ambiente a stretto contatto. Una segregazione legata alla biologia delle singole specie è stata evidenziata con lo studio comparativo tra specie simpatriche quali Anatidi e Rallidi (Fulica atra) da cui è emerso che specie che utilizzano gli stessi ambienti possono possedere cicli distinti legati a sottotipi virali diversi. Tra le ulteriori conseguenze che l’infezione degli epifenomeni comporta nell’epidemiologia dell’influenza aviaria, troviamo la minor stabilità del virus con una più facile evoluzione divergente. In natura tali specie sembrano essere usate dal virus occasionalmente per aumentare la propria pressione infettante nell’ambiente, così come per condizionarne alcuni aspetti evolutivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.